[Q] F. Krajinovic b. [9] J. Isner 6-4 6-7(2) 7-6(5) (da Parigi, Luca Baldissera)
Arriva il giorno delle semifinali, due match per sognare, che sia il primo titolo 1000 (nessuno dei 4 superstiti all’autentica infermeria che è diventato il Rolex Paris Masters di Bercy ha mai vinto a questo livello), o anche solo la prima finale, traguardo già raggiunto solo da John Isner. È proprio lo statunitense a inaugurare la sessione pomeridiana di singolare sul campo centrale, opposto alla vera sorpresa del torneo, il serbo Filip Krajinovic, “graziato” nei quarti dal forfeit di Nadal. Il palazzetto è strapieno, il sabato piovoso in riva alla Senna è decisamente adatto a essere trascorso guardando il tennis.
La comprensibile emozione di “soldatino” Filip (soprannome che viene ispirato dalla sua aria da bravo ragazzo, capelli corti rasati di lato, con modi educati, e tennis pulito e ordinato) dura solo il tempo di annullare tre palle break nel secondo game della partita, da lì in avanti sulla sua battuta non correrà praticamente più rischi per due set. È bello veder giocare Krajinovic, le sue geometrie pulite e intelligenti, le buone accelerazioni di dritto, e soprattutto l’ottimo rovescio piacciono molto anche agli spettatori. Dal lato sinistro, il 25enne di Sombor fa davvero quello che vuole con la palla, e delizia con ottimi slice a una mano, che mettono spesso in difficoltà le leve lunghe di Isner. Long John entra in partita un po’ rigido, d’altronde le fatiche accumulate fino qui non possono non aver lasciato il segno. Nel quinto game Filip affonda bene un paio di attacchi e contrattacchi, e si prende un preziosissimo break, che gli consente di chiudere il primo parziale per 6-4, c’è davvero da ammirare la compostezza del serbo, sembra stia giocando un challenger, è tranquillissimo e anche le sue esultanze sono relativamente contenute.
Il secondo set va liscio dietro ai servizi, un solo game ai vantaggi, ci sono attimi di preoccupazione quando sul 4-4 una signora anziana nella tribuna dietro l’arbitro ha un malore che sembra inizialmente serio, ma per fortuna si riprende dopo l’intervento dei paramedici. Isner però sembra più sciolto rispetto all’inizio, il suo servizio viaggia che è un piacere (diverse volte sopra i 220 kmh), a momenti Krajinovic pare accusare almeno un minimo la tensione data dall’importanza dell’evento. Arrivati al tie-break, la cosa si palesa tutta in una volta, un brutto dritto in rete e un servizio molle preda della risposta di John lo fanno precipitare sotto 5-0, e poco dopo il secondo set va a Isner, che chiude con due ace consecutivi terrificanti, e un “C’mon!” che si sente fino alle file più lontane. Per quanto visto finora, il terzo set è una conclusione giusta.
Il parziale decisivo vede subito un game lottatissimo, con Filip che annulla una palla break (non ne concedeva dal primo turno di servizio del match), e prosegue con John che non concede praticamente nulla quando batte, e cerca di aggredire appena può quando risponde, si vede la differenza di esperienza in favore dello statunitense in questa fase. Nel nono game ancora palla break annullata da Krajinovic, il gioco è più spezzettato adesso, e questo favorisce certamente Isner. È di nuovo tie-break, nel set John ha concesso 3 punti in tutto nei 6 game giocati alla battuta, l’inerzia pare dalla sua parte. Il brutto dritto sparato lungo da Filip che gli costa il minibreak in avvio ne è il sintomo evidente, ma il tenace serbo non si scompone, lo recupera con una risposta bassa mal gestita a rete da John, e passa in vantaggio, che bravo. Ancora gran risposta nei piedi, ed è match point: servizio al centro, dritto incrociato, e il primo finalista di Bercy 2017 è il qualificato Filip Krajinovic, alla settima vittoria consecutiva qui (di cui un W/O), che si lascia cadere a terra in lacrime, con il coach che si toglie la maglietta in piena esaltazione agonistica di stampo balcanico. Bravissimo, soldatino Filip, e non è detto che sia finita qui. L’ultimo uscito dalle qualificazioni andato in finale di un “1000” era stato Jerzy Janowicz proprio qui nel 2012, i tennisti USA non vincono uno Slam o un masters 1000 dal 2010, quando Andy Roddick conquistò Miami. La speranza per il tennis a stelle e strisce, qui a Parigi, ora è Jack Sock.
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— doublefault28 (@doublefault28) November 4, 2017
Un’esultanza memorabile per coach Petar Popovic!
