Archiviata la mattanza monegasca, nemmeno il tempo di respirare ed eccoli di nuovo tutti lì, pronti a raccogliere gloria e punti in giro per il mondo. Dov’è possibile, sia ben chiaro, perché a Barcellona, con ogni probabilità, Rafa darà seguito al percorso netto iniziato a Montecarlo lasciando poco e nulla ai malcapitati di turno. E allora ben vengano Stoccarda, Istanbul e Budapest a rendere più incerta e interessante la prima di due settimane di preparazione in vista del combined di Madrid.
Ed è proprio sotto il tetto e sulla terra rossa della Porsche Arena che sono concentrate le attenzioni di tutto il mondo, tennistico e non solo. D’altronde, non capita spesso di poter assistere al rientro dopo più di un anno dal clamoroso stop per doping di una che al di là di tutto, insieme alle sorelle Williams, ha rappresentato per più di una decade l’élite più o meno incontrastata del tennis in gonnella. E la divina Maria, la più odiata dalle colleghe, già vincitrice di tre edizioni del Grand Prix e di altrettanti bolidi griffati Porsche tra il 2012 e il 2014, non può che essere la nostra scelta al femminile per questa settimana. D’accordo, le incognite sono moltissime (la desuetudine alla competizione, su tutte), al primo turno affronterà la nostra Roberta Vinci (peraltro già regolata tanti anni fa con parziali pesantissimi in due occasioni) e non è mai bello tifare contro una connazionale però, in un momento in cui Serena ha appena annunciato di essere in dolce attesa (e lei non tornerà, anche perché non c’è un solo motivo per farlo), Vika Azarenka è diventata mamma da pochi mesi, Petra Kvitova (lei sì, molto amata dalle altre tenniste) è ancora ferma dopo la brutale aggressione subita in casa e al comando della classifica c’è una tedesca, Angelique Kerber, incapace di emozionare le folle per via di un tennis poco propositivo e di un carattere che la rende più a suo agio quando non è lei quella da battere, francamente, la sensazione è che ci sia un disperato bisogno di Sharapova per ridare lustro o quantomeno appeal a un movimento in grande difficoltà.
Tra gli uomini, detto di Barcellona in apertura, il nostro underdog siamo andati a scovarlo in Ungheria e la scelta è ricaduta, con difficoltà e dopo averci riflettuto a lungo, sul nostro Paolino Lorenzi. Il dubbio, in tutta onestà e alla luce del possibile/probabile derby con Fognini ai quarti, era proprio di natura tricolore: se Fabio è centrato, non soltanto vince il derby, ma si aggiudica anche il torneo. Ma siamo convinti che il numero uno d’Italia sia partito con la testa giusta, determinato a far sua la prima edizione del 250 di Budapest? La risposta è no, non lo siamo affatto, anche perché Pennetta tra pochi giorni lo renderà padre per la prima volta di un maschietto ed inevitabilmente, in questo momento, il primo pensiero del ligure non può essere rincorrere una pallina da tennis. Se Lorenzi – che difficilmente lascia qualcosa al caso – saprà approfittare delle probabili distrazioni dell’amico e del buco in tabellone per le premature eliminazioni di Coric e Simon al primo turno, ne vedremo delle belle. Anche perché il senese, che un titolo ATP all’attivo conquistato lo scorso a Kitzbuhel, più invecchia e più migliora: e se Federer, suo coetaneo, quest’anno ha vinto quel che ha vinto, perché non credere di poter aggiungere in bacheca qualcosa di importante?
Jacopo Bartalucci