Un po’ a sorpresa, ma non troppo, la ESPN ha annunciato durante la copertura della seconda semifinale del Masters 1000 di Miami, la notizia che Andre Agassi, 8 volte campione Slam, ha deciso di interrompere la collaborazione con Novak Djokovic. Il Kid di Las Vegas era entrato nel team del serbo nel maggio del 2017, ricoprendo per la prima volta nella sua vita il ruolo da coach e dallo scorso dicembre era affiancato dall’ex numero 8 del mondo Radek Stepanek . Le uniche dichiarazioni rilasciate da Agassi sono state riportate proprio dall’emittente sportiva statunitense. “Ho provato ad aiutare Novak con le migliori intenzioni. Ma ci siamo trovati troppe volte in disaccordo, pur comprendendo a vicenda le nostre posizioni. Non posso che augurargli il meglio per il futuro“. Dopo nemmeno un anno, si interrompe quindi il rapporto professionale tra due dei più grandi giocatori degli ultimi 50 anni.
A questo punto possiamo tirare le somme e dire con certezza che si è trattato di un totale fallimento per entrambi i protagonisti. Prima di accettare la proposta di Nole, Agassi aveva più volte dichiarato di non avere alcuna intenzione di ricoprire il ruolo di allenatore; d’altronde dal 2006, anno in cui concluse la sua lunghissima e fantastica carriera, Andre si stava dedicando completamente alla fondazione da lui creata nel 2001, per aiutare e dare un’educazione ai ragazzi più svantaggiati di Las Vegas. Di tempo quindi ce ne era poco e dalla celebre autobiografia Open, uscita nel 2011, si percepiva come lo statunitense non volesse più avere a che fare con quello sport che tanto gli aveva dato ma che tanto aveva anche odiato.
Fu probabilmente proprio il libro Open che spinse Djokovic a puntare su Agassi per uscire dal momento più complicato della sua carriera. Siamo nella stagione 2017 ed i primi problemi fisici cominciano a colpire il serbo; a questi si aggiunge l’aspetto mentale, dato che con la vittoria del Roland Garros del 2016 e il conseguente Career Grand Slam, Nole pare appagato dopo una lunga ed estenuante cavalcata vincente iniziata nel 2011. I primi segnali del bisogno di Nole di avere oltre ad una guida tecnica, anche un supporto mentale, si ebbero con l’entrata in scena del guru spirituale Pepe Imaz, capace di aiutare in passato il fratello di Nole, Marko, in una fase complicata della sua vita. Nel maggio del 2017 Novak, dopo l’addio a Boris Becker, lascia anche lo storico coach Marian Vajda e tutto il suo staff, comunicando pochi giorni dopo, durante il Masters 1000 di Roma, l’inizio del rapporto con Andre Agassi. “Sta cominciando un nuovo capitolo della mia vita e per la prima volta sto sperimentando un momento difficile. Per questo ho scelto Andre, perché lui ha già passato quello che sto passando io adesso”.
Inizialmente i piani prevedevano una collaborazione a tempo, che sarebbe iniziata al Roland Garros e poi eventualmente proseguita in caso di sensazioni positive. A Parigi Nole non convince e ai quarti crolla contro l’austriaco Dominic Thiem, subendo addirittura un bagel nel terzo set. Durante lo stesso torneo arrivarono dalla stampa serba le indiscrezioni secondo cui Djokovic ed Agassi stessero cercando un secondo allenatore, possibilmente giovane e disponibile, che potesse seguire Nole nel circuito a tempo pieno a differenza dello statunitense, impegnato nella sua fondazione. I primi risultati cominciarono ad arrivare sull’erba. Nole trionfa ad Eastbourne e si presenta in buone condizioni a Wimbledon, con Agassi ancora una volta al suo fianco. Al termine della prima settimana dei Championships, il Kid di Las Vegas ebbe parole al miele per il suo allievo. “Non mi considero un coach, perché la verità è che quando alleni un giocatore di 20 anni lo stai formando. Io non ho bisogno di formare Novak, lui ha vinto più Slam di me. Ha solo bisogno di qualche consiglio, avere le idee chiare e pensare a giocare. Continua a sorprendermi perché non smette di migliorare”. A queste belle dichiarazioni però non seguirono buoni risultati e le cose da quel momento andarono sempre peggio.
Nei quarti di finale Djokovic si ritira contro Thomas Berdych per un problema al gomito destro e pochi giorni dopo annuncia il ritorno alle competizioni nel 2018, saltando così tutta la seconda parte della stagione, confermando al suo fianco Agassi, che lo avrebbe aiutato a ricostruire il suo gioco. Alcuni mesi dopo, Andre spiegò precisamente la natura dell’infortunio, continuando a rimanere positivo sul ritorno del serbo a grandi livelli. “Si è trattato di una frattura al gomito destro. In questi mesi fuori dal tour Novak ha imparato molto. Sono sicuro che quando tornerà avrà successo e potrà vincere gli Australian Open”. Tuttavia ancora una volta le parole non furono confermate dai risultati. A dicembre Radek Stepanek si aggiunge al team Djokovic, ricoprendo così quella figura che Nole cercava per affiancare Agassi. Tuttavia l’inizio di 2018 è tremendo. Il serbo viene sconfitto nettamente in Australia da Hyeon Chung e nei due Masters 1000 statunitensi non riesce a superare il secondo turno.
Arriviamo dunque ai giorni nostri, con la notizia data da ESPN della scelta di Andre Agassi di lasciare il team Djokovic. Come riportato precedentemente, finora si hanno solamente le parole dello statunitense, alle quali sicuramente faranno seguito quelle del serbo. Nole dovrà decidere se affiancare qualcuno a Radek Stepanek, oppure se continuare solamente con il ceco. Sui social, i fan del serbo si augurano un ritorno di fiamma con Vajda, considerato l’unico in grado di poter risollevare Nole, entrato ormai in una crisi sempre più profonda. Questo periodo così difficile si può paragonare per certi versi a quello degli anni 2009-2010. Dopo la vittoria a solo 20 anni degli Australian Open, Novak ebbe bisogno di una rivoluzione per riuscire ad emergere, con il cambio di alimentazione che fu dal suo punto di vista fondamentale per raggiungere poi la vetta dal 2011 in poi. Le situazioni sono ovviamente molto diverse, Novak adesso ha 30 anni e di tempo sembra essercene sempre meno, ma se vuole veramente regalarsi un finale di carriera degno del suo nome, dovrà compiere un’altra rivoluzione partendo questa volta dall’aspetto mentale. D’altronde bisogna toccare il fondo per poter risalire e chissà se questa separazione da Agassi potrà rappresentare lo stimolo per tornare a combattere.
A cura di Luca Baldissera e Matteo Polimanti