Andrey Rublev ha giocato un’ottimo torneo, ma quando arriva in sala conferenze dopo la finale persa contro Hyeon Chung è visibilmente rattristato in volto e a fatica risponde alle domande. La delusione è tanta, anche perché “… stavo giocando molto meglio di lui, stavo dettando il ritmo ma poi ad un certo punto tutto è cambiato, ho lasciato emergere le mie emozioni e tutto è cambiato. Chung è riemerso e alla fine ho perso solo per colpa della mia testa“. Componente mentale su cui ora Rublev riconosce i propri limiti, soprattutto se paragonati alle capacità del sud-coreano, che invece rimane sempre nel match riuscendo a passare oltre qualsiasi cosa. È tuttavia soddisfatto del lavoro svolto il russo, specie se lo paragona a come era partito a inizio anno: “Sono migliorato tantissimo, ho raggiunto traguardi molto importanti e sotto l’aspetto mentale sono migliorato tantissimo e mi controllo molto meglio, ma è chiaro che se voglio competere coi migliori al mondo così non è sufficiente“.
Più disinvolto invece Hyeon Chung al suo arrivo in conferenza stampa. Il suo è stato un torneo eccezionale, specie se si considera che il sud coreano non era arrivato a Milano con l’idea di vincere. Ancora una volta a stuzzicare la curiosità dei presenti è la sua forza mentale, curiosità che Chung non sa bene come soddisfare: “Durante il match resto sempre calmo, se succede qualcosa che mi rende nervoso, come nel secondo set quando ero sotto di un break dopo aver perso il primo parziale, cerco comunque di restare in partita attuando il piano tattico che mi sembra migliore, e poi di sfruttare al massimo ogni chance”. Lo stesso allenamento col suo metal coach si basa sulla “… poker face, restare tranquillo senza far trasparire nulla. Poi vincere ti aiuta comunque a giocare sempre meglio”.