Il sorpasso è avvenuto. Terminasse oggi la corsa al master di Singapore, Caroline Garcia sarebbe dentro e Johanna Konta fuori. Una beffa che ha dell’incredibile: solo due settimane fa la francese non era nemmeno arruolabile tra le pretendenti all’ottavo posto della race, verosimilmente accessibile ad un residuo gruppetto di 4-5 tenniste dietro la ventisettenne britannica. Kiki Mladenovic, Svetlana Kuznetsova, Sloane Stephens, Coco Vandeweghe, Madison Keys: nessuna di loro è riuscita ad ottenere una sola vittoria tra Wuhan e Pechino, spianando la strada a improbabili outsider.
Una grossa mano è arrivata dalla stessa Konta, che di punti alla sua classifica, nell’intera tournèe asiatica, è riuscita ad aggiungerne solo 10 contro i 1805 della Garcia. Ora la forbice che separa le due uniche contendenti è di 185 punti. Una distanza colmabile solo con una finale della no.1 britannica a Mosca, ultimo torneo della stagione, che assegna 470 punti alla vincitrice e 305 alla finalista. Non le basterebbero invece i quarti di finale, poiché a quei 185 punti che le consentirebbero di pareggiare i conti, occorrerà sottrarre l’ultimo risultato del suo Best 16, che non è lo 0 sotto la colonna “6”, ma il 55 che lo precede (vedi tabella in basso). Il perché ve lo avevamo spiegato in un lungo articolo, che vi propineremo nuovamente tra un anno (è una minaccia..). Per ora siete dispensati dall’intera lettura. Qui il paragrafo con lo spiegone:
“Nonostante tutto tra le Top Ten c’è chi pur avendo presenziato a tutti i tornei obbligatori chiuderà comunque la stagione con uno “0”. Esiste infatti una “Player Commitment Formula”che costringe le prime dieci della stagione appena conclusa a disputare almeno quattro Premier 5 su cinque, alternando di anno in anno le presenze. E pazienza se a poche ore dal tuo match insorga un problemino al piede sinistro, come è successo a Johanna Konta, costretta per il secondo anno di fila a rinunciare, con un posto in tabellone già garantito, al Premier 5 di Dubai (che in realtà dodici mesi prima si era giocato a Doha). Dura lex, sed lex: chiedere a Caroline Wozniacki, che due anni or sono, dopo una brutta sconfitta a Toronto rimediata contro Belinda Bencic, se la prese con la WTA, rea di stringere un tantino più del dovuto il guinzaglio delle top ten a scapito della competizione”.
Non è però questo l’unico scenario possibile, sebbene il più probabile. Garcia è infatti iscritta all’International di Tianjin, al via questo lunedì. È ragionevole credere che la nuova numero 9 del mondo (occhio, parliamo di ranking, non della race to Singapore) decida di saltare il torneo e chiedere una wild card a Mosca, che di punti ne assegna quasi il doppio per ogni turno. Per giunta in Cina ha pescato discretamente male e da testa di serie numero uno affronterà Maria Sharapova.
Proviamo comunque ad immaginare che Garcia voglia chiudere i giochi già a Tianjin. Avrebbe a disposizione un risultato per riuscirci? Facciamo due conti partendo dall’unica certezza che abbiamo: scartando 95 punti (il suo sedicesimo risultato), la francese dovrà ottenere almeno la semifinale per ingrassare il suo best 16. Conquistandola ne aggiungerebbe 15 (110-95), arrivando in finale 85 (180-95), vincendo il torneo 185 (280-95). Sommando i punti che annetterebbe al suo ranking sollevando il terzo trofeo consecutivo, la francese dovrebbe comunque sperare che Konta non vinca il Premier moscovita.
Tirando le somme: pur decidendo di giocare a Tianjin, l’aritmetica non premierà comunque Garcia. Tutto rimandato alla prossima settimana, quando certamente Konta e forse la stessa Garcia scenderanno in campo a Mosca. Capitassero le due ai poli opposti del tabellone, potrebbero ritrovarsi in una finale-spareggio. Ipotesi improbabile? Oh,“è la WTA, bellezza”.