dal nostro inviato a Montpellier
La sfortuna di Jo-Wilfried Tsonga ha inevitabilmente invaso la copertina di giornata. Giunto in conferenza stampa visibilmente zoppicante, e dopo aver richiesto un adeguato plotone di bottigliette d’acqua, il francese ha dato maggiori dettagli sulla sua situazione. “È sicuramente una lesione muscolare nella zona ischiatica sinistra. Se grande o piccola, onestamente non lo so ancora. Devo fare ulteriori esami“. Le parole di Jo smentiscono anche l’iniziale sensazione, ovvero che il dolore fosse partito proprio sul 5-4, nell’ultimo game che di fatto è riuscito a disputare. “Ho iniziato a sentire una fitta già a cavallo tra il 3-2 e il 4-2 del secondo set. Ho continuato a giocare, non so quanto abbia inciso sul fatto che ho fallito quei due match point. Poi nell’ultimo game ho sentito come la sensazione di uno strappo e ho dovuto fermarmi“.
Il viso di Jo è disteso, il suo eloquio sereno, ma le parole che proferisce non sono estremamente incoraggianti. “Non so se giocherò a Rotterdam, e quindi a Marsiglia“. Poco dopo il sito ufficiale del torneo olandese annuncia l’assenza del campione in carica, certificando così l’uscita di Tsonga dalla top 25. Se lo stop dovesse comprendere anche il torneo di Marsiglia, del quale il campione in carica è sempre il francese, i punti persi diventerebbero 750 punti: tradotto in posizioni, rischierebbe di uscire dalla top 30. A fare il paio con queste considerazioni numeriche c’è una sua frase abbastanza laconica: “Arriva un momento della carriera in cui devi prendere decisioni importanti a proposito del tuo calendario“. Tradotto anche questo, e anche in ragione dei periodi di pausa che Jo ha scelto di prendere nella scorsa stagione per via della nascita del suo primo figlio (non giocò a Miami), a 32 anni si deve iniziare a selezionare i tornei. Il dibattito sul calendario fitto non si riaprirà, perché adesso l’attenzione di tutti è rivolta alla rincorsa di Federer, ma la solfa è la stessa.
Al termine della sconfitta nella semifinale del torneo di doppio – in coppia con Lamasine e contro i fratelli Skupski – Lucas Pouille è stato l’ultimo a commentare in conferenza stampa la sua prestazione. “Non è certo il modo ideale per andare in finale. Jo è un amico, dispiace vincere così”. Lucas appare anche pienamente consapevole di averla scampata bella – “Lui è stato molto aggressivo, ha giocato una grande partita. Non sono riuscito a esprimere il mio gioco se non a tratti nel secondo set” – ed è forse dalla necessità di mettere qualche altro minute nelle gambe che è derivata la scelta di giocare ugualmente la semifinale di doppio, poi persa. “Se può essere un rischio dal punto di vista fisico? Non credo, contro Jo sono stato in campo quanto, appena un’ora? Mi sento bene fisicamente, non è un problema giocare adesso“.
La prima semifinale ha fatto vedere certamente più tennis, e non vorremmo scivolasse in secondo piano la notizia che Gasquet ha colto la sesta finale consecutiva su questi campi. Sarà un ATP 250, ma il campo partecipanti sembra crescere di livello ogni anno – quest’anno ci sarebbero dovuto essere persino Berdych, saltato all’ultimo – e rimane un traguardo molto significativo per un giocatore che appena qualche mese fa arrancava dietro a una condizione fisica precaria, dopo l’operazione di appendicite, tanto da sentire il bisogno di partecipare a un torneo challenger (poi vinto, a Szczecin). Battendo Goffin, poi. “È un grandissimo giocatore. Sono molto contento perché qui le condizioni di gioco sono simili a quelle di Tokyo, dove invece mi ha battuto. Ho giocato un’ottima partita, è evidente che questo è il mio torneo preferito“. Arriva anche una conferma dei significativi miglioramenti nelle prestazioni d’allenamento: “Dopo l’operazione facevo fatica a prepararmi nel modo corretto ai tornei, adesso va molto meglio“. Adesso la finale contro Pouille, con cui è in ottimi rapporti. Sarà la sua terza contro un francese qui a Montpellier: “Non credo sia una circostanza che mi mette in maggiore difficoltà. È una sfida come le altre, certo siamo ottimi amici ma andrò in campo per vincere“.
Chiusura con David Goffin, che esce dal torneo con un silenzio piuttosto assordante se consideriamo che era il primo favorito del seeding (dipenderà dal fatto che nessuno sarebbe stato troppo contento di avercelo in finale, qui a Montpellier?). Poche parole, la solita pacatezza. “Non so come sia successo, ma nel terzo set ho perso la concentrazione“. Nel suo caso nessun dubbio o cambio di programma, andrà a Rotterdam e poi salvo sorprese anche a Marsiglia. Nell’ATP 500 olandese – dove difende i 300 punti della finale persa contro Tsonga – affronterà Paire al primo turno. Dopo la finale persa a Lille, le vacanze nello stesso posto e la gita qui a Montpellier la canzone è la stessa: Francia, Francia ovunque per il povero David.