[6] J.M. del Potro b. [3] M. Cilic 7-6(5) 5-7 6-3 7-5 (da Parigi, il nostro inviato)
BENTORNATO DELPO – Nove anni dopo Juan Marin del Potro torna in semifinale a Parigi. Il 29enne argentino si dimostra scoglio insuperabile per il coetaneo Marin Cilic, a cui infligge l’undicesima sconfitta in tredici head to head, ma soprattutto l’ottava consecutiva dal 2012. Il croato ha provato a disinnescare la maggiore potenza del tandilese adottando una tattica di gioco molto aggressiva e costringendo per lunghi tratti il suo avversario a difendersi (“Penso di esser stato il giocatore migliore in campo, ma il match si è deciso su pochi punti e li ha vinti lui“). Cilic però non è riuscito a capitalizzare la maggiore aggressività messa in campo nella due giorni parigina (il match ieri era stato sospeso ieri durante il tie break del primo set), soprattutto quando si è trovato in vantaggio di un break nel terzo set dopo che i due si erano spartiti i primi due parziali. Anche per merito di del Potro che ha confermato la solidità e la consistenza messe in mostra nei match precedenti. Il n. 6 del mondo è stato attento a non strafare (anche se dalla metà del terzo ha cominciato a spingere di più) e ad attendere l’errore del croato. Che è arrivato nei momenti topici del match. Delpo raggiunge così la sua quinta semifinale Slam (affianca Nalbandian al secondo posto tra i giocatori argentini, dietro a Guillermo Vilas, probabilmente irraggiungibile con le sue 12 semifinali) e soprattutto da lunedì è matematicamente certo di tornare al quarto posto della classifica mondiale (“Quando sono rientrato dopo essere stato ad un niente dal ritiro, non con credevo che sarei riuscito a tornare tra i top 5 e a fare semifinale a Parigi“), eguagliando il suo best ranking dopo più di quattro anni e scalzando da quella posizione proprio Marin Cilic. Ora per lui la sfida contro Rafa Nadal: “Non ho niente da perdere, gioco contro il re della terra. Ma ho anch’io le mie armi, vedremo domani”.
IL SET INIZIATO IERI – Il primo set scorreva via senza sussulti per mezz’ora abbondante, anche perché entrambi erano solidissimi alla battuta. Le prime emozioni arrivavano sul 4 pari, quando lo schema tattico principale di Cilic, che prevedeva di confinare l’avversario nell’angolo sinistro per evitare di subire la maggiore potenza del suo dritto e spingere poi con il dritto sull’altro lato rimasto scoperto, dava i primi segni di cedimento. Dopo aver giocato maluccio il punto del possibile 5-4, Marin doveva infatti annullare tre palle break (due con un ace, una con la complicità dell’argentino che sbagliava un rovescio in palleggio). Il croato riusciva a prendere in mano con una certa continuità il pallino del gioco, anche perché cercava di stare con i piedi molto vicino alla riga di fondo mentre del Potro non disdegnava di scambiare da un paio di metri più indietro. Sembrava però che la tattica attendista dell’argentino alla lunga si rivelasse più fruttuosa, perché spesso a Marin mancava uno per fare trentuno, come si suol dire. Come nel nono gioco, quando sbagliava un rovescio abbastanza banale nel punto che poteva portarlo alla prima palla break.
Ci si metteva poi anche la pioggia a complicare la vita al croato, che andava a servire sul 5 pari e perdeva due punti prima che l’arbitro decretasse la sospensione (anche perché Cilic si recava lentamente verso di lui facendo capire chiaramente di non essere intenzionato a continuare). Pericoloso ritrovarsi a servire dopo una interruzione, specie sullo 0-30. Ed infatti il n. 4 del mondo doveva affidarsi alla prima di servizio per salvare altre tre palle break (altri due ace), due delle quali consecutive. Si arrivava così al tie-break che fino alla nuova sospensione per la pioggia sul 5 pari era la perfetta sintesi di quanto si era visto fino a quel momento sul Lenglen. Faceva infatti tutto Cilic, che alternava vincenti ad errori non forzati, mentre del Potro continuava a giocare sostanzialmente di rimessa. Tattica che sembrava non pagare quando Delpo faceva il suo primo errore non forzato del jeu decisif e si ritrova sotto 5-3. Ma altri due errori di Cilic lo rimettevano in carreggiata prima che la pioggia li facesse nuovamente rientrare negli spogliatoti e costringesse gli organizzatori a rinviare il match alle dodici del giorno dopo. Si riprendeva a mezzogiorno con gli spalti semivuoti, nonostante gli organizzatori in serata avessero comunicato ai possessori dei biglietti per lo Chatrier ed il Lenglen che avrebbero poteva accedere gratuitamente all’impianto ed assistere ai match sul Lenglen anche oggi. Tra pochi intimi, del Potro chiude subito il primo set (“Non ho dormito molto stanotte. Ero lì che pensavo come servire,se profondo o ad uscire” ha scherzato in conferenza stampa“). Prima si procura il set point spingendo finalmente con il dritto e poi attende il 24esimo errore del parziale di Cilic.
