Bencic, Kasatkina, Ostapenko, Osaka, Konjuh: le prospettive della generazione 1997 – Rileggi l’articolo del nostro AGF pubblicato in data 29 novembre 2016. Belinda Bencic, Daria Kasatkina, Jelena Ostapenko, Naomi Osaka, Ana Konjuh: confronti e possibilità di cinque talenti che stanno per compiere vent’anni
[20] D. Kasatkina b. [8] V. Williams 4-6 6-4 7-5 (da Indian Wells, Luca Baldissera)
Si dice spesso che nel tennis lo spettacolo migliore venga offerto dal cosiddetto “confronto di stili”. Quello andato in scena nella prima semifinale femminile a Indian Wells, tra la giovane russa Daria Kasatkina (20 anni, 19 WTA) e la veterana statunitense Venus Williams (37 anni, 8 WTA) è certamente stato un match tra tenniste diverse, che più diverse non si può, una sorta di scacchista prestata al tennis, qual è Daria, contro il prototipo delle picchiatrici moderne, ma piena di talento anche lei, ovvero la 7 volte campionessa Slam Venus. È il terzo confronto fra le due, una vittoria a testa, sono sempre state battaglie durissime (Auckland 2016, Kasatkina 6-3 al terzo, Wimbledon 2016, Williams 10-8 al terzo dopo oltre due ore e mezza). E stavolta, è una fantastica Kasatkina a spuntarla, dopo quasi tre ore di lotta serrata.
Fin dall’inizio Daria mette in mostra il suo repertorio di variazioni con la rotazione, di angoli intelligenti, di accelerazioni improvvise con il rovescio bimane in salto a seguito di palle velenose tirate profonde con lo slice. Ne consegue un vantaggio di 3-1, frutto di due break messi a segno contro uno concesso, e ci vuole tutta l’esperienza – e diversi attacchi rischiosi – di Williams, uniti a qualche errore della russa, per arrivare al pareggio, e poi al sorpasso. 4-3, bella partita finora. Venus si rende perfettamente conto di dover evitare a tutti i costi di farsi risucchiare nella ragnatela delle geometrie di Daria, e picchiando a tutto braccio non appena ne ha la possibilità, strappa ancora la battuta all’avversaria, andando a servire per il set sul 5-3. Arriva la reazione di Kasatkina, che piazza una splendida palla corta fintata vincente, e grazie al successivo errore di Williams con il dritto si prende il contro-break. Ma poco dopo, è lei a commettere doppio fallo, offrendo un set-point all’avversaria, e un gratuito di dritto completa la frittata: 6-4 Venus, un parziale di 5 game a 1, brava la statunitense a non disunirsi e a continuare a fare il proprio gioco anche quando era in difficoltà. “Sai qual è la differenza tra te e lei? Che tu hai vent’anni, e lei 37. Falla lavorare per conquistare ogni punto, e non aspettarti nulla, vai a prenderteli i tuoi“, è il “coaching” di Philippe Dehaes per Kasatkina.
Nel secondo set, nuova partenza con break in favore di Daria, che sembra aver assorbito bene la delusione, e realizza un paio di gran punti a rete con il taglio sotto la palla, è di nuovo 3-1 per lei. Williams deve salvarsi da due palle del doppio break, e del 4-1, e rimane in scia tenendo la battuta. Kasatkina è divertentissima da vedere, ma anche Venus, quando lascia andare le sue mazzate sia di dritto che di rovescio, a seguito del solito ottimo servizio, è uno spettacolo. Il pubblico apprezza, l’atmosfera nella frizzante serata californiana è piacevolissima, e per l’entusiasmo dei tifosi, Williams contro-brekka e raggiunge la giovane rivale sul 3-3. Ma stavolta Daria non ci sta, e con un gran gioco in risposta si riprende immediatamente il vantaggio. Arriva un game lottatissimo, da 22 punti, in cui Kasatkina annulla 5 palle break di cui due consecutive, e alla fine un errore di dritto di Venus manda la russa avanti 5-3. Si rivelerà la svolta del set, che Daria conquisterà poco dopo, 6-4. Si va al terzo, è una costante fra queste due giocatrici.
Nel parziale decisivo, è la volta di Williams partire in vantaggio, con un break al secondo game, poi tre brutti errori gratuiti, e una grande risposta di Kasatkina, le costano il turno di battuta. Sono passate 2 ore, che bella lotta, Daria tiene il servizio, e siamo 2-2. Ormai è battaglia punto a punto, Venus picchia e attacca, Daria manovra e piazza tocchi e smorzate di qualità. Si salva Williams da due palle break nel quinto game, da una nel settimo, ma tiene la testa nel punteggio. Sul 4-5, Venus va 0-30 sul servizio di Daria, a due punti dal successo, ma tocca alla russa salvarsi con bravura, e anche grazie ad alcune imprecisioni di Williams. Nell’undicesimo, però, un doppio fallo è fatale a Venus, e Kasatkina va a servire per il match in vantaggio 6-5. Non trema la giovane “Dasha”, come ama essere chiamata, e chiude 7-5, eliminando la quarta campionessa Slam in questo torneo (Stephens, Wozniacki, Kerber e ora Williams). La attende la finale più importante della carriera, contro Naomi Osaka, non hanno mai giocato prima. Che brava.
