[Q] D. Collins b. [8] V. Williams 6-2 6-3 (Raffaello Esposito)
“Per poco non mi sono messa a piangere quando ho visto Venus negli spogliatoi” racconta un’incredula Danielle Collins (93 WTA) al termine del match. Alla fine però a versare lacrime è stata Venus Williams (8 WTA). In semifinale a Miami troveremo quindi una ragazza, la dottoressa Danielle, che fino a un mese fa non aveva mai vinto un match a livello di circuito maggiore WTA. Per quanto riguarda Venus, doveroso tributare omaggio a una giocatrice di 37 anni che non si è ancora stancata di lottare in ogni match contro il tempo che corre e la subdola sindrome di Sjogren sempre in agguato. Williams è già un pezzo di storia del gioco, ma ogni volta che tocca un campo da tennis è come se ripartisse da zero, da quella ferrea volontà di vittoria che non la abbandona mai.
La stessa volontà che Danielle Collins ha mostrato nello spazzarla via dal campo in due set dominati, ancor più nel gioco che nel punteggio. Collins affronta il suo primo quarto di finale fra le grandi con un piano partita lucidissimo. Non ha paura di servire per prima e sceglie di spingere fin dai primi scambi. Gambe velocissime la guidano sempre bene sulla palla, usa molto il dritto corto in cross per portare Venus fuori posizione e punirla poi con il suo ottimo rovescio. Venus entra lentamente nel match venendo sorpresa e tramortita da una Collins che usa i suoi stessi metodi. Danielle sfrutta il momento, scappa via veloce sul 3-0 e da lì ogni game è una lotta ai vantaggi. La novellina si esalta nel corpo a corpo, ora Williams è entrata in partita e lei è intelligente nel difendersi con traiettorie più alte e liftate per poi ribaltare lo scambio. Sempre presente e solida come una roccia, Collins fronteggia le sole due palle break concesse da veterana. Nel primo caso attacca lei per prima, la seconda volta mette giù un ace. Cappello. La sua resistenza in difesa le vale il primo set quando Venus nell’ottavo gioco concede tre set point in battuta e sull’ultimo si arrende a un lob liftato in corsa che la scavalca.
Forse il braccio no, ma la testa di Danielle Collins è da campionessa. Nella pausa cancella tutto quanto fatto di buono e riparte con la stessa convinzione perché è ancora lei a staccarsi per prima sul 2-0. Williams reagisce con il suo ultimo colpo di coda per il pareggio ma visibilmente la tattica da boa constrictor della sua avversaria sta avendo la meglio. Venus non riesce mai ad avere un punto facile e il servizio non la supporta, anche perché l’altra è un ossesso in ribattuta. Il quinto doppio fallo le costa il 2-4 e la foga con cui il pubblico la sostiene è un buon indice della sua difficoltà. La confusione di Williams è chiara quando nel game seguente cerca un improbabile attacco sulla risposta per poi precipitare sotto 2-5 con un debole – e inutile – chop di dritto in rete. Collins completa il lavoro come recita il manuale, cede facile il 3-5, raccoglie le forze e con una prima vincente chiude un incontro da sogno. Affronterà in semifinale Ostapenko, che ha battuto Svitolina. Scommetteremmo che non è finita qui…
[6] J. Ostapenko b. [4] E. Svitolina 7-6(3) 7-6(5) (dal nostro inviato a Miami, Luca Baldissera)
Una giocatrice ha avuto coraggio, al limite dell’incoscienza, per tutta la partita, l’altra ha aspettato sperando nell’errore dell’avversaria, ed è stata punita dalle percentuali. Il secondo confronto tra Jelena Ostapenko (20 anni, 5 WTA) ed Elina Svitolina (23 anni, 4 WTA), dopo la vittoria della “belvetta” lettone l’anno scorso a Wimbledon, ha visto nuovamente Ostapenko vincitrice, dopo un match giocato a tutto braccio con grandissima determinazione.
