[6] C. Wozniacki b. [5] V. Williams 6-4 6-4
È stata, tra le tenniste assurte alla vetta del ranking, una di quelle più denigrate. Definita triste pallettara e rea di non aver mai sollevato un titolo dello slam, una larga fetta dell’opinione pubblica ha per lungo tempo visto la povera Caroline come una sorta di usurpatrice, immeritatamente ascesa al trono di capoclassifica in quelle sessantasette settimane tra il 2010 e il 2011. Non capita a tutti l’occasione di riscattarsi definitivamente, di far cambiare idea in un colpo solo a molti detrattori, ma il merito di essersela procurata è tutto suo. A ventisette anni, in fondo al duro percorso di alcune annate perlopiù insoddisfacenti e persino attraversate da mai confermati propositi di ritiro, Wozniacki ha sollevato il trofeo più importante in carriera: la nuova titolare della cattedra di maestra del tennis in gonnella è lei. Succede a Dominika Cibulkova, vincitrice a sorpresa dell’edizione passata, e da domani si assesterà alla terza posizione del ranking con ottime prospettive in vista della prossima stagione. Un successo ampiamente meritato, per quanto visto durante la settimana di Singapore: la danese è sempre sembrata la giocatrice più in palla e, nonostante l’ininfluente rovescio patito al cospetto della stregona Caroline Garcia, ha sempre dato la sensazione di essere in pieno controllo di match e rivali varie, anche quando, specie nella semifinale di ieri vinta contro Karolina Pliskova, la matassa da sbrogliare era particolarmente complessa.
La favola di Venus Williams non vuol saperne di chiudersi con il lieto fine, invece. Tornata alle Finals a otto anni di distanza dalla finale del 2009 persa contro Serena, la maggiore delle sisters ha chiuso senza trofei una stagione letteralmente incredibile, in cui è stata protagonista, purtroppo per lei sempre sconfitta, dell’ultimo atto in tre dei cinque tornei più importanti in calendario: prima all’Australian Open, dov’è stata costretta a cedere per l’ennesima volta il passo alla sorella minore; poi a Wimbledon, quando è crollata nel secondo set davanti alla furia di Muguruza dopo aver sprecato due set point nel primo; e infine oggi, esausta nell’impietoso confronto con la debordante condizione atletica di Wozniacki. La tennista di Odense è stata in grado per gran parte dell’incontro, prima di irrigidirsi clamorosamente arrivata l’ora di chiudere, di tenere a bada la tensione e gli spettri del passato che certo non le avevano fatto dormire sonni tranquilli: nei sette precedenti con Venus, Caro aveva sempre perso, raggranellando la miseria di un set su quindici, ad Auckland nel 2015. Inoltre, nel 2017, la danese fino alla vittoria ottenuta in settembre a Tokyo aveva perso sei finali su sei senza conquistare alcun parziale. Ma oggi è stata un’altra storia.
La sfida si è in gran parte snodata su un percorso a senso unico, dominata da una Wozniacki decisa a non lasciarsi sfuggire l’occasione della vita, peraltro agevolata nel perseguimento dello scopo dall’infinita stanchezza di Venus, reduce da una settimana fitta di partite molto più lunghe e dispendiose, e dalla lentezza immane della superficie, perfetta per sostenere le proverbiali difese di Caroline e al contempo fastidiosa nemica degli schemi tattici che Williams avrebbe desiderato applicare, tutti tesi a scambiare il meno possibile. La trentasettenne nata a Lynwood è stata brava e caparbia a recuperare per due volte un break di svantaggio nella prima frazione, ma sul 5-4 in favore di Wozniacki, servendo per allungare il parziale, è andata incontro a uno sciagurato decimo game, perso insieme al set a causa di quattro errori non forzati di dritto che hanno segnato irrimediabilmente le sorti della sfida. Alleggerita nello spirito e soprattutto molto più in forze, la numero 6 WTA ha potuto disporre di una rivale sempre più rigida e sempre meno mobile per staccarsi fino al 5-0, quando i fantasmi sono tornati a farle visita. Improvvisamente vittima della nota sindrome del braccino, Caroline ha ceduto quattro giochi consecutivi senza procurarsi alcun match point, riaprendo la porta a Venus davanti a un pubblico affamato di tennis e quindi parteggiante per quest’ultima. Sul più bello e ancora una volta, tuttavia, la Venere nera si è incartata al momento di impattare sul cinque pari e Caroline ha potuto tirare, insieme alla racchetta, un enorme sospiro di sollievo, poco prima di ricevere l’agognato trofeo dalle mani di Kim Clijsters, proprio colei che la sconfisse nella precedente apparizione all’ultimo atto delle Finals a Doha nel 2010.
Wozniacki ha così coronato con il trionfo una giornata segnata dai riscatti. Qualche ora prima del match, infatti, Simona Halep era stata premiata con gli onori che spettano alla numero uno di fine anno. La giocatrice di Costanza, considerata usurpatrice della vetta a sua volta in quanto regina senza Slam, è la tredicesima tennista a chiudere una stagione in cima al ranking WTA vidimato dal computer.
IL ROUND ROBIN
Gruppo Bianco
- Prima giornata: le vittorie di Pliskova e Muguruza
- Seconda giornata: le vittorie di Williams e Pliskova
- Terza giornata: le vittorie di Ostapenko e Williams
Gruppo Rosso
- Prima giornata: le vittorie di Halep e Wozniacki
- Seconda giornata: le vittorie di Wozniacki e Garcia
- Terza giornata: le vittorie Svitolina e Garcia
LE SEMIFINALI
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