N. Osaka b. [5] Ka. Pliskova 6-2 6-3 (da Indian Wells, il nostro inviato Luca Baldissera)
Il secondo quarto di finale del tabellone femminile va in scena in un centrale decisamente poco affollato, a seguire della sfida vinta da Juan Martin del Potro su Leonardo Mayer. Naomi Osaka (20 anni, 44 WTA) si prende la rivincita contro Karolina Pliskova (25 anni, quasi 26 – è del 21 marzo, 5 WTA), dopo il match interrotto a Toronto l’anno scorso, unico precedente, quando Naomi si dovette rititrare all’inizio del terzo set per un problema ai muscoli addominali. E che rivincita.
L’avvio è tutto per la nippo-statunitense, che brekka nel primo game grazie a un doppio fallo dell’avversaria, e sale 2-0 senza problemi. Pliskova sembra in difficoltà nel reggere il ritmo indiavolato che Osaka imprime agli scambi, è impacciata negli spostamenti soprattutto laterali, una sortita a rete si risolve in una brutta volée di rovescio fallita, un’altra la vede trafitta dal passante di Naomi. Secondo break, ed è 4-1 Osaka in 18 minuti, Karolina non è proprio entrata in partita. Un errore di Naomi le costa una palla break contro, ma è splendido il lungolinea di rovescio con cui la annulla, seguito da un vincente in cross e da un ace centrale, e arriva il 5-1. Grandinano vincenti su Pliskova, l’impressipone è che a Osaka la palla della ceca piaccia moltissimo, sui colpi puliti e veloci Naomi si avventa facilmente e produce accelerazioni devastanti. Il gran rovescio a uscire con cui Osaka, due game dopo, si prende il primo parziale, lascia Karolina ferma e impotente, il 6-2 è un punteggio che fotografa bene la differenza di valori espressa in campo finora dalle giocatrici. “Penso soprattutto di aver risposto bene“, riflette Naomi a fine match.
Nel secondo set le cose non cambiano, Pliskova perde ancora il servizio nel primo game, commette un altro doppio fallo, e in generale non appare attrezzata tatticamente per contrastare il bombardamento che le sta arrivando addosso. Per togliere almeno un minimo di sicurezze a una colpitrice indiavolata come la Naomi di stasera, ci vorrebbe qualche cambio di ritmo, qualche palla rallentata con il top-spin, qualche slice per riprendere fiato e campo. Nella sparatoria dritto per dritto, Osaka si sta dimostrando superiore. Un momento di distrazione, condito da un paio di brutti gratuiti, costa a Naomi il primo break subìto nell’incontro, 1-1, ma lei non fa una piega, e con un rovescio in controbalzo lungolinea da favole si riprende immediatamente il vantaggio, strappando per la quarta volta la battuta a una Karolina che non sa più che fare. Ci pensa Osaka, che evidentemente è in una delle sue tipiche fasi di “corrente alternata”, a far rientrare in partita l’avversaria, com un altro game (e controbreak) mezzo regalato, siamo 2-2, poi Pliskova tiene il servizio e sale 3-2. “Ho cercato di stare molto attenta quando servivo, quando nel secondo set mi sono fatta ri-brekkare la cosa mi ha scosso, e ho recuperato la concentrazione. Karolina ha un gioco completamente diverso da Sakkari, ma la conoscevo meglio avendoci già giocato, non è una che cambia il ritmo con il top-spin“, racconta Osaka in conferenza stampa, “è stato importante iniziare bene“.
