MEDVEDEV, IL PRIMO VINCITORE
Daniil Medvedev ha vinto il primo incontro di questa nuova manifestazione, e su di lui è ricaduto l’onere di esprimere i primi giudizi sui nuovi regolamenti. “A livello generale queste nuove regole mi son piaciute molto. È stato divertente in un certo senso avere per le mani qualcosa di nuovo come questo, specialmente alla fine della stagione, quando arrivi comunque stanco.” Il russo è stato molto chiaro tuttavia nell’esporre quale sia secondo lui la regola più ‘scomoda’ e in un certo senso anche meno praticabile: “Il fatto che il pubblico possa parlare e muoversi è molto difficile da gestire, perché già muovendosi si produce molto rumore e se possono anche parlare concentrarsi è enormemente difficile, lo è stato soprattutto all’inizio”.
Mentre anche in questo caso pochi dubbi su quale sia la sua preferita: “Il coaching alla fine di ogni set mi ha aiutato molto, e credo sia l’unica novità veramente applicabile nel circuito senior. Credo che il tennis sia l’unico sport in cui non c’è la possibilità di parlare col proprio coach, e non credo sia giusto considerando che comunque tu lavori col tuo coach per tutto l’anno. Perché non dovrei parlarci durante il gioco?”. Il problema potrebbe sorgere nel caso di un giocatore, magari giovane, che non può permettersi il miglior coach del mondo, e che magari affronta un avversario che invece può parlare con un vero “fuoriclasse” di categoria. Medvedev però non si scompone, affermando come “all’inizio tutti lavorano per arrivare al top e avere di conseguenza dei benefit, e credo che questo sia uno di quei benefit. Chi guadagna di più in genere è anche chi vince di più, perché può spendere di più”.
IL PRIMO SCONFITTO, KAREN KHACHANOV
Anche per Khachanov gran parte delle regole non sono troppo problematiche, compresa la mobilità del pubblico, che non ha disturbato troppo il giovane russo. Su quale sia la regola più applicabile nell’immediato nel circuito ATP, Khachanov ha sostenuto che “la tecnologia Hawk-Eye è un’ottima cosa da importare, anche se cambierei la voce (ride, ndr). Ma si tratta comunque di un’ottima cosa. E anche lo shot clock credo sia molto buona come novità, almeno per il tennis per come è adesso”. Novità che non gli è piaciuta è stato l’accorciamento dei set a suo dire “troppo corti, se si considera che il match poi è durato comunque 1h e 50m. Credo fosse questo che voleva l’ATP riguardo alla riduzione del tempo, ma se fossimo andati al quinto set la partita sarebbe durata 2h e 20m, come in una situazione normale. In questo modo oltretutto se perdi il servizio poi diventa difficile rientrare nel set. Di sicuro intrattiene di più il pubblico, ma ci si deve comunque abituare”.
Karen che comunque ci tiene a sottolineare come da parte degli otto giocatori non ci sia alcuna intenzione di giocare questo torneo come se si trattasse di una esibizione: “Okay non abbiamo i punti, ma c’è comunque un prize money. Per noi si tratta comunque di un torneo prestigioso, ci siamo qualificati, siamo qui e vogliamo giocare seriemente”.
SHAPOVALOV, IL DELUSO (E CONFUSO) DELLA PRIMA GIORNATA
Il giovane tennista canadese, il più giovane dei NextGen qui a Milano, non ha bene le idee chiare su quali siano le migliori regole e le peggiori: “Credo che comunque si tratti di cose molto differenti, non è facile ma per ognuno è diverso. In ogni sport credo ci sia la necessità di andare avanti e cambiare. È divertente comunque avere un torneo in cui si possano sperimentare queste nuove regole. Chiaramente all’inizio della partita tante cose diverse mi hanno condizionato, ma dopo un po’ ti abitui anche alla situazione in cui ti trovi. Durante il match sei comunque concentrato. Cosa tenere di queste regole? “Non saprei quale regola sia più trasportabile all’interno del normale circuito, non ho una vera opinione ancora, ho giocato una sola partita. Ma ad essere onesto non credo vedremo questi grossi cambiamenti nel circuito, almeno non così presto”.
In merito al match perso contro Chung, Shapovalov non toglie nessun merito al suo avversario: “Ha giocato benissimo, rimanendo molto solido per tutta la durata del match. Io forse non ho giocato bene come avrei voluto nei momenti e nei punti importanti, e probabilmente è questo che poi alla fine ha fatto la differenza. Oltretutto i questo tipo di situazione perdere anche solo due punti di fila può fare tutta la differenza possibile, ma credo vadano fatti solo complimenti a Chung, ha giocato un gran match”.
QUINZI, SODDISFAZIONE E RAMMARICO
La delusione c’è, dopo l’ottima prestazione offerta contro Andrey Rublev. “Ci ho sperato fino all’ultimo ma mi è mancato qualcosa nei due tie-break e forse non ci ho creduto abbastanza. Il mio allenatore Fabio Goretti mi diceva di cambiare spesso la direzione dei colpi per non dargli riferimenti, altrimenti se lui può colpire in tranquillità fa veramente male. Ma non sempre sono riuscito a eseguire il compito. A questi livelli non sono ancora abituato, anche fisicamente, quindi nel finale ho sofferto”. Lo stato d’animo però è positivo, dopo l’insperata qualificazione e un incontro che l’ha visto lottare alla pari contro un giocatore che abita la top 50 ATP. “Tennisticamente so di valere questo livello, mentre il problema è trovare la continuità: fare le stesse cose per più tempo. Ora troverò Denis Shapovalov, che è un altro avversario ostico, molto diverso rispetto al russo. Io starò lì sempre punto su punto, come ho fatto oggi. Venderò cara la pelle in ogni partita”.
CORIC APPREZZA… IL NO-LET
“Mi sono piaciute le nuove regole. Soprattutto, devo dirlo, la regola del let al servizio, che mi ha aiutato molto sul match point. Ma al di là della mia fortuna, credo che sia una cosa che si potrebbe estendere anche agli altri tornei, anche perché nei fatti spesso la deviazione del nastro non c’è o è molto piccola, e sta anche all’arbitro chiamare il let o meno. Per cui credo non sia necessario chiamare il let ogni volta. Ma anche lo shot clock credo sia ottimo, anche se un po’ difficile da gestire all’inizio, ma a volte mi sembra che passi veramente troppo tempo tra un punto e l’altro. Lo stesso coaching mi piace molto, anche se credo sia meglio che il coach venga in campo, perché con queste cuffie è tutto più complicato. Trovo interessante invece che anche il pubblico in TV possa sentire ciò che ci diciamo”. Borna è molto positivo anche sulla possibilità per il pubblico di muoversi e parlare, la più osteggiata dagli altri giocatori. “Devo essere onesto, non ho notato quasi nulla di ciò che succedeva ai lati del campo, solo un paio di volte ho notato che qualcuno stava camminando e la cosa mi ha dato un attimo di fastidio. Ma per il resto, tutto ok”.