ATP Montecarlo: Lorenzi evita la debacle italiana. Ora Pouille
[2] N. Djokovic b. G. Simon 6-3 3-6 7-5 (da Montecarlo, Carlo Carnevale)
“Potrebbe andare peggio. Potrebbe piovere”. Le grigie nubi che nel pomeriggio affollano il cielo monegasco rispecchiano i pensieri e il body language di Novak Djokovic. L’ex numero uno del mondo, vincitore qui nel 2013 e 2015, raggiunge il terzo turno dopo una corroborante passeggiata sul cornicione. Il francese Gilles Simon, con cui il serbo era in vantaggio 8-1 nei precedenti (l’unico successo del nizzardo arrivò nel loro primo confronto, Marsiglia 2008) arriva ad un passo dalla sorpresa, che tanto sorpresa non sarebbe stata: il galletto va infatti a servire per il match sul 5-4 nel terzo set, prima di arrugginirsi all’improvviso e vedersi rifilare un doloroso parziale di tre giochi consecutivi. Incontro tutt’altro che bello, condito da una quantità impensabile di errori gratuiti, sopratutto alla luce delle qualità in palleggio di entrambi i protagonisti. Degno strascico del confronto diretto più recente, in Australia lo scorso anno, che si concluse con 100 non forzati. Djokovic la vince sul piano dei nervi, uno dei suoi preferiti, non potendosi affidare al tennis vero e proprio: un dritto ballerino, solo a tratti pungente, si affianca ad un rovescio scialbo e nemmeno ipotizzabile come parente di quello dei giorni migliori. Incredibilmente inefficace la tenuta sul lato destro, da cui partono colpi fiacchi e poco cattivi: la fase centrale del match, dalla conclusione del terzo set fino agli ultimi giochi dell’incontro, è una collezione di brutture, tra rete e corridoio. Sorprendente la mancanza di precisione sopratutto in fase di manovra, senza sollecitazioni in rincorsa: la mancanza di serenità si conferma evidente. Simon dal canto suo parte sonnacchioso, limitandosi a svolgere il compitino che nel primo parziale si rivela da insufficienza in pagella prima di dare una decisiva svolta: le gambe tornano reattive, per rispondere all’inspiegabile e ossessiva ricerca della palla corta da parte di Djokovic, i passanti sono precisi e costringono il serbo a volée non definitive, quando addirittura non sono lob vincenti.
Il primo parziale si risolve in volata come l’ultimo, dopo uno scambio di break in avvio. Djokovic in pressione azzanna la frazione, a comunicare una sicurezza in realtà assente. Simon si riprende infatti alla ripresa delle operazioni, ricominciando ad addormentare i ritmi e giocare di rimessa, il suo pane: Nole, chiamato a spingere, perde le dimensioni del campo in rottura prolungata, indovinando una serie di gratuiti che lo portano a concedere il pareggio e addirittura arrancare nel terzo parziale: bruttissimi due rovesci in particolare, entrambi con i piedi nei pressi del quadrato del servizio, che piombano larghi di metri quando sarebbe bastato appoggiare di là. Già lo scorso anno, sconfitto da Vesely al turno d’esordio, Djokovic aveva sorprendentemente dimostrato uno scarso feeling con l’ambiente, come se la sua residenza nel Principato gli comportasse un fardello di pressione insostenibile. Positivo e da sottolineare però il graffio finale, con cui reagisce all’allungo di Simon e lo aggredisce in risposta, costringendolo a prendersi rischi con il dritto in corsa che non pagano: la volée con cui il francese concede match point è sintomo di improvviso irrigidimento, concretizzato poi nel tentativo disperato di vincente con cui invece centra i teloni di fondo, nel punto successivo. A fine match Djokovic ringrazia il supporto del pubblico, per la verità schierato in gran parte dal lato del francese, e si augura una prestazione migliore nel prossimo match, che lo vedrà opposto al vincente della sfida tra Khachanov e Carreno Busta, giustiziere di Fognini. Fa bene a sperarlo, perché in queste condizioni non andrà lontano, a Montecarlo come nel resto della stagione.
