Tennis in Tour: jet set, terra rossa e Montecarlo
Avete presente quei piatti deliziosi di cui i cuochi custodiscono gelosamente la ricetta, spesso nella loro mente? Combinazioni perfette in cui ci si imbatte per merito e fortuna, dopo tanti esperimenti non del tutto riusciti. Ebbene, l’incallito suiveur del circuito che ami dosare sapientemente racchette e turismo troverà in Barcellona un connubio perfetto fra tennis, vacanza, cultura e divertimento.
Un torneo di grande tradizione, che di per sé giustifica il viaggio. Disputato per giunta in una metropoli unica, patrimonio del mondo e orgogliosa della sua inconfondibile cifra stilistica. Secoli di storia da percorrere anche in poche ore, in cui si passa dai resti dell’antica dominazione romana all’originalissima interpretazione locale dello stile liberty. Dove ammirare significativi esempi del gotico spagnolo. Per poi essere catapultati nella contemporaneità dei grattacieli post-olimpici, proiettili puntati verso il cielo.
Indoor? Outdoor? Entrambi
Quando visitiamo una grande città, veniamo colti da un dubbio classico. Puntare più su un percorso outdoor, con l’intento di assorbire a livello sensoriale tutto l’ammirabile? O concentrarsi sui sancta sanctorum custoditi nei musei, oggetto delle nostre fantasie sin dai tempi del sussidiario? Banalmente, dipende dai gusti e dal tempo a disposizione. Molto utili i suggerimenti del consorzio turistico della città su come pianificare il tour in relazione alla sua durata.
Gaudí e il modernismo catalano
Le sue opere hanno incantato, fatto discutere, sono sfuggite, come le sinuosità delle loro forme, alle facili etichette. Certo è che la produzione di Antoni Gaudí, architetto simbolo del capoluogo, continua a rappresentare un’attrattiva irresistibile. L’artista, insieme a esponenti come Lluís Domènech, Josep Puig e Josep Maria Jujol, ha via via posto il suo sigillo sulla città e contribuito alla declinazione locale dell’art nouveau, quel modernismo catalano di cui è stato grandissimo esponente, seppur iconoclasta. Il profilo curvilineo delle facciate dei suoi palazzi ha un effetto onirico. Uno stile inconfondibile, caratterizzato da un’incredibile inventiva sul piano spaziale e formale, nel quale si fondono riecheggiamenti classici e fantasmagorie decorative. Attraverso l’utilizzo di materiali innovativi, solitamente destinati alla produzione industriale.
Le residenze che danno lustro alla città
Sorprendenti, evocative, dichiarate dall’Unesco patrimonio dell’umanità. Le “case” del modernismo catalano, diverse delle quali visitabili, incantano esperti e profani. Lungo il percorso, potremo farci catturare dagli innumerevoli scorci offerti da edifici come Casa Milà, la notissima La Pedrera, Casa Batlló, Casa Vicens, ma anche il Palau de la Música Catalana e persino l’Hospital de la Santa Creu i Sant Pau, un ex nosocomio. Molte strutture si trovano nel quartiere Eixample, racchiuse nel cosiddetto Quadrat d’Or. Il tour modernista è un’esperienza appagante, nella quale la fantasia è libera di rincorrere le visioni di chi ha plasmato queste opere. E la macchina fotografica pronta a catturare ricordi preziosi.
Il monumento per antonomasia
Totem di pietra dal cuore pulsante, simbolo del cattolicesimo di una città che da più di 130 anni lavora alla sua realizzazione. Ovverosia, la Sagrada Família, la fabbrica di san Gaudí, diremmo, per la sua eterna incompiutezza, ma anche per la processo di beatificazione dell’architetto, al vaglio delle autorità ecclesiastiche. Opera monumentale, iniziata nel 1882 e tuttora in costruzione, rappresenta al meglio lo slancio spirituale del suo progettista, che ne realizzò però solo una parte, a causa della morte che lo colse prematuramente nel 1926. Inizialmente ideata su un impianto gotico, ma soggetta a febbrili rimaneggiamenti, la struttura colpisce per l’impressionante dinamismo delle tre facciate, pervase da un’ordalia di elementi decorativi dall’intenso simbolismo. Da ognuna di esse, si innalzano quattro torri traforate. Un emblema dell’orgoglio catalano e un tratto distintivo dello skyline cittadino. Così come le gru perennemente in azione fra guglie e pinnacoli. Data prevista per il suo completamento: 2026.