In conferenza stampa, Filip ci ha detto: “È stato difficile controllare le emozioni, quando sono andato a servire per chiudere il match mi tremava la mano. Ce l’ho fatta, è il più bel giorno della mia vita. Nel periodo in cui ero infortunato facevo fatica a trovare sponsor, mi dicevano di no. Ma ho avuto grande supporto da Novak Djokovic, mi ha aiutato, mi ha dato un coach, e da tutto il team di Davis. Nole per noi in Serbia è un eroe. L’atmosfera nello stadio durante il tie-break del terzo set è una sensazione che non dimenticherò mai, per tutta la vita“.
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[16] J. Sock b. [WC] J. Benneteau 7-5 6-2 (da Parigi, Chiara Gheza)
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La seconda semifinale di giornata è il momento più atteso per il pubblico di Parigi. Il campo centrale è tutto esaurito quando, nel buio più totale, Julien Benneteau, nato a Bourg-en-Bresse, Auvergne-Rhône-Alpes, Francia, fa il suo ingresso dal tunnel esagonale. Lo sfidante, in questo piovoso sabato parigino, è lo statunitense Jack Sock, che ha perso contro il transalpino nell’unica precedente occasione in cui si sono incontrati su un campo da tennis, ovvero nel terzo turno del ATP Masters di Shanghai 2014. Allora finì 6-3 6-4 per Benneteau. Jack non si gioca solamente l’ingresso in finale a Parigi, ma anche l’accesso alle Finals di Londra.
Il primo punto dell’incontro è di Julien (errore in pallonnetto commesso da Sock) e l’applauso dell’Accorhotels Arena è scrosciante La tensione gioca però un brutto scherzo a Benneteau che sembra contratto e, con un errore a rete, cede il servizio a Jack in apertura. Entrambi i contendenti sono comunque molto fallosi e lo spettacolo stenta a entrare nel vivo. Sock gioca un terrificante quarto game in battuta: doppio fallo, seguito da due errori gratuiti e sul 30 – 40 altro dritto in corridoio. Si torna in parità. Jack si aggrappa al suo incredibile dritto per vendicarsi subito con un controbreak. L’atmosfera sul centrale non riesce a diventare elettrica com’era invece accaduto nella serata di venerdì, fino a quando Julien, dopo aver conquistao l’ennesima palla break di questo inizio incontro, non chiama il suo pubblico a raccolta agitando il pugno. Tra le grida “Julien, Julien” Sock affossa un colpo in rete e, voilà, cede ancora il servizio. Adesso Benenteau lotta su ogni colpo, corre per tutto il campo e regala una palla corta da applausi (non solo francesi). L’unico spettatore che urla “go Jack” ha la brillante idea di farlo a gioco in corso, innervosendo così lo stesso Sock. Finalmente i giocatori al servizio hanno trovato il ritmo e si ferma l’emorragia di break. Julien in particolare diverte con belle discese a rete. Sul più bello (per il pubbico di casa), però, uno spento turno in battuta di Julien e un nastro, tutt’altro che transalpino, spegne gli entusiasmi e regala a Sock la possibilità di andare a servire per il set sul 6 a 5 in suo favore. Jack, pur rischiando, si prende il parziale con un bel dritto angolato.
Dopo l’emozionante fine del primo set, l’avvio di secondo è abbastanza regolare, con i giochi che seguono il servizio, senza sussulti. Sock è particolarmente sciolto sui propri turni. Il quinto gioco vede scambi divertenti e la prima palla break del set. A giocarsela è lo statunitense. Julien non trema e l’annulla con un ace. Il francese è in trance agonistica e si arrabbia molto con se stesso dopo ogni errore. Jack dal canto suo resta tranquillo e, alla seconda occasione utile, approfitta di un doppio fallo di Julien per strappargli il servizio. Sock vede il traguardo: il suo dritto ora è ingiocabile. Julien non ha più energie e, con un pessimo turno di battuta, manda Jack a servire per la vittoria (ancora un doppio fallo sulla palla break). Jack passeggia nell’ultimo game su quel che resta di Julien e vola in finale. Il sogno di Benneteu finisce qui, mentre per Sock le porte delle Finals sono ancora aperte. Dovesse vincere domani, sarà primo titolo “1000”, top-10 ATP e qualificazione per Londra. E metterebbe fine a una striscia di 107 vittorie europee di fila tra Slam, 1000, e ATP Finals. Se non sono motivazioni queste.
In conferenza stampa Sock, che sfoggia un bracciale con la scritta “TEAM JACK“, è apparso tranquillo e ha dichiarato di non sentire la pressione: “È stato più difficile oggi giocare contro un tennista francese davanti a un pubblico francese. Sono però sopravvissuto a questo incontro, ho giocato un buon tennis. Domani la vedo solamente come una buona opportunità per raggiungere tutti i traguardi che conseguono alla vittoria“.
Risultati:
[Q] F. Krajinovic b. [9] J. Isner 6-4 6-7(2) 7-6(5)
[16] J. Sock b. [WC] J. Benneteau 7-5 6-2