Il tennista inglese Daniel Evans è risultato positivo ad un test anti-droga effettuato lo scorso aprile. Stando a quanto affermato da lui stesso in conferenza stampa pochi minuti fa, il test ha evidenziato l’uso di cocaina. Dopo un anno e tre mesi dalla conferenza di Maria Sharapova, il mondo del tennis viene nuovamente scosso da una storia legata all’uso di sostanze proibite. Anche se in questo caso il giocatore coinvolto non è un top player, si tratta comunque di un evento che non è destinato a passare inosservato e casi di questo tipo in passato non sono mancati.
L’attuale numero 50 del mondo ha indetto una conferenza stampa nel London notel non distante dal Queen’s Club, dove al momento si stanno svolgendo gli Aegon Championship, e la sua dichiarazione è stata breve (in tutto è durata 90 secondi circa) e ci ha tenuto a specificare come l’uso sia stato a scopo esclusivamente ricreativo e non un tentativo di migliorare le sue prestazioni sportive. Queste le sue prime parole: “È molto importate che voi sappiate che il test è stato fatto al di fuori dalle competizioni e il contesto in cui è avvenuto è assolutamente slegato al tennis.” Il ventisettenne nativo di Birmingham non cerca scuse ed è già conscio della gravità della situazione in cui si trova. “Ho commesso un errore e ora devo affrontarne le conseguenze… l’unica cosa che posso fare è scusarmi dal profondo del mio cuore.”
“Questo è per me un giorno molto difficile. Volevo venire qui di persona per dirvi che pochi giorni fa sono stato informato di aver fallito un test anti-doping fatto ad aprile, e sono risultato positivo alla cocaina. Non considero accettabile il mio comportamento neanche per un secondo, è stata una cosa inaccettabile. Ho deluso molte persone, la mia famiglia, il mio team, gli sponsor, il tennis britannico e i miei fan.”
Questo il comunicato ufficiale ITF sulla vicenda:
- Il 24 aprile 2017, il sig. Evans ha fornito un campione antidoping alla TADP (Tennis Anti-Doping Programme) durante il torneo ATP di Barcellona, Spagna.
- Il campione è stata analizzato dalla WADA nel laboratorio certificato di Montreal, Canada ed è risultato contenere cocaina e il suo metabolita. La cocaina è una sostenza non-specifica proibita sotto la categoria S6 della lista delle sostanze proibite della WADA e dunque è proibita anche per la TADP.
- In conformità all’Articolo 2.1 della TADP, il sig. Evans è stato notificato il 16 giugno con una violazione del regolamento anti-doping. Il sig. Evans ha accettato i risultati del campione del 24 aprile.
- Il sig. Evans è provvisariamente sospeso a partire dal 26 giugno, secondo l’articolo 8.3.1(c) del TADP 2017, in attesa di giudizio sul caso.
Il numero tre del tennis britannico, che a inizio anno aveva anche avuto problemi di sponsor, non si tira indietro e non nega i risultati che lo vedono positivo all’uso della cocaina, ma il passato ci insegna che nonostante la positività del test tutto il contesto è ancora da chiarire. Un caso celebre, con dinamiche simili anche se per Evans c’è già un’ammissione di colpevolezza, è quello che vide coinvolto Gasquet. Il tennista francese, nel maggio del 2009 fu sospeso provvisoriamente dal circuito dopo esser risultato positivo ad un test sulla cocaina, a causa di alcune tracce trovate nelle sue urine. Due mesi dopo gli fu permesso il ritorno in campo e il tribunale concluse la sentenza affermando che “la cocaina è entrata nel suo sistema per contaminazione involontaria in una discoteca.” Inoltre la quantità di cocaina trovata in quel caso venne definita “molto piccola, della grandezza di un granello di sale.”
Molto peggio andò invece a Martina Hingis. Nel novembre del 2007 l’allora numero due del mondo annunciò in una conferenza stampa che al momento si stavano svolgendo delle indagini su un suo presunto utilizzo di cocaina a seguito di alcuni test delle urine avvenuti durante il torneo di Wimbledon. A gennaio dell’anno successivo arrivò la controversa squalifica di due anni per una minima quantità di cocaina trovata, e la concentrazione era talmente bassa che non sarebbe stata nemmeno rilevata dai test effettuati nei severi controlli delle forze armate USA sui propri effettivi. Martina si appellò ritenendo che ci fosse stata una contaminazione da laboratorio ma subì ugualmente una squalifica che pose fine alla sua carriera, quantomeno in singolare. Infine facendo un ulteriore passo indietro risaliamo fino al 1995, quando a Mats Wilander toccò la stessa sorte, anche se nel suo caso la sospensione fu di soli 3 mesi.