da Londra, il Direttore
Jimmy Connors questo martedì a Wimbledon è stato battuto due volte! E per colpa (anche…) di due ritiri. È stato superato da Roger Federer che approfittando dell’abbandono di Dolgopolov ha conquistato l’ottantacinquesima vittoria a Wimbledon nelle sue 19 partecipazioni (Jimbo in 20 si era fermato a 84) e anche da Novak Djokovic che, un’oretta prima, aveva potuto trarre vantaggio del ritiro di Klizan, raggiungendo la vittoria n.234 in tutti gli Slam (a fronte di 38 sconfitte e di 12 Slam vinti; Jimbo aveva un bilancio di 233 vittorie e 49 sconfitte, con 8 Slam nel suo palmares). Sarebbe stato più simpatico occuparsi di questi due record straordinari: Roger detiene anche quello complessivo negli Slam con 315 vittorie e 51 sconfitte, Nole è infatti secondo e dietro a Connors oggi terzo c’è Agassi, 224-53, quinto Lendl 222-49, sesto Emerson 216-48, Nadal 216-32, Sampras 203-38, Murray 184-42, decimo Edberg 178-47. Ma invece il caso, e direi lo scandalo del giorno, è quello dei ritiri. Decisamente troppi per non ingenerare qualche sospetto. Perché agli otto ritiri andrebbero aggiunti tutti quei casi in cui si sono viste sconfitte nettissime alla fine di partite brevissime. Sospette anche quelle. Almeno alcune.
Mi permetto allora una domanda malignetta. Chissà perché tanti ritiri si registrano soprattutto al primo turno dei tornei degli Slam? Ben otto alla fine di una giornata in cui un “professionista” della racchetta, Bernard Tomic ha dichiarato bello spavaldo senza minimamente arrossire che lui a tennis gioca solo per i soldi, che se vince o perde non gliene frega nulla, che sollevare un trofeo o perdere al primo turno non gli cambia nulla, che fra 10 anni magari penserà anche a far della beneficenza. Non sarà mica perché nessun torneo offre ai perdenti del primo turno così tanti soldi? 35.000 sterline sono circa 40.000 euro. Chi arriva in finale a un torneo ATP della categoria più bassa, i 250, all’incirca prende lo stesso compenso (non è fisso, varia da torneo a torneo). Rinunciarci non è facile… anche perché questi giocatori con la loro classifica hanno diritto a partecipare e a ritirare questo premio. Ricordo che nel 2014 Petra Martic fece 7 games in 4 sconfitte al primo turno in altrettanti Slam e guadagnò oltre 100.000 euro! Poiché non è una che giochi male (ha appena battuto qui la Gavrilova, testa di serie n.20) credo di ricordare che era incappata in parecchi problemini fisici, ma per capire che cosa significhi in termini economici poter disputare i quattro Slam vi voglio ricordare il suo ruolino di marcia (si fa per dire): Australian open perde 6-0 6-0 dalla Beck, al Roland Garros si ritira sul 5-0 per la Svitolina, a Wimbledon perde 6-0 6-1 dalla Dominguez Lino, all’US Open perde 6-4 6-3 dalla Krunic. Bottino: (cito a memoria) un po’ più di 100.000 euro. Se qualcuno ha tempo e voglia può fare una ricerchina per vedere se era iscritta anche a qualche doppio… giusto per arrotondare un po’.
Insomma oggi gli spettatori del Centre Court ci sono rimasti parecchio male. Alcuni hanno fatto code di oltre cinque ore dall’alba per entrare dentro il sacro recinto, e poi altre ore per conquistare quei 500 posti “liberi”. Chi cerca da anni un biglietto a Wimbledon sa quanto sia difficile ottenerlo. Non so quanto costasse al mercato nero – spesso cifre superiori ai 200 euro – ma il prezzo di facciata era 56 sterline, intorno ai 60 euro. Alle 17 il programma del Centrale era già esaurito, perché Klizan si era arreso con Djokovic dopo 40 minuti e Dolgopolov con Federer tre minuti di più e un game di più: sul 6-3 3-0 invece che sul 6-3 2-0. In precedenza su quel campo la Kerber era stata in campo un’ora e 27 minuti per disfarsi della Falconi. Gli organizzatori hanno cercato di rimediare spostando sul Centre Court Wozniacki-Babos che almeno hanno giocato tre set. Ma la qualità non è certo stata paragonabile a quella che avrebbero offerto Roger e Novak contro qualunque avversario non azzoppato. “Perché non torniamo sul Centre Court per giocare un set di allenamento?” hanno scherzato negli spogliatoi Djokovic e Federer, a parole dispiaciuti per la delusione data agli spettatori, ma intimamente soddisfatti di non avere corso rischi e di non essersi stancati. In fondo a loro interessa vincere il torneo ed è più facile vincere quando si è durato meno fatica. Roger sogna l’ottavo trionfo e il 19mo Slam, Novak il quarto Wimbledon e il 13mo.