“Che partita, non riesco a connettere, sarà la peggior conferenza di sempre!“, scherza Dasha a fine match. “Le palle corte in momenti decisivi? Non ci penso, è una cosa che viene istintiva. Davvero, ho incontrato il mio coach e mio fratello dopo la partita, non riuscivo a parlargli. Naomi sta vincendo? Eh, sta giocando benissimo, tira così forte, è una pericolosa. In campo, ho avuto tante emozioni. Sei davanti a una folla del genere, giochi contro una leggenda, per esempio, sei nel terzo set, in risposta, e pensi: potrebbe essere la notte più importante della mia vita“.
N. Osaka b. [1] S. Halep 6-3 6-0 (da Indian Wells, Vanni Gibertini)
Difficile per chiunque andare in campo dopo una partita palpitante e spettacolare come Kasatkina-Venus Williams, specialmente quando l’ora è ormai tarda, la temperatura è in rapida discesa sotto i 15 gradi e molti spettatori in tribuna si sono spostati al bar oppure hanno riguadagnato i parcheggi. All’inizio le due protagoniste ci provano, purtroppo però per dar vita ad una grande sfida è necessario avere due giocatrici in campo, ed in questa semifinale una è mancata all’appello: dopo essere andata subito in svantaggio nei primi game, Simona Halep ha iniziato a forzare colpo su colpo, incorrendo in una marea di errori gratuiti e diventando sempre più furiosa con la situazione tanto da arrivare all’autolesionismo.
Osaka vince il sorteggio e sceglie di servire, iniziando a martellare da fondo come suo solito. Le due ragazze si affrontano a viso aperto sin dal primo “15” spazzolando le righe in allegria. Halep cede il suo primo turno di battuta con un doppio fallo, ma lo riprende subito grazie a qualche errore di troppo di Osaka. La rumena fa di tutto per non lasciare l’iniziativa all’avversaria: rimane sempre vicino alla linea di fondo, apre spesso e volentieri il campo ma finisce per perdere il controllo dei colpi. Sul 3-3 il break decisivo, grazie ad un bell’attacco di Osaka e ad un errore di Halep. In 33 minuti il primo parziale finisce 6-3 per la giapponese in un match dall’andamento molto rapido.
Il secondo set comincia esattamente come il primo: Simona che spinge a tavoletta ma fatica a tenere il controllo dei colpi e finisce per concedere il break in apertura con un doppio fallo. Sembra di vedere la Halep arrendevole di due anni fa che si lascia scappare le partite senza reagire. Sotto 6-3, 3-0 pesante, la rumena chiama il suo allenatore Darren Cahill che prova a darle la scossa: “Questa non sei tu, non è il tuo tennis. Resetta tutto, smetti di fare un errore dopo l’altro ed inizia a tenere le palle in campo. Puoi farcela. Cerca di attaccare la sua seconda ogni volta che puoi e quando sei nel palleggio da fondo, fai qualcosa di diverso”.
Tante belle parole, ma Simona è furibonda con se stessa e non riesce a calmarsi. “Non cerco giustificazioni, non sentivo la palla, lei era più pronta di me alla partita, è stata più forte, migliore di me. Non riuscivo a concentrarmi, sono uscita dal match, ho perso la concentrazione“, ammette una avvilita Halep a fine match.
Osaka dal canto suo è perfetta nell’assecondare l’autodistruzione della sua avversaria continuando a tenere alto il ritmo ed a creare occasioni per un errore di Halep. Le tante bandiere rumene presenti sugli spalti vengono riutilizzate come coperte per proteggersi dal freddo, ed il tifo che normalmente accompagna la n.1 del mondo in tutti i tornei non si sente più. Il secondo set corre via in un baleno e dopo soli 64 minuti Naomi Osaka può festeggiare la sua prima finale in un Premier Mandatory. “È andato davvero tutto bene, ho cercato di stare sempre attenta, in Australia contro di lei avevo sbagliato molto. Non ho voluto guardare a cosa succedeva dall’altra parte della rete, per non perdere concentrazione. La sensazione di essere arrivata in finale è quasi strana, in giro per il torneo non c’è quasi più nessuno, non ci sono abituata. La lezione di tweener con Dasha? Eh non so se sono migliorata, non credo che ne giocherei uno in partita. Forse rispetto a lei sono venuta fuori un poco più lentamente, lei era già testa di serie qui, ma in finale ce la metteremo tutta entrambe. Non so se questo è il mio torneo della svolta, non finché non sarà finito. Il mio senso dell’umorismo? Non so da dove mi arriva, i miei genitori non sono mica granché divertenti… credo di averlo preso da internet. A volte dico cose che io penso siano serie, e la gente si mette a ridere… sarà la mia faccia!“. Naomi, chi altri?
Risultati:
[20] D. Kasatkina b. [8] V. Williams 4-6 6-4 7-5
N. Osaka b. [1] S. Halep 6-3 6-0