Come cinque anni fa, Pablo Andujar sarà wild card a Madrid. Era il 2013 e Pablo era numero 113 al mondo, precipitato in classifica dopo non essere riuscito a difendere per il terzo anno consecutivo l’ATP 250 Grand Prix Hassan II, tenuto in quegli anni a Casablanca. In mezzo a quella che fu una stagione disastrosa, fatta di diciotto vittorie e trentuno sconfitte, Pablo riuscì a conquistare il più prestigioso e inaspettato risultato in carriera: la semifinale in un Masters 1000. Due top venti sconfitti, Cilic e Nishikori, Isner schiantato in due set, e la resa solo al cospetto del Rey della terra rossa, Rafa Nadal.
Poi un altro paio di anni chiusi nei cento, e dopo ancora il calvario: tre interventi al polso e la speranza di un fine carriera di successo scomparire sotto i freddi ferri. Nessun torneo giocato tra il 500 di Basilea di ottobre 2016 e il Futures di Sabadell di ottobre 2017, uno dei due tornei giocati nell’anno, terminati con una sconfitta con il 305 ATP e una con il 523 ATP, e un punto in classifica. Quest’anno cinque sconfitte e una sola vittoria nei primi cinque tornei. E poi il cambio passo: successo nel Challenger di Alicante, con vittorie su Munar, Andreozzi, Cecchinato, tutte in tre set, e infine su de Minaur in finale. Qualcosa è scattato nella testa di Pablo, proprio a ridosso del torneo che più glorie gli ha regalato: il Grand Prix Hassan II, trasferitosi a Marrakech. Ad Andujar riesce l’impresa: un tabellone favorevole lo aiuta nel cammino verso le semifinali, dove diventa implacabile: 6-4 6-4 a Joao Sousa e 6-2 6-2 a Kyle Edmund, quarto titolo in carriera, terzo marocchino. Oggi è numero 154 ATP. Il nove ottobre 2017 non aveva classifica; il primo gennaio 2018 era numero 1694; il venticinque febbraio è ancora più giù: 1821; il due aprile (due settimane fa) è 598; poi 355 la scorsa settimana e altre duecento posizioni prese negli ultimi sette giorni.
E ora la ciliegina sulla torta: l’invito a giocare in tabellone principale nel più importante torneo di casa. La classifica non è troppo diversa da quella del 2013, il morale è probabilmente più alto: nel 2013 Andujar aveva appena perso più di cinquanta posizioni in classifica dopo la sconfitta al primo turno di Casablanca contro uno giovane e all’epoca sconosciuto Pablo Carreno Busta. L’impresa della semifinale sembra ardua da replicare, ma lo sport è un affare per romantici. Pablo è vivo.