TENNIS INDIAN WELLS INTERVISTE – Incontro di terzo turno, R. Federer b. D. Tursunov 7-6, 7-6
D. Abbiamo parlato le ultime volte del fatto che alcuni giocatori adesso sono più grandi, e che continuano a restare a lungo nel circuito. Nel tuo caso specifico, adesso che sei un padre, com’è cambiata la tua stagione per adattarti? Molto ragazzi adesso hanno dei bambini.
R. Si, beh non so quanti. Alcuni hanno dei bambini, ma la maggior parte no. Senza dubbio, cambia tutto, perché diventano il centro della tua vita. La tua priorità. È una gran cosa essere in grado di partecipare ma ovviamente è anche un sacrificio per chiunque. È davvero interessante la vita quotidiana nel tour. Mi piace.
D. Anche il circuito si è adattato? Intendo, quando i bambini arrivano nel torneo?
R. A volte. Dipende da quanto è lontano il torneo dall’hotel. Dipende dalle strutture che ha il torneo a disposizione. O dagli amici che hai in città. Dipende se c’è un angolo tranquillo, questo tipo di cose. O in alcuni posti ci sono delle cose per bambini. Dipende da tutte queste cose.
D. Puoi darci un aggiornamento sulla racchetta? Com’è il feeling, come ci giochi?
R. Va bene. Sono molto felice. Beh, in realtà non ci penso molto, che è il passo maggiore nella giusta direzione. È la cosa migliore che puoi chiedere quando cambi racchetta. Poi speri che ci siano anche dei successi. È per questo che in settimana ho avuto un incontro con la Wilson per vedere se ci sono piccoli cambiamenti o se voglio mantenere tutto così. Quindi vedremo cosa succederà nei prossimi mesi. Sono molto felice di come sto giocando, del fatto che mi dia più potenza, e diventa più semplice giocarci giorno dopo giorno. Penso di avere lo spin necessario, ma anche il controllo. Devo dire che sono davvero contento, ed è eccitante giocare con una nuova racchetta dopo tutti questi anni.
D. Il tennis di oggi è ovviamente un gioco di potenza; ma c’è anche molta eleganza nel gioco. Quasi una forma d’arte. Hai il tuo bellissimo rovescio ad una mano; il tuo diritto è molto fluido, ti muovi con molta eleganza. Potresti parlarci un po’ di questa eleganza nel gioco, della bellezza, e quale può essere per te la chiave? L’equilibrio? Le gambe? I riflessi? L’anticipo? Parlaci un po’ di questo.
R. Intendi per vincere?
D. Sto parlando dell’eleganza del gioco, della grazia nel tennis, se sia parte di qualcosa di bello o una forma d’arte.
R. Beh, è una cosa bella. È possibile, è bello che alcuni tennisti riescano a trovare il modo per rendere bello il proprio gioco, facile da osservare, qualcosa di piacevole per la vista. Per me è una cosa divertente da vedere, come spettatore. Se poi serve a vincere? No, non è necessario. Voglio dire, un gioco più violento va bene, se poi serve a vincere. Credo sia la cosa che poi importa alla fine sia per il pubblico che per gli stessi giocatori. Ma sono contento che il mio gioco sia elegante, con questa fluidità, come dici tu. Sono in grado di fare quei movimenti che poi mi permettono di giocare a lungo. Questa per me è la cosa più importante. Se alla fine risulta anche bello da vedere, è una cosa secondaria. L’importante è che siano dei movimenti che mi permettano di giocare il più a lungo possibile. È qualcosa che in un certo senso ho perfezionato, e sono felice di aver fatto la scelta giusta e di essere andato nella giusta direzione in questi 10, 15 anni.
D. Credi che la superficie sia più lenta?
R. No.
D. No?
R. No, penso che la palla viaggi veloce. L’unica cosa è che se giochi tanto da fondo, la palla si deteriora. La palla diventa più lenta. Ma credo che se giochi in maniera aggressiva nel modo giusto, poi puoi anche servire bene, e anche lo slice rimane basso se lo giochi bene. Il problema è se giochi in difesa e non riesci a tagliare la palla, e lì diventa un problema e diventa difficile uscire da una posizione di difesa. Questo campo mi piace. È un terreno di caccia ottimo per me, penso sia abbastanza veloce considerando che nel deserto la condizione è più veloce rispetto ad altri posti.
D. Hai vinto molto qui e a quanto pare la velocità non è cambiata. Il campo viene rifatto ogni anno. Negli anni credi sia variata molto la velocità?
R. No. Penso sia quella di ogni anno, anche se penso che sia il campo in cemento più lento che puoi trovare. Ma il clima che c’è lo rende abbastanza veloce.
D. Tornando all’argomento iniziale sui bambini. Credi sarà più difficile girare il mondo con un altro bambino in arrivo?
R. Lo scopriremo (ride). Beh, penso che dopo aver avuto due gemelle siamo abbastanza preparati. Sappiamo come vanno le cose, cosa abbiamo bisogno di portarci, come preparare le stanza, o le notti insonni. Non è la prima volta. Quindi da questo punto di vista siamo più rilassati per il bambino. Adesso per noi è momento molto bello. E come ho detto, vedremo come andrà. Myla e Charlene sono molto felici di accogliere un fratellino o una sorellina, è molto divertente per noi. È un bel momento.
D. Non saranno di nuovo gemelli?
R. Anche se fosse non te lo direi. È un segreto.
D. Quanta fiducia ti ha dato battere Djokovic a Dubai? È stato un sollievo anche per il resto della stagione?
R. È sempre una cosa buona battere un top 10. E soprattutto dopo l’anno difficile che ho passato, in cui potevo pensare a volte di non essere in grado di nuovo di battere i migliori. A volte ne ho avuta l’opportunità, ma la maggior parte delle volte non ci sono riuscito. Quest’anno mi sento diverso. Sento che se faccio del mio meglio posso riuscirci. Questa è la differenza di cui hai bisogno. Ma hai bisogno di provarlo a te stesso. Una cosa è sentirlo, un’altra riuscirci. Per questo le vittorie contro Jo e Murray e adesso contro Djokovic e Berdych per me sono state delle grandi vittorie con cui iniziare la stagione. Ora sento di essere al posto giusto. Mi sento zen sul campo. Adesso so qual è il mio livello. Anche quando eravamo 6-6, sentivo di essere calmo mentre servivo per il set. Ok, ho fatto il break. E quindi dovevo cercare di restare calmo. Questi sono i momenti in cui senti di avere fiducia in te stesso.
D. Qual è la cosa più strana che le gemelle hanno detto sul tuo tennis?
R. Niente di strano, davvero. Non lo so.
D. Credono sia una cosa normale che il loro papà sia un tennista?
R. Non lo so, non sono solo un tennista. Magari loro pensano che io faccia altro (ride). Magari pensano che io sia un vigile del fuoco o qualcosa del genere. Non lo so. No, loro sono molto tranquille. Penso che si divertano venendo qui a vedere le partite. Adesso gli piace anche giocare a tennis. In qualche modo lo capiscono. Sanno che entro ed esco sempre da casa, che vado ad allenarmi, che gioco delle partite, e poi torno a casa di nuovo. Questa è la cosa più importante, che sappiano che torno sempre a casa, perché le devo salutare spesso durante il giorno, a volte tre volte al giorno. A quell’età non è sempre facile, ma adesso sono a loro agio con questo.
D. Giocando con le tue attrezzature, le racchette e le palline?
R. Si. Hanno la racchetta di Roger Federer, ma a chi importa (ride).