REAZIONE MARIN – Il canovaccio dell’inizio del secondo parziale non si discostava da quanto visto ieri: Cilic più aggressivo e del Potro che attendeva l’errore del croato oppure lo spazio per dare la zampata di dritto. Con l’unica differenza che il livello del gioco era sceso di molto. E che entrambi erano molto nervosi. L’argentino sbatteva addirittura la racchetta a terra dopo l’errore che gli faceva perdere il lunghissimo quarto game dove aveva avuto una palla break e in cui Cilic aveva commesso un paio di orribili errori (tipo uno smash finito dritto sui teloni di fondo campo). Il livello del gioco e soprattutto delle emozioni tornava a salire dal settimo gioco, dove arrivavano le prime palle palle break dell’incontro per il croato, che era salito con la riposta, mentre del Potro iniziava a sbagliare qualcosina da fondo. La prima dell’argentino però funzionava sempre bene e si salvava. Anche il croato era tesissimo, come dimostrava protestando con l’arbitro quando doveva ripetere la seconda perché del Potro aveva segnalato di non essere pronto, a suo avviso a movimento del servizio già iniziato. Il clou era però in game successivo, quando Cilic si procurava di nuovo due palle break. E sulla seconda del Potro commetteva doppio fallo. Sembrava quasi che l’argentino avesse capito che senza il suo aiuto l’avversario le occasioni non fosse in grado di sfruttarle . In realtà non era per niente così. Lo dimostrava il fatto che il tennista di Tandil, letteralmente infuriato, se la prendeva con uno spettatore in prima fila, reo a suo dire di averlo disturbato mentre serviva la seconda. Doveva scendere il giudice arbitro per calmare Delpo che si era avvicinato minacciosamente ad un paio di metri dallo spettatore e riportarlo verso la panchina (“Non sapevo che avesse urlato prima della seconda che ho sbagliato e lo stavo cercando. Ma il pubblico stato fantastico con me oggi, ho sbagliato a comportarmi così”). Come spesso gli capita, Cilic non coglieva l’attimo e con quattro gratuiti restituiva il break. Ma del Potro era rimasto ancora al litigio con lo spettatore e a sua volta giocava un bruttissimo game al servizio, commettendo stavolta lui un paio di errori banali. Cilic stavolta non tremava e chiudeva 7-5 il secondo set.
PASTICCIO CROATO – La partita sembrava a quel punto aver preso la strada verso la Croazia. Cilic continuava ad essere infatti più propositivo e soprattutto più efficace (anche con qualche palla corta, novità odierna rispetto al primo set giocato ieri, per sfruttare la posizione sempre arretratissima dell’avversario), mentre del Potro sembrava stanco e soprattutto era diventato più falloso. C’era subito il break a favore di Cilic che poi con un ace saliva 2-0. Arrivavano due palle per il doppio break sia nel terzo che nel quinto gioco, ma l’argentino si aggrappava alla prima di servizio e la sfangava. Due erroracci di Delpo proprio nel quinto game (smash praticamente sulle stringhe e dritto in tribuna) sembravano però confermare che il tandilese fosse in grossa difficoltà. Invece, all’improvviso, per Marin si spegneva la luce (“Ho cominciato a giocare peggio, non so come mai” ha detto il croato in conferenza stampa, confermando di aver avuto delle difficoltà a causa delle condizioni di gioco, come si era già percepito in campo quando si era lamentato un paio di volte in croato con il suo angolo “Il campo e soprattutto le palline erano pesanti, facevo fatica a controllare i colpi. Ma è inutile scendere adesso in questi dettagli”). Vero è che del Potro cominciava (finalmente) a spingere un po’ di più ed e ora riusciva anche ad aggirare la palla ed a colpire con la sua arma migliore, il dritto anomalo, anche dal lato sinistro (“Stava giocando bene lui, ma sapevo che dovevo rimanere concentrato e che potevo rimetterla in piedi“). Però ci metteva molto di suo il croato che dal 3-2 in suo favore per lui non faceva più di un punto a game nei quattro giochi successivi, consegnando quasi senza combattere il terzo parziale per 6-3.
GIOIA ARGENTINA – L’espressione di Marin al cambio campo prima dell’inizio del quarto set pareva quella di uno che non ci credeva più. Invece il croato restava in partita (“Ho avuto le mie possibilità anche nel quarto e di nuovo non le ho sfruttate“) ed il match tornava in assoluto equilibrio, con entrambi i giocatori che tenevano senza problemi i propri servizi. I due ora si affrontavano a viso aperto, dato che del Potro aveva deciso di abbandonare la tattica attendista delle prime due ore e mezza e picchiava da fondo anche lui. Si arrivava così al 5 pari e di nuovo era il croato a non reggere la pressione. Un paio di errori banali ed arrivano tre palle break consecutive, le prime in assoluto del set. E sulla seconda arriva l’ennesimo errore di Cilic (saranno 74 in tutto a fronte di 53 vincenti, 31 vincenti e 36 unforced per l’argentino a dimostrazione della maggiore consistenza del suo gioco), con del Potro molto bravo a tenere la palla sempre profonda. L’argentino chiudeva a zero l’ultimo game e tornava così in semifinale a Parigi nove anni dopo la prima volta tra gli applausi del Lenglen (nettamente dalla parte di Juan Martin, come del resto capita spesso sui campi di tutto il mondo). Nel 2009 affrontò Federer, stavolta sfiderà l’altra metà del Fedal, quella peggiore da incontrare sulla terra rossa: Rafa Nadal (9-5 i precedenti per il maiorchino).
IN ESCLUSIVA PER UBITENNIS – La delusione di Marin Cilic: “Sì, sono molto deluso, non lo nascondo. Durante tutta la partita ho avuto la sensazione di essere il giocatore migliore in campo. Ma ho perso i punti importanti. Sul 3-1 nel terzo è stato bravo lui ad annullare la palla break ma onestamente non so cosa mi è successo e perché sono calato da quel momento fino alla fine del set. In assoluto, sia oggi che contro Fognini, non sono riuscito ad esprimere il livello di gioco che sentivo di avere in questi giorni. Mi è mancato quel 10% in più”.