Il problema dei ritiri è balzato in tutta evidenza oggi per la circostanza abbastanza casuale che se ne siano susseguiti un paio su un campo centrale e quando di fronte c’erano due campioni di Wimbledon (10 titoli in due) con tutti gli occhi puntati su loro. Ma il punto è anche che più o meno tutti nell’ambiente sapevano che Klizan e Dolgopolov erano malmessi. Un polpaccio dolorante per uno, una caviglia malandata per l’altro. E bende, fasciature tipo Dottor Gibaud qua e là. Si erano già ritirati anche altrove. Dolgopolov ha guadagnato in carriera di soli premi più di 6 milioni di dollari, Klizan più di 4. Ma insomma i soldi non li butta volentieri mai nessuno. 40.000 euro sono 40.000 euro. Ci si può comprare una discreta automobile, si può fare uno shopping da signori. Perdendo senza soffrire al primo turno. Oltre a Klizan e a Dolgopolov si è ritirato per l’ennesima volta lo sfortunato Tipsarevic, lo spagnolo Feliciano Lopez (testa di serie n.19 e l’unico sul quale non si nutre il minimo dubbio: probabilmente ha pagato lo sforzo del Queen’s), la russa Potapova e gli infortunati di lunedì Kyrgios, Istomin e Troicki. Poi, come dicevo c’è una discreta lista anche di vittime soddisfatte senza essere masochiste.
Nicola Arzani dell’ATP ha ben istruito Federer e Djokovic prima che si recassero in conferenza stampa, ricordando loro che l’ATP ha introdotto una nuova regola un annetto fa – giusto per sottolineare che invece gli Slam non l’hanno ancora fatto _ e la regola cita: “Se un giocatore infortunato rinuncia a scendere in campo riscuote ugualmente il premio. Purché ciò non accada più di due volte l’anno”. Così il lucky loser può prendere il posto dell’infortunato e il pubblico ha lo spettacolo per il quale ha pagato il biglietto. Ovvio che per gli Slam, data l’entità del premio ai perdenti di primo turno, il prezzo da pagare sarebbe superiore a quello di un torneo 250 – qui sarebbero stati, per 8 giocatori, 320 mila euro, mica noccioline – ma è anche vero che gli Slam guadagnano molto di più dei tornei ATP e quindi dovrebbero poterselo permettere. Roger, pur seguendo i suggerimenti di Arzani, è stato onesto nel dire: “Però è difficile rinunciare a giocare a Wimbledon… un giocatore può sempre sperare in un miracolo, la propria guarigione, la pioggia e il rinvio di un match fino al proprio recupero e… può scivolare e farsi male prima il tuo avversario… E al secondo turno tutto può succedere ancora”. Beh, ha ragione. Non è successa una sola volta che un torneo sia stato vinto da un giocatore che all’inizio del torneo cominciato due settimane prima era malmesso.
Per il resto non è che sia successo granché. Nel video credo di aver menzionato i fatti più importanti, anche se in quel momento Feliciano Lopez non si era ancora ritirato, e il nostro Lorenzi non aveva ancora annullato 6 set point nel terzo set a Zeballos per passare a condurre due set a uno e poi vedersi sospendere il match per oscurità sul 2-2 nel quarto. Del Potro aveva battuto le quattro K di Kokkinakis, un set per K, l’irriducibile Ferrer aveva stupito tutti superando Gasquet che qui poteva vantare due semifinali e cinque ottavi, e in aggiunta alle due teste di serie uomini saltate, c’erano le cinque donne: Pavlyuchenkova n.16 (Rodionova, la più grossa sorpresa per me), Gavrilova n.20 (la sopra ricordata Martic), Bertens n.23 (Cirstea), Davis n.28 (Lepchenko) e Zhang n.30 (Golubic).
Poi resterebbe da parlare dei tre italiani. Verdetto sospeso – come detto – per Paolo Lorenzi a caccia del primo secondo turno della carriera a Wimbledon dopo 6 eliminazioni al primo turno. Nulla da dire purtroppo sulla scontata sconfitta di Sara Errani – 6-1 6-4 – con la Pironkova troppo più erbivore di lei, se non segnalare il suo orgoglioso tentativo di cambiare volto al match nel secondo set nel quale ha avuto due opportunità per il 5-5. Ci sarebbe molto da dire sulla quasi eroica prova di Travaglia, tennista sfortunato se ce ne è uno, al di là del matchpoint con il quale ha chiuso la partita grazie ad un net, ma all’ennesimo matchpoint, il russo Rublev. “Le tante traversie mi hanno fortificato” ha commentato con grande saggezza il “nostro” che si allena a Foligno in un bell’ambiente – magari fosse altrettanto sano anche a Tirrenia – con Gorietti, Vanni, Quinzi, Giannessi. Ha 25 anni, serve e tira il dritto meglio di tantissimi top 100. Io credo che lo vedremo presto fra loro. Miglior augurio non posso fare. È un ragazzo che merita. Ce ne fossero.
Oggi cinque italiani in gara, ma non c’è nessuno che sia favorito. Bolelli con Tsonga, Fognini con Vesely, Seppi con Anderson, Giorgi con Keys, Schiavone con Svitolina. Firmerei per una vittoria, ringrazierei il Fato per due, mi ecciterei per tre. Più possibili (senza contare Lorenzi che spero ce la faccia)? Nell’ordine Giorgi, Fognini, Bolelli.