Naomi si riaccende in fretta, ricomincia il martellamento, brekka per la qunta volta (su 8, tanta roba, contro una ottima battitrice quale è Karolina), e sale 4-3 e servizio. Il pubblico del terzo anello, anche a seguito della notizia del ritiro di Baghdatis che avrebbe dovuto giocare a seguire contro Raonic, viene fatto scendere nelle gradinate basse vicine al campo, si è creata una bella atmosfera alla fine. Gli applausi scrosciano entusiasti, Osaka picchia su ogni palla, siamo 5-3. Dev’essere terribilmente frustrante per una come Pliskova, che è abituata a essere quella che spinge e che attacca, avere la sensazione che quasi nulla della partita dipenda da lei. In un’ora e 18 minuti, Naomi chiude brekkando per la sesta volta, il sigillo è una gran risposta lungolinea di dritto. 6-2 6-3 alla numero 5 del mondo, prima semifinale Premier Mandatory in carriera, e best ranking minimo garantito alla posizione 31 WTA. La aspetta Halep, con cui ha perso 3 volte su tre, l’ultima a Melbourne due mesi fa, ma dopodomani probabilmente sarà una battaglia. “Il mio coach mi ha detto che ho giocato bene, ma che ci sono molte cose che posso fare meglio, non è mai contento, è un perfezionista. Non so se questo è il torneo della svolta per me, ma so che dall’inizio dell’anno mi sento molto più sicura di me, so quello che devo fare in campo. La cosa migliore che ho ottenuto in questo torneo è la consistenza“, conclude Osaka. Se ne sono accorte in tante, questo è sicuro.
[1] S. Halep b. P. Martic 6-4 6-7(5) 6-3 (Raffaello Esposito)
Ion Tiriac sostiene che a Simona Halep manchi solo convinzione per trionfare in uno Slam. Certo che dopo la doccia scozzese/australiana che ha portato a tre il numero delle grandi occasioni fallite (qui,qui e qui) sarebbe un balsamo per lei bissare in California il titolo 2015. Oggi giornata di quarti e sul Centrale Simona ha compiuto un passo importante nel torneo sconfiggendo Petra Martic, ventisettenne croata alla sua seconda vita tennistica. Forse il più bel match del torneo.
Si parte, Martic ha già battuto la sua avversaria ma sembra non ricordare. Il vento che soffia di traverso al campo ha già infastidito Coric e Fritz e fa altrettanto con i suoi colpi, che sono giocati con meno margine rispetto a quelli di Halep. In avvio Simona sfrutta al meglio il gioco cortissimo della sua avversaria per aggiudicarsi otto punti su nove e rompere immediatamente l’equilibrio. È già lo snodo chiave del set. La croata intanto fa pace con Eolo e trova misura e peso dei colpi, la sua pallina viaggia più diretta e veloce e proprio qui Halep ci mette testa. Non cerca di strafare, gioca in difesa e rimessa – perfettamente a suo agio – e difende il suo servizio fino al 6-4 benedetto dal nastro. I colpi di Martic si sono fatti pesanti, mette anche in mostra un’ottima mano in lunghi back di rovescio e in un paio di smorzate davvero dolci.
Nel secondo set, mentre il vento fa crepitare i microfoni a bordocampo e deviare le palline, Simona manca due palle break nel gioco d’apertura e perde la misura dei colpi. Petra invece continua a salire di livello, è una colpitrice naturale formidabile e adesso le entra tutto. Nemmeno l’intervento del fisioterapista la ferma. Scappa 5-2 ma manca la chiusura perché Halep la brekka sul più bello con due gran soluzioni e si guadagna il tie break. Potrebbe anche vincerlo – e sarebbe stato ingiusto – se sul 5 pari non sbagliasse lato su un dritto solo da chiudere tirando in bocca all’avversaria. Invece lo vince Martic e si va al decider.
Come nel secondo set la croata rischia grosso all’inizio ma salva con coraggio due palle break consecutive. La terza ai vantaggi è un gentile omaggio di Simona che spara fuori una facile risposta. Petra ha più coraggio, tira fortissimo ed è proprio un’incudine di dritto incrociato a propiziare lo strappo che la porta avanti 3-1. Halep gioca contratta e preda dei suoi fantasmi ma stavolta li sconfigge. Lottando su ogni palla ritrova il suo tennis, pareggia e sorpassa con tre giochi di fila. L’incontro è splendido e violentissimo, le occasioni fioccano continuamente e la differenza sta in un capello. Quello stesso capello che separa la palla di Martic dalla riga di servizio sul doppio fallo che le costa il break del 3-5 e poco dopo la partita. Simona col fiatone ma in semifinale contro Osaka o Pliskova.
Risultati:
[1] S. Halep b. P. Martic 6-4 6-7(5) 6-3
N. Osaka b. [5] Ka. Pliskova 6-2 6-3