Esiste da sempre questo ‘concorso di competenze’ tra giustizia sportiva e giustizia ordinaria. Ogni contenzioso svolge il suo iter prima nell’alveo dei tribunali e delle corti federali, passando poi alla magistratura ordinaria solo qualora i capi d’imputazione lo rendano necessario. È quello che è accaduto al processo che coinvolge Potito Starace e Daniele Bracciali, invischiati dall’ottobre 2014 in uno scandalo di scommesse e presunte combine. Un sistema di condizionamento degli incontri, venuto a galla grazie ad alcune conversazioni Skype e nel quale Bracciali avrebbe svolto il ruolo di ‘reclutatore’, si sarebbe inoltre servito del coinvolgimento organizzativo (tra gli altri) dell’attuale dirigente del Perugia Calcio Roberto Goretti.
LE DECISIONI DELLA GIUSTIZIA SPORTIVA
Un iter parecchio tortuoso, snodatosi attraverso la prima sentenza del Tribunale Federale (agosto 2015) che aveva radiato i due tennisti, ha poi visto un ridimensionamento delle accuse a seguito della necessità di rifare il processo di secondo grado che aveva inizialmente prosciolto Starace e ridotto la condanna a Bracciali. Nella sua sentenza definitiva dell’aprile 2016, la Corte d’Appello ha assolto Starace con formula piena e inibito per 12 mesi Bracciali (violazione articolo 1 del regolamento di giustizia FIT), la cui posizioni in qualità di “reclutatore effettivo” della presunta rete di combine è sempre apparsa più compromettente rispetto al suo ex compagno di doppio. Nessun illecito sportivo è stato però riscontrato ai suoi danni.
IL PROCESSO PENALE
Tra le prove su cui si basa l’impianto accusatorio, cosa effettivamente ha retto alla prova della magistratura ordinaria? Le indagini del processo penale, nato presso la procura di Cremona come costola del procedimento sportivo, erano state chiuse nel luglio 2015. L’accusa è stata pesante sin dall’inizio: associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva. Il processo è cominciato effettivamente nel maggio 2016 con l’udienza preliminare, sopravvivendo a diverse minacce di spostamento a causa di contestazioni di legittimità territoriale. Anche l’iter della giustizia ordinaria sembra ormai prossimo alla conclusione, in virtù dell’avvicinamento del termine di prescrizione (ottobre 2018). I reati contestati riguardando il periodo tra il 2007 e il 2011.
Secondo quanto affermato da Tennisitaliano, i recenti sviluppi non hanno aggravato la posizione dei due imputati. Anzi, le perizie informatiche dell’ex comandate del Nucleo Speciale Frodi Telematiche Umberto Rapetto avrebbero smontato le basi dell’accusa. Nonostante questo, le richieste del PM incaricato rimangono cospicue: due anni e otto mesi di reclusione per Bracciali, due anni e sei mesi per Starace. Nel costituirsi parte civile all’interno del procedimento, tre organi hanno avanzato richieste di risarcimento: FIT e CONI per 30000 euro, l’ITF addirittura per 1 milione di euro.
LE SPERANZE DI DANIELE
Potito Starace sembra aver rinunciato quasi definitivamente all’attività agonistica, mentre Daniele Bracciali culla ancora la speranza di riprendere a giocare con regolarità. Lo ha raccontato ai nostri microfoni, specificando come il coinvolgimento in un processo penale gli permetta di prendere parte a eventi ITF ma non a eventi ATP: l’associazione dei tennisti professionisti ha esercitato il diritto di sospenderlo in attesa del giudizio. Dal punto di vista sportivo Daniele non ha alcun impedimento, non essendo mai stato squalificato ma soltanto inibito dalla sentenza della Corte d’Appello. L’eventuale esito positivo della sentenza del 9 gennaio sbloccherebbe la sua situazione e gli permetterebbe di partecipare già al torneo di doppio dell’Australian Open. Il 39enne di Arezzo può infatti attivare la procedura del ranking protetto che gli garantirebbe l’ingresso in entry list da n.86 di specialità. Gli manca però un compagno, che occupi “intorno alla 60esima posizione, non di più“, come ha specificato lo stesso Daniele. I suoi connazionali sono tutti impegnati e dunque la ricerca non appare delle più agevoli. Dopo l’ultimo incontro disputato in coppia con Starace a Mosca 2014, Bracciali è sceso in campo soltanto altre tre volte: all’Australian Open 2015 (in coppia con l’olandese Huta Galung, sconfitti al primo turno) e in due turni del Futures di Piombino lo scorso agosto, in coppia con Claudio Grassi.
Per poter programmare un altro anno nel circuito però – “a fine 2018 poi tirerò le somme e vedrò come proseguire; se non dovessi avere ranking allora mi dedicherò all’insegnamento“, ha spiegato Daniele – serve l’assoluzione da questa brutta faccenda. La palla passa ora alle aule di tribunale.