da Basilea, il nostro inviato
Si è da poco conclusa la finale del 500 di Basilea, che ha visto Roger Federer trionfare in casa per l’ottava volta in carriera. Una battaglia di due ore e mezza contro Juan Martin del Potro, che pure era andato avanti di un set. Confermata la rinuncia di Federer all’ultimo Masters 100o di stagione a Parigi Bercy, e di conseguenza alla corsa per il numero 1 (attualmente è 1490 punti dietro Nadal). L’età incombe, come ammette anche Federer, e la soluzione migliore è quella di preservarsi anche in vista del 2018.
Di seguito la conferenza stampa post partita di Roger Federer.
È la seconda volta consecutiva che rimonti un set a del Potro. Sei uno dei più bravi a fare corsa di testa, di solito, e ovviamente mantenere il servizio è una chiave per non far entrare in partita gli avversari. Al di là di questo, puoi parlare della differenza che c’è tra la mentalità che serve per mantenere il vantaggio, e quella che serve per rimontare?
Sì, credo che proteggere un vantaggio sia più facile rispetto a rimontare. Quando si è sotto nel punteggio ogni punto vale doppio, si comincia ad essere passivi, giocare senza schemi perché si è con le spalle al muro. Allo stesso tempo, riuscire a rimontare è gratificante, ti fa sentire di aver alzato il livello e ribaltato. Averlo fatto in due match consecutivi con Juan Martin è soddisfacente, peraltro in partite due set su tre, che è più difficile rispetto a un tre su cinque.
Puoi spiegarci lo scenario di Bercy? Hai avuto ripensamenti?
Avrei aspettato comunque la fine del torneo. Basilea mi ha portato via molte energie, specialmente a livello emotivo. Cinque partite in sei giorni, il mio corpo mi sta chiedendo una pausa, lo sento. La gente crede che sia facile passare da un torneo all’altro, ma non lo è affatto. Mi dispiace molto, adoro giocare a Bercy ma negli ultimi anni ci sono riuscito poco. Sperano capiscano che mi serve per rimanere in salute, non solo per Londra ma anche per il prossimo anno, è un effetto domino. Sono contentissimo di aver vinto qui, ma triste per Bercy.
Non pensi al ranking?
Sì, ci ho pensato, ma ho dovuto toglierlo dall’equazione e chiedermi cosa avrei fatto a prescindere dal ranking. Forse se fossi stato più vicino nel punteggio ci sarei andato, ma sono piuttosto distante da Rafa. Voglio evitare di farmi male, rischiare di affaticarmi ancora in vista di Londra. Magari giocherei Parigi e mancherei a Londra, di nuovo, è un effetto domino.