Park Güell
Con il Park Güell, Gaudí sembra raccontare la sua favola visionaria, ideale incontro fra laterizio e giardino. Un alternarsi di scorci naturali ed elementi decorativi, nei quali l’artista trova la sintesi più alta del suo genio architettonico: grotte, parapetti assemblati con materiali eterogenei, mosaici, casette che sembrano uscite dalla penna dei fratelli Grimm e fantasmagorici animali. Ritroviamo qui tutto il simbolismo di Gaudí, esaltato dalla scenografia della collina sul quale poggia il parco.
Rambla, mercati e quartieri tipici
Fulcro vitale di Barcellona, la Rambla si dipana per un buon chilometro e mezzo dal porto alla Plaça de Catalunya, la piazza principale della metropoli. Un must-see, con tutti i pro e contro delle tappe “obbligate”. Dove vivere il fermento della città, con il prevedibile corredo di artisti da strada, bancarelle e localini. In tema podistico, citiamo la la Gran Via de les Corts Catalanes, la più lunga della Catalogna, che taglia l’intero agglomerato urbano con i suoi 13 km. E la Diagonal. Non siamo passati alla fase agonistica, catapultandoci al Camp Nou o al Conde de Godó. Ci riferiamo, invece, ad una lunghissima arteria che misura ben 11 km, l’Avinguda Diagonal, altra importante bisettrice viaria.
Con un occhio al ricordino da portare a casa, possiamo dirigerci verso il Barri Gòtic, antico quartiere dall’urbanistica labirintica. Viuzze e piazze caratteristiche, dove trovare souvenir ma anche opere d’arte. Con una perla per chi ama lo stile classico. La cattedrale della Santa Croce e Sant’Eulalia, poderoso esempio di gotico verticale. Infine, segnaliamo il mercato della Boqueria, sorto sulle ceneri di un convento. Con le sue centinaia di bancarelle, è uno dei più noti di Spagna.
Musei
Il Museo Picasso presenta una ricca collezione relativa agli inizi e alla fase blu del grande artista di Malaga. E offre una prospettiva diversa sull’autore, che passò parte della sua formazione giovanile nel capoluogo catalano. Esperienza da cui scaturì il celeberrimo Le Demoiselles D’Avignon, quadro ambientato proprio in una casa d’appuntamenti barcellonese. Altra tappa di grande interesse, la Fondazione Miró. Imperdibile per gli amanti dell’arte contemporanea, il museo fu creato nel 1975 dal grande maestro del surrealismo Joan Miró, enfant du pays. La fanno da padrone i suoi lavori. Ma l’istituto ospita anche mostre sull’avanguardia artistica locale e internazionale. Di stampo classico, il MNAC, Museu Nacional d’Art de Catalunya, ricco di esempi di arte romanica.
Infine, l’oggi e il domani. Contemporaneità e futuro, non necessariamente prossimo, in due proposte. Il Museo del design, meritevole di una visita solo per l’intrigante profilo dell’edificio che lo ospita. E il MiBa, dove ammirare invenzioni che guardano al XXIV secolo, ma anche esercizi creativi dichiaratamente inutili, come quelli presenti nell’Espai Absurd.
La svolta in cinque cerchi
Tutti ricordano il duetto fra Freddy Mercury e il soprano Montserrat Caballé, l’inno ufficiale che cantava l’orgoglio olimpico della Catalogna, fiera di ospitare la XXV Olimpiade. Correva l’anno 1992, un’era fa sul piano sociopolitico. Secondo la sensibilità dell’epoca, la manifestazione fu colta come una grande opportunità per un riqualificazione dell’assetto urbanistico cittadino. E ha lasciato alla posterità impianti nuovi o ristrutturati, quali lo Stadio Olimpico (progettato dall’architetto italiano Vittorio Gregotti), il Palau Sant Jordi e le piscine Bernat Picornell e Municipal al Montjuïc, suggestivo colle, raggiungibile anche tramite teleferica, da cui si gode di una stupenda vista sulla città sottostante. Il colle è famoso anche per la Font Màgica, con i suoi spettacolari giochi d’acqua e di luce.
