Eccoci a marzo, il mese che regala soddisfazioni inaspettate a Querrey in quel di Acapulco e a Pablo Cuevas sul clay di San Paolo. È anche e soprattutto il mese in cui la campagna d’America di Roger Federer si rivela trionfale. A Indian Wells batte in finale Wawrinka portandosi a casa il torneo senza perdere un set, nemmeno contro Nadal incrociato (e steso) agli ottavi. Il bis a Miami nelle due settimane successive è tanto più sofferto quanto gustoso: all’ultimo atto è ancora Fedal , ma preceduto da una battaglia in semifinale contro Kyrgios risolta dopo tre tiebreak. Ma se Roger nel corso dell’anno darà ampiamente modo di continuare a parlare dei suoi successi, gli albori della primavera fanno sbocciare anche fiori fragili. L’ATP 500 di Dubai regala l’unico trofeo stagionale ad Andy Murray, che comincerà l’anno da re del ranking e lo finirà in sofferenza. Negli Emirati Arabi lo scozzese diventa sceicco superando in semifinale Pouille e poi spazzando via Verdasco in una finale senza storia. L’antefatto è però il match dei quarti contro Kohlschreiber: negli occhi ci resta il tiebreak del secondo set, vinto dallo scozzese 20-18 in un vortice di occasioni sprecate ed emozioni.
IL PRE-PARTITA
La finale di Doha persa con Djokovic e l’eliminazione precoce agli Australian Open contro Micha Zverev avevano messo il sale sull’inizio di stagione del numero uno del mondo. I primi due turni del Duty Free Championships scorrono per Andy senza sussulti (Jaziri e Garcia Lopez) fino all’incrocio con Kohli, che arriva ai quarti superando Muller e Medvedev. Il tedesco l’ha fatto sempre soffrire, pur partendo sotto 4-1 nei precedenti: ogni volta è riuscito a strappargli almeno un set. Si intuisce che non sarà una passeggiata.
LA PARTITA
[1] A. Murray b. F. Kohlschreiber 6-7(4) 7-6(18) 6-1
Kohlschreiber sembra in palla e spinge a tutto braccio con un dritto spesso vincente. Murray è solido sui turni di servizio e il primo set si conclude, quasi logicamente, in un tie break che prende però la via del numero 29 del mondo. Murray è tradito da un doppio fallo di troppo. Lo scozzese però reagisce e si porta avanti 3-1 nel parziale successivo, arrivando poi a servire per il set sul 5-4. Proprio quando l’inerzia sembra cambiare, il tedesco strappa il servizio trascinando il match al secondo tie. Si gioca già da due ore. Murray sale 6-4, ma si vede annullare i primi due set point. Qui esplode lo spettacolo, perché la tensione non influisce sul livello altissimo delle giocate. Sotto 9-8, Murray annulla un match point con una smorzata capolavoro che induce gli dei del tennis a sorridergli. Dopo sette match point annullati, il numero uno del mondo porta la contesa in parità: un set per parte. Per chi risale da una situazione simile, vincere 6-1 il terzo set è poco più di una formalità.
PERCHÉ PROPRIO QUESTA?
Per tenuta mentale, coraggio, intensità e capacità di lettura è stato il miglior Murray di una stagione stregata. Nei pochi minuti di un tiebreak abbiamo sfogliato il bignami delle doti che l’hanno portato nell’anno precedente sul tetto del mondo. D’inerzia e d’esperienza, lottando contro gli scricchiolii, si trascinerà poi fino all’emozionante semifinale del Roland Garros persa da Wawrinka. Prima di alzare bandiera bianca a Wimbledon, sconfitto dall’anca dolorante. Un punto di non ritorno?