Dopo un periodo carico di silenzi, è finalmente arrivato l’atteso report sulle condizioni fisiche di Andy Murray, fermo ai box da metà luglio per curare un problema all’anca rivelatosi molto più serio di quanti molti immaginavano. Ad aggiornare i molti interessati ha pensato lo stesso campione scozzese, che si è sottoposto a una lunga conferenza stampa in coda all’evento in favore di Unicef da lui stesso patrocinato e a cui ha partecipato, in veste di ospite speciale, Roger Federer. Naturalmente sottoposto a una corposa sessione di domande volte a conoscere lo stato del suo percorso di recupero, Murray ha messo in mostra un atteggiamento molto prudente, e non ha voluto dare garanzia alcuna a chi lo immagina già in grado di competere ai consueti livelli già dall’inizio della stagione ventura.
L’ex numero uno del mondo insomma sta procedendo a piccoli passi senza lasciarsi corrompere dalla fretta, già cattiva consigliera – e probabile fattore aggravante dell’infortunio – la scorsa estate. “Spero di andare in Australia, la riabilitazione procede bene ma in questi casi non è possibile prevedere cosa può succedere nel lungo periodo. A volte ci sono dei contrattempi fastidiosi, ma le cose possono prendere una piega positiva anche molto velocemente. Mi sto allenando sul campo ormai da qualche settimana e alcuni giorni sono davvero buoni mentre altri non molto. So che prima o poi raggiungerò l’obiettivo ma non devo mettermi pressione: ho provato ad affrettare il recupero per giocare gli US Open e ho solo peggiorato le cose. Mi sono detto che ci avrei provato, dopotutto era l’ultimo Major della stagione, ma non è stata una buona idea“.
Ancorché lentamente, il programma di allenamenti procede comunque nei tempi grossomodo stimati: “Ho certamente trascorso più ore in palestra che sul campo, ma da un paio di settimane sono tornato a prendere in mano la racchetta per un’ora e mezza, due ore al giorno. Non sono allenamenti al 100% dell’intensità, sto provando a recuperare lentamente un po’ di confidenza e intanto riempio il serbatoio di benzina”. Tutto questo, ovviamente, in attesa di tornare a giocare senza limitazioni di sorta. “Quando rientri da un infortunio non sai quando arriverà quel momento, ma arriverà. So perfettamente che una volta di nuovo nel tour, specie nelle primissime partite, non sarò subito al livello che siete abituati a vedere, ma sono fiducioso. Ho potuto constatare negli ultimi giorni che colpisco la palla molto bene, ma un conto è giocare in allenamento all’80%, un altro competere per due ore e mezza in un incontro duro“.
Richiesto di addentrarsi nelle cause che potrebbero aver scatenato il problema all’anca, Murray ha preferito restare sul vago. “Sono successe alcune cose di cui preferirei non parlare in questa sede. Posso solo dirvi che ho iniziato ad avere fastidi durante il Roland Garros e a Wimbledon avevo raggiunto il limite di sopportazione, dunque ho parlato con alcuni specialisti e insieme al mio team ho deciso di fermarmi fino al completo recupero. Per fortuna la terapia conservativa è stata ritenuta sufficiente, un intervento chirurgico sarebbe stato molto più complicato da gestire“.
Il due volte campione olimpico ha confermato che i programmi prevedono un blocco di preparazione negli Stati Uniti, presumibilmente in dicembre. “Si, andrò a Miami per un paio di settimane, poi se tutto filerà liscio vorrei arrivare in Australia molto prima rispetto alle ultime stagioni. Siccome non sarò al massimo fin da subito voglio almeno concedermi il tempo di adattarmi con calma alle condizioni di gioco“. Secondo i piani lo scozzese dovrebbe ricominciare – assieme a Nadal, Kyrgios e Dimitrov – da Brisbane. Il torneo scatterà però già il primo dicembre, e questi aggiornamenti sulle sue condizioni fisiche sembrano poter minare le certezze sulla sua presenza.
Roger Federer, per la prima volta in campo in Scozia e fermo a sua volta da luglio a dicembre lo scorso anno, ha suggerito a Murray di seguire una strada simile a quella da lui percorsa, se non proprio la stessa. “Siamo professionisti e l’istinto è quello di tornare il prima possibile, ma certe volte è meglio posticipare i nostri obiettivi personali. Il mio suggerimento è di allenarti bene e con calma, per tornare solo quando sarai più che certo di aver risolto tutti i problemi. Del resto hai ancora davanti molti anni di carriera, non c’è motivo di avere fretta“. Se lo dice lui, c’è da dargli retta.