Cibo, relax e movida
Se la temperatura lo consente, perché non fare una passeggiata in spiaggia? Cinque chilometri di costa attrezzata, dove praticare sport acquatici. O semplicemente cercare un angolino in cui ritemprarsi al caldo sole primaverile.
Volendo chiudere il cerchio, relax chiama cibo. La cucina catalana soddisferà il nostro viaggiatore, data la comune radice mediterranea. Citiamo alcuni piatti caratteristici, rimandando alla sezione dedicata sul sito ufficiale per un approfondimento. Inizio soft, con pa amb tomàquet, ossia pane e pomodoro. Se vogliamo qualcosa di più consistente, passiamo a una escudella i carn d’olla, zuppa a base di carne, fagioli e patate, servita in brodo. Per piatti misti di carne e pesce, proponiamo le mandonguilles amb sèpia, polpette di manzo e maiale servite in salsa arricchite da seppie tagliate a dadini. Fra i dolci, molto popolare la coca de Sant Joan, torta a base di frutta candita, e la celebre crema catalana, simile alla crème brûlée.
The city that never sleeps è uno degli appellativi di New York. In modo forse meno frenetico, Barcellona può farlo suo. Movida, ristoranti, locali notturni. Ma anche proposte più peculiari, come l’avanguardia della musica elettronica di cui la città si è fatta cassa di risonanza con il clou rappresentato dal festival Sonar. Da segnalare anche l’ampia proposta jazz.
Informazioni pratiche
Come arrivare
Dove alloggiare
Come muoversi
Le app
Una perla del tennis spagnolo
Il più antico torneo in terra iberica, disputato in un club prestigioso, il Real Club de Tenis Barcelona 1899, come l’anno della sua fondazione. La grande tradizione del Conde de Godó, la cui 65esima edizione è iniziata venerdì scorso, non si discute. Una struttura non troppo grande, ma con un campo centrale capace di ospitare circa 8500 spettatori. E da quest’anno dedicato a Rafael Nadal. Il ground conta altri tre campi con capienze che vanno dai 2000 ai 500 posti. Per informazioni sui biglietti, la fonte ufficiale è il sito del club.
L’albo d’oro
Dalla prima edizione del 1953, vinta dallo statunitense Vic Seixas, il trofeo è stato sollevato spesso da protagonisti assoluti del nostro sport. L’anno seguente è il connazionale Tony Trabert ad aggiudicarselo. Campione che, ricordiamo, fece tre quarti di Grand Slam nel 1955. Fra gli australiani, centrano il bersaglio Neale Fraser (1959) e Roy Emerson (1961, 1963-64). Negli anni ’60, con la crescita del movimento spagnolo, la vittoria arride agli eroi di casa. Fa da apripista Gimeno (1960, contro l’azzurro Merlo), con Santana a ruota (1962, 1970). Chiude il ciclo Orantes, con tre titoli (1969, 1971 e 1976). La decade successiva vede le doppiette di Nastase (1973-74) e Borg (1975, su Panatta, e 1977).
Negli anni ’80 Barcellona, dopo la doppietta di Lendl (1980-81) diventa colonia svedese: 3 titoli in fila per Wilander (1982, contro Vilas, nell’imprevedibile prequel della sua prima finale vittoriosa al Roland Garros, 1983-84), due per Kent Carlsson (1986, 1988). Gloria anche per Gomez (1989-90). Da lì molta Spagna, con Emilio Sachez (1991), Carlos e Albert Costa (rispettivamente, 1992 e 1997), Mantilla (1999), Ferrero (2001), Moya (2003) e Robredo (2004). Passando al resto del mondo, interessanti le vittorie di Krajicek (1994), Martin (1998) e Safin (2000). Più prevedibili quelle dei terraioli Muster (1995-96) e Gaudio (2002). Dal 2005, sale al trono re Nadal, con le sue 9 passerelle trionfali in 11 partecipazioni (salta l’edizione 2010, vinta da Verdasco). Ultimo morso all’enorme coppa, nel 2016, contro Kei Nishikori, vincitore nel biennio 2014-15. Dopo la storica decima ottenuta a Montecarlo, riuscirà il maiorchino a centrare lo stesso obiettivo sul campo che porta il suo nome?
Andrea Ciocci