[PODCAST] Alla Conquista della Terra Ep 18 – En plein italiano
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da Parigi, i nostri inviati Antonio Garofalo, Ruggero Canevazzi e Ilvio Vidovich
In attesa di Fognini e Fabbiano, due italiani approdano al terzo turno. Marco Cecchinato liquida in tre set Marco Trungelliti in un match dominato per due set e complicatosi nel secondo quando l’azzurro si innervosiva con arbitro ed avversario. Bravissimo Matteo Berrettini che supera con grande sicurezza in quattro set l’ex semifinalista del Roland Garros 2014 ed ex top-10 Ernests Gulbis (quanto ci mancano le sue famose uscite…). Molto bene anche Camila Giorgi che liquida senza problemi la colombiana Dunque-Marino e approda per la prima volta in carriera al terzo turno a Parigi.
BERRETTINI AUTOREVOLE – Sotto un sole cocente, incompatibile con un abbigliamento che prevede i pantaloni lunghi, il giovane n.96 dà vita contro il navigato n.162 (che solo 4 anni fa era n.10) a un match molto gradevole (sotto gli occhi del giudice di linea incinta Eva Asderaki) per merito soprattutto dell’azzurro, che non si limita a un’ottima solidità dal fondo e un servizio molto regolare (già così ci sarebbe da essere soddisfatti), ma alterna ottimi back di rovescio radenti il net (“Coach Santopadre non è molto contento quando lo gioco, ma penso che oggi alternato al rovescio in top mi sia stato molto utile”) quando, efficaci recuperi di dritto in allungo e numerose palle corte – sia di dritto che di rovescio – degne di una mano di rilievo.
Il break in avvio frutto di un doppio fallo e un rovescio fallito da Gulbis viene ampiamente legittimato da quello sul 4-2 (anche se arriva grazie a due doppi falli del lettone). Nel secondo set Ernests sbaglia meno, Berrettini non cala – anzi, sul 2-1 Gulbis 40-30 vince il punto del match: prima randellate poi il lettone si difende con un gran lob e infine l’italiano chiude a rete – ma è sufficiente un doppio fallo al momento sbagliato (3-2 30 pari) per subire un vincente di dritto di Gulbis che di fatto consegna al semifinalista 2014 il secondo set.
Il terzo parziale è sempre all’insegna dell’equilibrio (il match si mantiene sempre molto gradevole, più belle giocate che errori), il break al quarto gioco regalato dall’estroso lettone – quattro doppi falli – e il conseguente 5-2 sembrano spostare l’equilibrio sul piano azzurro, ma il dritto del set-point sul 5-3 si spegne in rete. Il n.162 ATP recupera fino al 5-4, quando Berrettini la sfanga lo stesso al termine di un bel corpo a corpo a rete. Sembra un match destinato al quinto set, perché il ventiduenne romano è più solido, ma tradisce l’inesperienza sulle palle più delicate. Dall’altra parte della rete però c’è un giocatore tanto talentuoso quanto inaffidabile, così l’ennesimo gioco distratto permette al Clan Italia (i coach Santopadre e Rianna, i capitani di Davis e Fed Cup Barazzutti e Garbin, il n.2 FIT Sergio Palmieri – il n.1 Binaghi ha lasciato il campo 6 dopo il primo set) di rilassarsi, perché Matteo Berrettini è troppo affidabile per tradire ora (“Ernests ha avuto molti picchi, ma ho tenuto botta e poi lui è calato. L’ho portata a casa di testa”). Dopo 2 ore e 45 minuti alza le braccia al cielo: il terzo turno a Parigi contro il vincente di Thiem-Tsitsipas è suo. Certo, non proprio due avversari morbidi: “La sconfitta con Stefanos nelle quali a New York mi brucia ancora, ma ho imparato molto. Con Thiem non ho mai giocato, è uno dei più forti di tutti sulla terra”. La politica dei piccoli passi continua a pagare, come sottolinea lo stesso Matteo: “Io e il mio team andiamo avanti a prescindere dai risultati: la programmazione mirata si fa solo se arriva un risultato molto grosso“. Sembra davvero pagare il lavoro con i coach Umberto Rianna e Vincenzo Santopadre, che ci rivela in esclusiva il maggiore difetto di Berrettini: “È un perfezionista, finisce col pretendere troppo da se stesso, ma c’è tutto il tempo per crescere”. Severo con se stesso insomma, anche se il suo manager Tschabuschnig l’aveva definito curioso perchè “non esegue solo ordini”
CECK DI NERVI E DI TENNIS – Evidentemente Marco Cecchinato sentiva molto la tensione per l’importanza della posta in palio, il primo terzo turno in uno slam della carriera. Obiettivo centrato dal palermitano che così avvicina il suo best ranking di numero 59 (dovrebbe collocarsi intorno alla posizione n. 63), al termine di un match in cui ha litigato – in realtà senza apparenti motivi validi – con l’arbitro francese Steve Danchet ed il suo avversario a più riprese. “Sentivo la pressione perchè ero favorito. Mi sono innervosito nel secondo set, l’arbitro ha complicato le cose ed è andato in confusione”
