da Cincinnati, il nostro inviato Lorenzo Dellagiovanna
[7] G. Dimitrov b. N. Kyrgios 6-3 7-5
CINCINNATI – Dopo uno sfortunato inizio che ha visto il forfait di parecchi giocatori di vertice e la conseguente partecipazione di soli tre top ten, il Western & Southern Open di Cincinnati si è riscattato regalandoci una finale inedita e interessantissima soprattutto per il contrasto negli stili di gioco e le differenti personalità dei due protagonisti: una sfida tra il “poster boy” ed il “bad boy” del tennis contemporaneo al fine di vincere il titolo finora più importante delle loro carriere. Pur non essendo membri ufficiali della top ten stilata dal computer, Grigor Dimitrov e Nick Kyrgios sono ormai da diverso tempo due personaggi che godono di una certa popolarità ed hanno parecchio appeal tra gli appassionati di tennis e non.
Vuoi per gli affair sentimentali con Maria Sharapova e Nicole Scherzinger, vuoi per la tecnica sopraffina che ricorda da vicino i gesti di un certo Roger Federer, il ventiseienne bulgaro è sulla cresta dell’onda da quando vinse Wimbledon juniores a 17 anni. Nick Kyrgios è invece un personaggio che da quando è approdato sul circuito non è mai passato inosservato: dotato di enorme talento e devastante potenza, mai banale e a volte arrogante nel suo comportamento dentro e fuori dal campo, l’australiano è sicuramente un protagonista che fa sempre discutere nel bene e nel male.
Seguiamo i due giocatori a partire dalla loro preparazione al match, che si è trattata tra l’altro della prima grande finale a livello Masters 1000 e Grande Slam disputata da due giocatori entrambi nati negli anni ’90. Nella mattinata di domenica, il primo ad arrivare sui campi di allenamento del Lindner Family Tennis Center è stato Kyrgios. Soprattutto nelle fasi finali quando la maggior parte dei giocatori ha già lasciato il torneo per recarsi alla prossima tappa del circuito ed i finalisti non hanno la possibilità di allenarsi con altri “colleghi”, qui in America l’ATP mette a disposizione degli sparring partner appartenenti al circuito del college. Lo sparring scelto dal team Kyrgios sembra la fotocopia di Dimitrov: rovescio ad una mano, buona rapidità di gambe e un tocco non male per un giocatore universitario. Kyrgios è apparso abbastanza letargico nei 45 minuti di riscaldamento ed è sembrato non forzare al massimo, probabilmente per risparmiarsi per la finale.
Dimitrov, giunto in finale cedendo il servizio solamente in un’occasione, si è invece allenato alle 13:30 e la scelta dello sparring partner da parte del suo team ci è parsa abbastanza azzardata: un ragazzino alto circa 1.75 e dalla stazza abbastanza minuta, molto solido da fondo ma dalla palla abbastanza leggera. Sicuramente non un Kyrgios in versione universitaria. Interessanti comunque le richieste del coach Dani Vallverdu durante l’allenamento: con lo sparring partner piazzato a rete, Dani ha chiesto al suo giocatore di provare e riprovare la combinazione con due passanti diretti al corpo per poi giocare un terzo passante lungolinea. Lo schema di gioco è stato provato per almeno 10 minuti.
Esattamente alle ore 16:00 sotto un sole cocente ed una temperatura di quasi 35 gradi, i due giocatori ha fatto il loro ingresso in campo di fronte ad uno stadio tutto esaurito. Il pubblico ha subito fatto capire da che parte stava: Kyrgios è stato accolto con un tiepido applauso, mentre Dimitrov ha avuto una standing ovation. Tantissimi i gruppetti di tifosi bulgari a sostenere Grigor, ma anche la maggior parte del pubblico americano era dalla parte di poster boy. “Let’s go, GD!” gridavano continuamente parecchi spettatori.
Il match è iniziato seguendo i servizi, quando sul 2-2 Dimitrov si è ritrovato sotto 30-40 a causa di due doppi falli consecutivi. Il bulgaro ha salvato la palla break con un diritto incrociato che ha costretto Kyrgios all’errore e nel game successivo è riuscito nell’intento di breakkare l’australiano rispondendo alla grande alle bombe di servizio dell’avversario. Durante il corso del primo set, Kyrgios non è riuscito a “sfondare” con il servizio (solo 4 ace per l’australiano nella prima frazione), forse anche per il fatto che Dimitrov, dopo aver “scaldato i motori” con Isner in semifinale, non sembrava affatto intimidito dalla velocità e dall’altezza della battuta avversaria. Dopo aver salvato una seconda palla break sul 4-2, il bulgaro ha chiuso il primo set in scioltezza con il punteggio di 6-3.
Al cambio di campo, Kyrgios ha chiesto al proprio team di sedersi dalla parte opposta delle tribune e portarsi più vicino al bordo campo: sentiva probabilmente il bisogno di sfogarsi con qualcuno tra un punto e l’altro. Nel secondo set, l’australiano ha migliorato nettamente la prestazione al servizio: gli ace hanno cominciato a fioccare alla grande rendendo la vita difficile a Dimitrov. C’è stata una sola palla break sul 3-3 che Kyrgios ha prontamente annullato con un ace esterno. Sul 5-5 l’australiano ha però ceduto di schianto, regalando il break al bulgaro con ben tre doppi falli. In uno dei momenti più importanti della sua carriera, Dimitrov non ha tremato e ha chiuso il match tenendo il servizio a 30 al secondo match point. Molto bello l’abbraccio a fine match tra i due finalisti, che tra l’altro sono anche buoni amici fuori dal campo.
Grisha non ha tremato, perché contro questo Kyrgios c’era poco da tremare. Un torneo dominato, senza set persi e con un solo break subito per mano di del Potro. Tra poche ore il computer ATP lo sistemerà in nona piazza, a un solo gradino dal suo best ranking di numero 8. In vista delle Finals di Londra si tratta virtualmente di un settimo posto, perché Djokovic e Wawrinka sono fuori dai giochi. E considerando che gli avversari nelle retrovie si chiamano Nishikori, Raonic, Tsonga e Goffin – due sono ai box, gli altri due lontani dalla miglior condizione – la sua prima qualificazione per il Master di fine anno sembra non solo possibile, ma anche parecchio vicina.
Nella conferenza stampa post-match, Dimitrov ha dichiarato che Cincinnati è sempre stato uno dei suoi tornei preferiti e da tempo aveva la sensazione che il suo grande “breakthrough” sarebbe avvenuto qui. Si è innamorato di questo torneo soprattutto per l’atmosfera rilassata che si respira a Mason: la possibilità di prendere una macchina a noleggio e spostarsi guidando autonomamente in giro per la cittadina, andare a cena da Dickey’s Barbecue (uno dei suoi ristoranti preferiti) e vivere una vita “normale”. Il bulgaro ha anche raccontato della settimana trascorsa a Mallorca con Rafael Nadal prima di partire per gli USA: a parte gli intensissimi allenamenti con lo spagnolo, Grigor ha apprezzato la possibilità di vivere quotidianamente con un grande campione, andando a cena e rilassandosi in spiaggia insieme a Rafa.