La pecorella Aljaz tornerà dunque all’ovile sloveno. Il grande sogno di Bedene, l’ambizioso disegno di rappresentare l’impero britannico nelle competizioni riservate alle rappresentative nazionali, è definitivamente naufragato in un oceano di carte bollate, ricorsi e arbitri ostili. Dapprima fu l’ITF a lanciare segnali poco rassicuranti, a pochi giorni dal trionfo nella finale Davis contro il Belgio di due anni fa; finale che l’attuale numero 49 ATP aveva addirittura sperato di giocare. Niente da fare, nessuna decisione era stata presa in tempo utile: “si ripresenti“, il succo del messaggio lanciato dall’organizzazione internazionale del tennis allo speranzoso giocatore recatosi a Praga per ricevere l’agognato nulla osta.
La sentenza arrivò nel marzo dell’anno successivo, e non fu quella desiderata: ai sensi dell’articolo 34, comma primo, del rinnovato regolamento Davis – il giocatore è qualificato a rappresentare una nazione se non ne ha rappresentata un’altra in carriera – il buon Aljaz, avendo in effetti gareggiato per la Slovenia in passato, è stato ritenuto non idoneo, e hai voglia a dimostrare che il passaporto brit gli era stato consegnato in anticipo rispetto all’entrata in vigore della nuova norma ostile. Supportato dalla LTA, Bedene aveva quindi fatto ricorso presso Sport Resolutions, un arbitrato presieduto in quel caso dal giudice Charles Hollander, il quale aveva confermato la bontà della decisione presa dal board ITF; decisione peraltro ritenuta rispettosa dei principi scanditi nei trattati comunitari relativi alla libera circolazione dei cittadini negli Stati membri.
Scottato e deluso ma al contempo desideroso di poter vivere l’esperienza olimpica da protagonista, Bedene ha infine abbandonato le speranze di poter colpire la pallina per conto della sua nazione adottiva, optando per un precipitoso dietro front. “Ringrazio la Gran Bretagna e la LTA per il grande supporto e per avermi fatto vivere la possibilità di realizzare un sogno – ha dichiarato il tennista -, ma a questo punto della carriera non posso permettermi di non giocare la Coppa Davis e soprattutto le Olimpiadi del 2020, che restano il mio più grande obiettivo. Dal primo gennaio prossimo competerò per la Slovenia, la mia nazione di nascita“.
Dichiarazioni che certo non trasudano convinzione e profumano vagamente di volpe e uva, ma ai dirigenti federali sloveni sarebbero potute giungere notizie peggiori, tutto sommato.
My statement.. pic.twitter.com/tmggoBw6Zc
— Aljaz Bedene (@AljazBedene) December 15, 2017