Marco Trungelliti, assurto agli onori della cronaca per la traversata notturna Barcellona-Parigi con successiva vittoria su Bernard Tomic, ha dimostrato di meritare la sua attuale classifica di numero 190 del mondo: un buon rovescio, un diritto a tratti drammatico ed una totale incapacità nei pressi della rete. Con 79.000 euro in tasca può tornare – stavolta definitivamente – a Barcellona felice e contento assieme alla ormai mitologica nonna Dafne, in tribuna per i primi due set, fino a quando la partita è degenerata tra insulti e polemiche. Dopo un primo set dominato in ventitré minuti (6-1) il Marco nostrano, che con il rovescio lungolinea si apriva il campo sorprendendo a più riprese il suo avversario, si faceva prendere dal nervosismo per qualche chiamata dubbia del giudice di sedia. Prima litigava con Trungelliti “quella m…sapeva che la palla era buona”, poi inscenava un teatrino con l’arbitro Danchet ad ogni chiamata – “Sei cattivo come me, sei aggressivo! Ne parlerò col supervisor” – beccandosi un warning per un vaffa di troppo. “Conosco la tua lingua, ho capito benissimo, non mi stai rispettando” replicava il giudice di sedia. E insomma, nonostante un break di vantaggio l’azzurro si faceva trascinare nella lotta e doveva anche annullare tre set point all’argentino sul 4-5, prima di dominare il tiebreak. Al cambio campo nuove storie tese. Trungellitti lo provocava “sei contento ora eh?No per il più ora?” e Marco: “Stai zitto, non parlare come me! Tre volte hai provato ad incul….la palla”.
Per fortuna nel terzo set Cecchinato ritrovava la calma, l’altro non ne aveva più e il mach scivolava via liscio. Stretta di mano freddina con Trungelliti, ancor meno con l’arbitro cui dedicava un “Non dimentico, non preoccuparti che non dimentico”. Resta l’ottima prestazione dell’azzurro, i cui progressi paiono evidenti sempre più. “Già in preparazione questo inverno ho cambiato passo, ora entro in campo con molta convinzione, credo di aver fatto il salto di qualità”. Servirà ritrovare però i nervi saldi per un terzo turno che lo vedrà opposto a Pablo Carreno Busta. “Entrerò in campo senza nulla da perdere, ma con la consapevolezza che quest’anno, come con Goffin a Roma, posso giocarmela alla pari anche con i migliori”.
CAMILA VA VELOCE – Continua il cammino dell’unica azzurra rimasta in gara, Camila Giorgi che lascia solo tre game alla colombiana Duque-Marino. Solito match basato sul bombardamento da fondo della maceratese, che nel primo set ha letteralalmente soverchiato la n. 115 del mondo, costretta a remare senza successo a due metri dalla riga di fondo. Nel secondo set la musica cambiava un po’ perché la Duque-Marino, opponeva un po’ più di resistenza. Anche se il realtà più che merito suo – che comunque cercava di essere un po’ più propositiva ma non entrava nell’ordine di idee che forse era soprattutto necessario variare altezza ed effetti dei colpi per cercare di mandare un po’ in tilt quella macchina sparapalle che sa essere Camila “on fire” – era più di demerito dell’azzurra. Che, come spesso le capita con l’andare dei match, perdeva in rapidità, soprattutto dei piedi. Ne usciva così un parziale più ricco di errori (24 non forzati) che di vincenti (16) da parte della n. 57 del ranking, che alla fine ci metteva quasi un’ora per vincerlo e dove la differenza l’ha fatta il lunghissimo sesto game (22 punti) in cui Camila è finalmente riuscita ad ottenere l’unico break del set, che poi ha difeso fino alla fine senza particolari problemi. Qualche problema al servizio (otto doppi falli, nessun ace) ma Camila glissa: “Sinceramente oggi il servizio non si può toccare. Meglio tirare la seconda per fare il punto, che tirare piano ” . Ora per la 26enne italo-argentina c’è Sloane Stephens, la campionessa in carica dell’US Open da lei battuta (6-3 6-0) ad inizio anno, sul cemento di Sydney. “E’ importante che abbia vinto gli ultimi due precedenti, sarà una partita aperta. Io la Ostapenko del 2018? Se lo dite, mi fa piacere, ma ognuna ha la sua personalità, ognuna è differente”.
IN ESCLUSIVA PER UBITENNIS – Sloane Stephens sul prossimo match contro Camila Giorgi: “Ci ho perso nettamente a gennaio, ma io ero reduce da un infortunio mentre lei era in ottima forma. C’è poco dire sul suo gioco, è una che tira tutto. Credo che sulla terra il suo tennis sia più facile da arginare, sono fiduciosa. Anche perché sulla terra ho ottenuto buoni risultati, Parigi compresa (nelle ultime quattro partecipazioni un terzo turno e tre ottavi di finale, ndr).”
I risultati degli italiani:
M. Cecchinato b. [LL] M. Trungelliti 6-1 7-6(1) 6-1
C. Giorgi b. [Q] M. Duque-Marino 6-0 6-3
M. Berrettini b. [Q] E. Gulbis 6-2 3-6 6-4 6-3