[Q] A. Mannarino b. [7] J.W. Tsonga 6-7(3) 6-2 6-3 (Gianluca Mitidieri)
Derby francese in terra monegasca: Jo-Wilfried Tsonga (tds n°7) affronta il qualificato Adrian Mannarino. L’ATP di Montecarlo è il primo appuntamento sulla terra rossa ed è utile per testare lo stato di forma di un giocatore sempre pericoloso come Tsonga. L’unico precedente tra i due risale al primo turno del Masters 1000 di Miami 2014, partita che vide la facile resa di Mannarino con il punteggio di 6-2 6-4. Un primo set davvero strano denota il dominio iniziale di Tsonga, bravo a sfruttare le incertezze al servizio del suo avversario. Poi una marea di errori che fa impattare Mannarino sul 3-3. Totale equilibrio con il meno quotato Mannarino autore di colpi di pregevole fattura, come il dritto in controbalzo nell’ottavo gioco. Parità che si protrae sino al tie break, quando l’esperienza e la solidità da fondo portano la prima frazione nelle mani di Tsonga con il punteggio di 7-6 (3). Secondo set con Tsonga subito in confusione, autore di un autentico regalo che porta al break di Mannarino e a un rapido 2-0. Standing ovation sul 3-0 15-30 con un passante e un timing sulla palla eccezionali da parte di Mannarino, protagonista poco dopo di un ricamo a rete degno di nota. Sul 5-1 scambio di break che fissa il punteggio sul 6-2. Nel terzo parziale Mannarino non si scompone e continua con il suo piano tattico, fatto di mobilità fantastica e colpi anticipati. Break sul 2-1, con Tsonga in balia di un giocatore in giornata di grazia, consapevole di poter osare e comandare lo scambio. Sul 4-2 in suo favore, Mannarino trema con due errori e un doppio fallo che rimettono il suo contendente in partita. Nulla da fare comunque: break a zero per Mannarino che sale 5-3. Il segnale della resa è chiaro: chiusura in 2 ore e 4 minuti e prima sorpresa del torneo.
La sintesi del match è chiara: Tsonga non al meglio dal punto di vista fisico, avulso dal gioco e incapace di incidere con la maggiore velocità di palla. C’è tanto merito di Mannarino nella vittoria, giocatore che non ha mai dato la sensazione di partire sconfitto, eccetto i primi game. Per lui parlano le palle break convertite: 6/8, al contrario della percentuale disastrosa di Tsonga (3/7). Ora lo attende il vincente della sfida tra Lucas Pouille e il nostro Paolo Lorenzi.
[PR] T. Haas b. B. Paire 6-2 6-3 (Antonio Ortu)
Nel giorno in cui ricorrono i 13 anni dal suo primo trofeo ATP su terra battuta, Tommy Haas torna al Montecarlo Country Club dopo 9 anni di assenza. Sul campo dei Principi ritrova Benoit Paire, vincitore dell’unico precedente, quest’anno, al 1° turno di Melbourne. Il francese difende il terzo turno dell’anno passato, quando fu autore di un gran match contro l’attuale numero 1 ATP Andy Murray, cedendo 7-5 al terzo.
È il 39enne di Amburgo il primo a mettere il naso avanti, conquistando il break sull’1-1, dopo aver cancellato una palla dello 0-2. Nel sesto game, il migliore del set, Haas annulla 2 palle break con 2 vincenti e si porta sul 4-2. Fin qui il match tiene fede alle aspettative, riservando equilibrio e punti di gran talento. Poi Paire non trova più il campo. Haas ne approfitta subito: piazza un altro break e chiude 6-2 il primo parziale in mezz’ora. All’inizio del secondo set viene fuori la peggior versione del francese. Subisce l’ennesimo break in apertura e, in un game disastroso, distrugge la racchetta e chiama sia il fisioterapista che il medico, a causa di un dolore alla caviglia. Il tedesco non si distrae e strappa ancora il servizio a 0 al suo avversario, che al cambio campo nemmeno si siede, come se volesse porre fine all’incontro il prima possibile. Sotto 4 a 0, il 27enne annulla una palla break e riesce a tenere la battuta. In maniera del tutto inaspettata, Haas perde il servizio, facendosi sopraffare dal rovescio di Paire. Ma è ormai troppo tardi: Haas può festeggiare la seconda vittoria del 2017, dopo 1 ora e 8 minuti. Il veterano, che non vinceva nel Principato dal 2004 e, in generale nei Masters 1000 da Roma 2014, affronterà ora Tomas Berdych, proseguendo il suo “farewell tour”. Un altro giorno di ordinaria follia per il francese, ancora alla ricerca di continuità e mentalità per far esplodere il suo talento.
