Altro che bancarotta, Becker è sul lastrico: debiti per 61 milioni (Riccardo Crivelli, Gazzetta dello Sport)
Può finire in bancarotta chi c’è già? Quando a giugno a Boris Becker venne contestato un debito di sei milioni di dollari (5.100.000 euro) nei confronti di una banca londinese e quindi venne avviata la procedura per il crac personale, l’ex numero uno del mondo affermò di aver potuto pagare entro un mese, se gli fosse stato dato il tempo. Ma adesso le parole del giudice che si occupò del caso, Christine Derret («Non ha dimostrato di essere una persona brillante in fatto di soldi. In questo senso ho l’impressione che siamo davanti a un uomo che mette la testa sotto la sabbia per non vedere i problemi»), suonano ancor più veritiere di fronte all’ammontare del buco finanziario creato dal più giovane vincitore di Wimbledon. Buco portato alla luce dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung: addirittura 61 milioni di euro, richiesti complessivamente da 14 creditori.
Di questi debiti, ben 37 milioni sarebbero nei confronti dell’uomo d’affari svizzero-tedesco Hans Dieter Cleven, che è stato manager-consigliere di Boris dal 1999 per una decina d’anni, trovandogli un posto presso la Volkl (azienda produttrice di racchette) e poi facendolo socio della Fondazione Cleven-Becker per la salute e l’attività motoria dell’infanzia. Più o meno 10 milioni è l’esposizione con la banca privata Arbuthnot Latham e Co, la stessa del debito di giugno, mentre 6 milioni sono la somma dovuta agli azionisti di un’altra società personale di Becker e Cleven. Altri creditori includono banche e privati, mentre non si ha notizia di ricorsi dello Stato tedesco o di autorità pubbliche britanniche
Secondo la Faz, il patrimonio personale dell’ex numero uno del mondo, che in carriera ha guadagnato oltre 25 milioni di dollari di soli premi, ammonterebbe ormai a poco più di 500.000 euro, ma non sono ancora state valutate le proprietà immobiliari (tra cui la villa di Maiorca che era stata data a garanzia del primo debito e due case nella città natale di Leimen) e le partecipazioni azionarie. Dura la presa di posizione dell’avvocato del campione tedesco, Christian Oliver Moser: «Le richieste arrivano sulla base di informazioni illecite di alcuni creditori e sono contestate dal nostro cliente e in parte non reggeranno alla disamina del tribunale (…)
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Le mamme vincenti del tennis (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)
Mentre aspettava la premiazione, ha dovuto prendere un plaid per coprire Karin, anni 4, che iniziava a sentire un po’ freddo e faceva il broncetto. Poi Kateryna Bondarenko, anni 31, si è alzata e ha sollevato la coppa del Wta International di Tashkent, in Uzbekistan. I1 primo e fino a quattro giorni fa unico titolo Wta della sua carriera la tennista ucraina l’aveva vinto 9 anni fa, a Birmingham: da single. Stavolta ha gioito da moglie (del suo coach Denis Volodko) e da mamma della piccola Karin. E’ la prima madre a rivincere un torneo pro sei anni dopo Kim Clijsters, che nel 2011 conquistò gli Us Open spedendo sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo la foto della piccola Jada, un anno, che reggeva insieme a lei il trofeo sbrilluccicante.
Le mamme campionesse, peraltro, non sono mai mancate nel tennis. Già Dorothea Lambert Chambers nel 1914 si prese l’ultimo dei suoi 7 Wimbledon dopo aver partorito; più recentemente sia Evonne Goolagong (Wimbledon 1980) sia Margaret Court (ben 3 Slam nel 1973) avevano dimostrato che il doppio ruolo di ariete e genitrici è possibile. Della Clijsters, che da mamma è stata anche n.1 del mondo, si è già detto e una citazione la merita anche Lindsey Davenport (3 titoli Wta da mamma). Ultimamente però, lo schema maternità-pausa-rientro-vittoria sembra diventato moneta comune. Oltre alla Bondarenko, che, dopo essere arrivata al n.29 del mondo nel 2009, fra 2012 e 2014 si era presa due anni di aspettativa dal tennis, da poco è tornata sul circuito la russa Vera Zvonareva, n.2 Wta nel 2010: nel 2016 si è sposata e ha avuto un bambino, la settima scorsa ha sfiorato il successo a Dalian. L’australiana Casey Dellacqua di figli ne ha avuti ben due con la sua compagna Amanda Judd, e in doppio continua ad accumulare trofei; altre mamme da Tour sono la tedesca Tatiana Maria e la russa Evghenija Rodina.
Poi ci sono i casi di Victoria Azarenka e Serena Williams, due ex n.1 che vogliono riprovarci destreggiandosi fra racchette e pannolini. La bielorussa per ora è alle prese con un disputa legale, visto che il padre del suo piccolo Leo, nato nel 2016, con cui ha rotto nello scorso luglio, non le consente di portarlo fuori dalla California. La Williams invece un mese dopo il parto con cui ha dato alla luce Alexis Olympia, avuta dal miliardario armeno-americano Alexis Ohanian, è già tornata in forma (come da foto postate su Twitter) e in Australia a gennaio inizierà la sua risalita verso il n1. «Io non ce la farei mai a occuparmi sia di un figlio sia del tennis», ha commentato la sua amica del cuore Caroline Wozniacki. «Ma sono sicuro che Serena saprà sistemare tutto». A dire il vero l’americana un torneo da mamma lo ha già vinto: gli Australian Open di quest’anno, quando sapeva già di essere incinta di qualche settimana; non a caso le iniziali della bimba, AO, sono le stesse dello Slam di Melbourne (…)