Come spesso avviene nella WTA, circuito in cui la risposta risulta molte volte più performante del servizio (ovvie eccezioni a parte), l’inizio del match è un festival di break e contro-break. Il gioco si svolge secondo il canovaccio tattico e tecnico che ci si poteva aspettare, ovvero con Jelena in costante spinta con entrambi i fondamentali, ed Elina in contenimento e contrattacco. Diverse belle cose fatte vedere dalle ragazze, buone accelerazioni, anche qualche soluzione di tocco assolutamente apprezzabile (come una bella palla corta fintata della lettone). Purtroppo, altrettante sono le palle sbagliate malamente, soprattutto da Ostapenko, che è quella tra le due che cerca maggiormente di essere aggressiva. Svitolina si fa dare due pastiglie dal trainer, forse qualche piccolo fastidio di stomaco. “Niente di grave, è passato subito” racconta Elina dopo il match. “Ho sbagliato tatticamente, questo sì, lei ha giocato in modo incredibile, mi ha fatto così tanti colpi vincenti“.
Il tie-break che ne esce, prodotto da tre turni di servizo persi e tre tenuti per ciascuna, è una conclusione giusta. Jelena non cambia approccio, continua a prendersi i rischi in lungolinea, e chiude con merito per 7 punti a 3. Elina non può limitarsi a contenere, facendo giocare Ostapenko senza metterle pressione. I colpi della lettone sono certamente a bassa percentuale, in particolare le uscite lungoriga, ma per ora le stanno dando il controllo del match. 23 vincenti, 22 errori Jelena, 4 vincenti, 5 errori Elina, poco da aggiungere direi. Come le ricorda anche coach David Taylor. “Hai vinto il Roland garros facendo 54 errori, perchè hai fatto altrettanti vincenti! Non importa che tu sia perfetta, colpisci la palla!“. Dalla tribuna stampa, è evidentissima la differenza di energia che le due mettono sui colpi, gli schiocchi delle botte di Jelena risuonano che è un piacere.
Nel secondo set, Svitolina si prende un piccolo vantaggio, va 2-0 togliendo il servizio all’avversaria nel primo game, e poi 3-1, ma le mazzate di Ostapenko non le danno tregua, in pochi minuti siamo 3-3. Per la prima volta dal set precedente, vediamo Elina azzardare un lungolinea, che le dà il punto, si sta rendendo conto anche lei che solo a difendere in diagonale è dura portarla a casa. Ci mette del suo anche Jelena, con un paio di gratuiti gravi, uno a rete e uno col dritto, arriva un altro break, e siamo 4-3 Svitolina con la battuta a disposizione. Ma che non sia la giornata della continuità al servizio lo si era capito da un pezzo, due castagne vincenti di Ostapenko le risolvono il problema, controbreak, e poi un paio di game senza difficoltà per chi è alla battuta, 5-5. Brutto servizio perso da Jelena, che si riscatta immediatamente controbrekkando a suon di vincenti, ed è di nuovo tie-break. Anche in questo set, tre servizi tenuti e tre persi per entrambe. Arrivano 4 match-point consecutivi per Ostapenko, che chiude con il rovescio dopo averne sprecati tre, una buona rappresentazione dell’intero match.
Bravissima Jelena, sempre a tavoletta, troppo attendista Svitolina, il risutato è giusto. 44 winners, 42 unforced Ostapenko, a fronte di soli 15 winners contro 9 unforced. Ora la “belvetta” attende in semifinale la vincitrice di stasera, tra Venus Williams e Danielle Collins. “Volevo essere aggressiva a ogni occasione, per forza che ho sbagliato tanto, ma credo che i miei vincenti siano stati più degli errori, alla fine, no?” spiega in conferenza stampa Jelena. “La cosa più bella dell’aver vinto uno Slam? Beh, sono tutti molto carini con me, e in qualche torneo, al primo turno, ho il bye!“.
Risultati:
[6] J. Ostapenko b. [4] E. Svitolina 7-6(3) 7-6(5)
[Q] D. Collins b. [8] V. Williams 6-2 6-3