[10] D. Goffin b. N. Almagro 7-5 6-1 (Chiara Nardi)
David Goffin, testa di serie n. 10 e giustiziere degli azzurri in Coppa Davis, affronta per la quinta volta lo spagnolo Nicolas Almagro, che conduce i precedenti per 3-1. L’ultima vittoria di Nico risale però al 2013, proprio qui a Montecarlo. Almagro parte benissimo e, approfittando dei tanti errori di Goffin, si porta velocemente sul 4-0. Il belga inizia a carburare e il set cambia volto. Nel settimo game recupera uno dei due break spingendo bene da fondo campo, nel nono recupera anche l’altro. Lo spagnolo non è più solido come all’inizio e il servizio non lo aiuta, Goffin, al contrario, gioca dei colpi molto profondi, sbaglia pochissimo, si difende molto bene e recupera anche il secondo break. Nel dodicesimo game, con Almagro al servizio, Goffin si procura un set point, che trasforma grazie ad un errore di dritto in uscita dal servizio dello spagnolo. Il secondo set prosegue sulla falsariga della seconda metà del primo, con Goffin che conquista il primo break nel quarto game, ripetendosi nel successivo turno di risposta. Sul 5-1 David si procura due match point: sul primo commette un doppio fallo, il secondo è quello buono grazie ad un errore di Nico che manda in rete il rovescio. Al prossimo turno il belga sfiderà il vincente del match Thiem-Haase.
Gli altri incontri (Michele Trabace)
Non è stata una giornata particolarmente positiva per alcuni degli esponenti del Next Gen. Sul campo 2 il tedesco Jan-Lennard Struff, proveniente dalle qualificazioni, vince contro il diciottenne norvegese Casper Ruud. Andamento analogo nei due praziali, con il giovane semifinalista nel recente torneo sulla terra rossa di Rio che va avanti di un break per poi perdere subito dopo il servizio, ma è il decimo gioco a risultare sempre fatale con Struff che riesce a ottenere il break decisivo e di conseguenza il confronto con un doppio 6-4. Per Struff 100% di punti realizzati con la prima in campo (13 su 13) nel primo set e 90% totale nel match (27 su 30). Nel prossimo turno affronterà Dimitrov. La partita successiva vede la vittoria di Karen Khachanov sul francese Nicolas Mahut: primo set senza troppe storie a favore del russo che chiude facilmente 6-2, mentre nel secondo qualche grattacapo in più con un break di vantaggio perso e 5 palle break salvate complessive, ma alla fine è Khachanov a spuntarla 6-4 e ad andare a sfidare nel prossimo turno Carreno Busta. Sul Campo dei Principi si affrontano due giocatori in tabellone grazie ad una wild card: Borna Coric, recentissimo vincitore del suo primo titolo a Marrakech, opposto al francese Jeremy Chardy, esperto tennista che vanta una semifinale nel circuito Masters 1000 a Montreal nel 2015. La prima partita vede un grande equilibrio tra i due, i quali mantenendo i propri turni di servizio (solo due palle break concesse e annullate da Coric, zero da Chardy) arrivano al tie break, dove è il francese a trovare l’allungo decisivo, portandosi il set a casa per 7 punti a 3. Nel secondo parziale è il croato a strappare il servizio per la prima volta all’avversario nel sesto gioco, difendendo strenuamente il vantaggio fino alla conquista del set per 6-3; è quindi decisivo il terzo, dove Chardy trova il suo primo break nel quarto game su una palla chiamata fuori da Coric ma giudicata buona dal giudice di sedia. Si arriva al nono game con il francese che risale da 15-40 e al primo match point chiude 6-3, superando il turno dopo due ore e quarantadue minuti. Ad attenderlo ci sarà Cilic.
Risultati:
Primo turno
[11] L. Pouille b. R. Harrison 6-2 6-4
P. Lorenzi b. M. Granollers 6-2 6-4
R. Haase b. [LL] D. Dzumhur 6-3 6-2
G. Muller b. [PR] T. Robredo 6-2 6-2
[Q] J.L. Struff b. [WC] C. Ruud 6-4 6-4
J. Vesely b. M. Zverev 7-6(3) 6-3
[PR] T. Haas b. B. Paire 6-2 6-3
K. Khachanov b. N. Mahut 6-2 6-4
[Q] C. Berlocq b. [LL] P.H. Herbert 3-6 6-2 6-1
[WC] J. Chardy b. [WC] B. Coric 7-6(3) 3-6 6-3
F. Lopez b. D. Medvedev 7-6(6) 7-5
Secondo turno
[Q] A. Mannarino b. [7] J.W. Tsonga 6-7(3) 6-2 6-3
[2] N. Djokovic b. G. Simon 6-3 3-6 7-5
[16] P. Cuevas b. J. Sousa 6-3 6-3
[10] D. Goffin b. N. Almagro 7-5 6-1