D. Medvedev b. A. De Minaur 1-6 6-4 7-5
This is the dawning of the age of Aquarius…
Citiamo la più celebre canzone del musical Hair, perché è proprio sotto il segno dell’acquario che Alex De Minaur (n.167 ATP) e Daniil Medvedev (n. 84 ATP), finalisti oggi degli Internazionali di Sydney, nacquero rispettivamente nel 1999 e nel 1996; a Sydney il primo e a Mosca il secondo. Le somiglianze tra i due ragazzi proseguono nella notevole maturità tattica che mostrano sul campo – tanto più sorprendente se si considera la loro limitata esperienza – e qui finiscono. Fisicamente e tecnicamente sono all’opposto dello zodiaco l’uno rispetto all’altro.
L’allampanato moscovita (198 cm di statura) è un intelligente e freddo colpitore da fondocampo che ha nel rovescio bimane e nel servizio i punti di forza; nei colpi al volo e, in misura decrescente, nel diritto e nella staticità quelli di debolezza. De Minaur è un tennista a tutto campo, molto aggressivo nell’atteggiamento tout court –da qui il soprannome Demon datogli dai suoi connazionali Kyrgios e Kokkinakis – scattante come un centometrista di livello, discreto sotto rete, solido in entrambi i colpi di rimbalzo ed eccellente nella risposta. Fisicamente quest’ultimo ricorda però un ordinario teen ager a digiuno di palestra e di carboidrati. Problema relativo per uno studente di college ma significativo per un aspirante tennista di vertice: 60 kg di peso corporeo sono infatti insufficienti per consentire al servizio di viaggiare a velocità adeguate e regalargli qualche punto “facile” che oggi, ad esempio, gli avrebbero fatto tanto comodo nel secondo e nel terzo set. Intonsa la casella dei loro precedenti. Intonsa anche la casella delle finali disputate da De Minaur, mentre Medvedev una finale l’aveva già disputata, a Chennai nel 2017, ma senza successo.
Oggi il russo si è rifatto al termine di un match che ha ricalcato per certi versi quello da lui disputato ieri contro Fognini. Surclassato – almeno nel punteggio – nel primo set dall’avversario; combattivo e vincente nel secondo e nel terzo. De Minaur non è riuscito a eguagliare il suo mentore e idolo Lleyton Hewitt che qui vinse nel 2000 a 18 anni di età.
http://gty.im/904404988
La cronaca
Il vento, la carica agonistica del padrone di casa e il tifo aperto a suo favore da parte degli spettatori si fanno sentire sin dai primi game in cui l’australiano – che ha iniziato a incitarsi dal primo 15 del match – si procura due palle break nel primo e nel terzo game: buona la seconda e vantaggio reso voragine da un secondo e un terzo “scippo” di servizio al quinto e al settimo game che gli regalano il set in 31 minuti. Sino a questo momento la partita è stata uno show di De Minaur che è parso più rapido negli spostamenti persino delle palline che ha colpito quasi sempre a tutto braccio, per tacer dell’avversario il cui volto smarrito inquadrato in primo piano al cambio di campo prima dell’inizio del secondo parziale, pareva un segnale di resa. Mai impressione fu più sbagliata.
Il secondo set è iniziato con l’australiano al servizio che si è pure concesso il lusso, nel terzo game, di un ace alla dirompente velocità di 142 km orari. Il fatto in sé insolito non ha però minimamente scomposto Medvedev che ha tenuto facilmente i suoi turni di servizio grazie ad una fallosità sensibilmente diminuita sul lato del diritto – impietosamente ma anche eccessivamente bombardato dall’inizio alla fine di ogni scambio dal suo avversario – e al servizio che gli ha evitato più sovente che nel primo set il rischio di dover iniziare il palleggio. Sul punteggio di tre pari la svolta del set e forse dell’intero incontro: De Minaur concentra in un unico turno di servizio una quantità di errori gratuiti superiore a quella fatta in tutti gli altri messi insieme e concede al russo, che di suo ci mette un magnifico passante incrociato di rovescio, il break. Il diritto vincente lungolinea con il quale il giovane Aussie annulla un set point nel nono game è di un chilometro orario più veloce del suo unico ace ma, ciò che più conta, ne mostrano lo spirito e la fiducia nei propri mezzi tipici dei campioni.
Medvedev, al quale come detto non difettano coraggio e tenacia nel gioco successivo non gli è però da meno nel lasciare andare il braccio (o le braccia) sul suo amato rovescio e riesce così con merito a guadagnare il set decisivo.
http://gty.im/904404976
Set finale degno di Monsieur Rocambole per i continui e, per l’appunto, rocamboleschi cambi di scenario. Daniil si porta rapidamente sul 4-0, in vantaggio di due break e ormai pressochè immemore di un errore gratuito, sia di diritto sia di rovescio. Ne concede però due consecutivi con la battuta nel sesto gioco; due doppi falli che gli costano il servizio e consentono a De Minaur (bravo a sua volta a non lasciarsi andare) di avvicinarlo sul 3-4. Nel nono game l’australiano annulla con una volée di diritto un match point a Medvedev al quale è tremato il braccio su un passante di rovescio tutt’altro che impossibile. Braccio che ha continuato a tremargli nel turno di servizio che avrebbe potuto dargli il titolo sul punteggio di 5 a 4 e perso opponendo poca resistenza e ancora sul 5 pari dove spreca malamente tre break point consecutivi e solo grazie a due errori gratuiti consecutivi del suo esausto avversario riesce a riprendere il vantaggio che difenderà con successo e facilità nell’ultimo gioco.
Una vittoria che rappresenta una grande impresa per lui anche in considerazione del fatto che, a differenza di De Minaur, aveva dovuto conquistarsi l’accesso al tabellone principale partendo dalle qualificazioni. Archiviata la finale, grazie alla quale i due protagonisti saliranno sensibilmente in classifica ATP, ora i ragazzi hanno poche ore di riposo prima di rientrare in campo per il primo turno di Melbourne dove il vincitore odierno affronterà Tanasi Kokkinakis e lo sconfitto se la vedrà con Tomas Berdych.