Nella storia recente del tennis il dominio più incontestabile è senz’altro quello di Rafael Nadal al Roland Garros. Sui campi parigini lo spagnolo vanta uno score incredibile, 10 titoli con appena 2 sconfitte, e una serie di record che rimarranno imbattuti per diversi anni. Ma mentre lo spagnolo frustra ogni tentativo avversario nello Slam rosso, Roger Federer viaggia spedito verso il record di Pete Sampras sui prati di Wimbledon. Dopo i quarti raggiunti nel 2001 ad appena 20 anni, con scalpo di Sampras annesso, ed esclusa la battuta d’arresto del 2002 contro il qualificato Mario Ancic – Roger si sarebbe vendicato nel 2006 e nel 2008 – Federer vince il primo titolo nel 2003 e non manca mai la finale fino al 2009, con l’unica sconfitta rimediata nel 2008 in una delle finali più epiche che il tennis ricordi. Avversario Rafa Nadal, ça va sans dire.
Il record di sette finali consecutive sembrava destinato a prolungarsi anche nel 2010. Dopo i primi due turni abbastanza complicati contro Falla e Bozoljac, Federer si libera senza troppi affanni di Clement e Melzer e ormai in clima-torneo si prepara ad affrontare la tds n.12 Tomas Berdych ai quarti di finale. Lo svizzero aveva perso una sola volta dal ceco (nel lontano 2004) prima dell’inattesa battuta d’arresto di Miami, meno di quattro mesi prima. Certo non si sarebbe immaginato di finire schiantato da un Berdych praticamente ingiocabile, autore forse di una delle migliori prestazioni della sua carriera.
L’incontro si decide probabilmente nel terzo set, dopo che Federer ha faticosamente ritrovato la parità vincendo il secondo parziale. Il 6-1 inflittogli da Berdych è il passivo più pesante della sua carriera a Wimbledon, ed è il preludio al 6-4 con cui l’incontro si chiude. Federer si ferma ai quarti e interrompe la sua striscia di sette finali consecutive. Berdych si isserà sino in finale dopo aver battuto anche Djokovic, ma lì troverà un Nadal ormai rinvigorito dalla doppia rivincita su Robin Soderling (in finale a Parigi e ai quarti proprio a Wimbledon). E un Nadal rinvigorito, in finale, è quasi imbattibile. Anche per quel super-Berdych.