Fabio Fognini, visibilmente contento dopo il successo contro Seppi, nel rispondere ad una domanda di Gianni Clerici che ripercorreva le rivalità tra i tennisti italiani delle epoche passate (lo Scriba in verità cita solo De Mopurgo e De Stefani) dà una risposta pungente: “Dai, non era tennis quello, quello di Pietrangeli mica era tennis? Pietrangeli mica era un professionista? Noi siamo professionisti ora, o almeno ci proviamo”.
Chissà che Fabio non abbia voluto togliersi qualche sassolino dalla scarpe nei confronti di Nicola Pietrangeli che dopo la vittoria dell’azzurro contro Murray a Roma, aveva un po’ stroncato il ligure: “Se Fabio può avere una grande annata? Bisognerebbe chiederlo alla sua testa, gioca bene un giorno e poi male l’altro. Dovrebbe giocare bene per tre giorni di fila”.
Al prossimo turno Fabio è atteso da un test severo contro il campione del Roland Garros 2015 “Speriamo che Wawrinka stia male sabato” – scherza Fognini – “è un giocatore che qui ha vinto, sarà durissima ma io sono tranquillo anche se non sono favorito. Vorrei giocare un match alla pari con un Wawrinka che giochi bene così da poter verificare il mio livello. La lunga distanza incide poco, il favorito è lui, però so che in questo momento qua posso giocarmi le mie carte”.
La nascita di Federico pare aver dato serenità a Fabio, anche se l’azzurro rivela che “è passato troppo poco tempo, ancora non sono riuscito a rendermene conto. Mi conoscete, io sono sempre stato Fabio Fognini sia nel bene che nel male, quando ho sbagliato, ho ammesso i miei errori, ma quando ho ragione ci sbatto la testa”.
È un Andreas Seppi comprensibilmente contrariato invece quello che arriva in sala stampa dopo la netta sconfitta patita nel derby contro Fabio Fognini. Un po’ sorprendentemente rivela come “io e Fabio ci frequentiamo nei tornei, ma non siamo proprio amici intimi, per me giocare con lui o giocare contro uno straniero è esattamente la stessa cosa” per poi rifiutare di rispondere alla nostra domanda su cosa Fabio debba fare per impensierire Wawrinka – “Non mi chiedere cose che riguardano le prossime partite di Fognini”.
Abbiamo posto la stessa domanda a Fognini che in verità ha precisato come “Io e Andreas siamo amici sul tour. Sono più intimo con Simone, ma il fidanzamento ed il matrimonio lo hanno cambiato in meglio, prima era un po’ crucco, ora è diventato italiano”.
Sulla partita Andreas ha poco da rimpiangere: “Ho servito molto male, non ero fluido e purtroppo è stata una partita che ha rispecchiato il mio ultimo mese sulla terra. Non riesco a spingere, ad alzare il livello, posso vincere qualche partita ma mi manca il ritmo”. Ancora in gara in doppio – “Lo gioco per arrotondare, negli slam ci sono tanti soldi in palio, ma non penso ad una carriera da doppista” – la sua attenzione si sposta sull’erba, superficie che lo ha sempre favorito. “Cercherò di giocare il più possibile perché dopo Wimbledon dovrò stare fermo un mese per la puntura all’anca che devo fare ogni sei mesi”.
Interessante invece la disamina che Andreas ha fatto sullo stato del tennis italiano e sulle difficoltà che i giovani azzurri incontrano per emergere. “Credo che pian pianino qualcosa stanno facendo, giocano tanti challenger, forse potrebbero osare di più e giocare le quali ATP. Io sono cresciuto diversamente con Max Sartori, quando avevo la classifica 200-250 facevo le quali in ATP e non i challenger, mi serviva per alzare il livello anche se perdevo. Se rimani nei challenger è dura venirne fuori. Diciamo che i ragazzi dovrebbero essere un po’ più ambiziosi”.