[PODCAST] Alla Conquista della Terra Ep 27 – La finale più giusta
[1] R. Nadal b. [5] J.M. del Potro 6-4 6-1 6-2 (da Parigi, il nostro inviato)
RAFA NADAL, SEMPLICEMENTE IMMENSO – Non crediamo ci sia molto da dire, ancora, su Rafael Parera Nadal da Manacor. Il 32enne fuoriclasse spagnolo disputerà domenica l’undicesima finale qui a Parigi e la 24esima a livello Slam. Bastano questi numeri per definire la grandezza di questo giocatore, non serve aggiungere altro. Oggi contro Juan Martin del Potro – che tornava in semifinale a Parigi dopo nove anni – tutto è andato secondo le previsioni. Solo nella prima ora di gioco, quanto cioè è durato il primo set, Nadal ha avuto problemi a tenere a bada la potenza dell’argentino, sceso in campo con l’intenzione di scambiare il meno possibile e di non dare ritmo al suo avversario. Ma appena i giri del motore del maiorchino sono iniziati a salire e nel contempo si sono ridotti i Watt dei fondamentali dell’argentino, non c’è stata più partita. Vinto il primo set con il break decisivo al decimo gioco, gli altri due parziali sono stati un monologo del n. 1 del mondo. Che ora affronterà Dominic Thiem a caccia dell’undicesima affermazione sul Roland Garros.
RIMPIANTI DEL POTRO – Il maiorchino in realtà era partito un po’ lento dai blocchi e si era ritrovato più volte in difficoltà nei suoi turni di battuta. Merito anche di del Potro che spingeva l’impossibile col dritto (letteralmente: certi lungolinea in allungo vincenti erano sottolineati dagli “ooohhh” di stupore del pubblico) per evitare di cadere nella ragnatela dell’asfissiante pressione da fondo campo del maiochino. Rafa si trovava 0-30 nei primi tre game di battuta e nel terzo gioco doveva addirittura annullare tre palle break consecutive. L’argentino invece non faticava nei suoi game di servizio: il suo obiettivo era quello di scambiare il meno possibile e si affidava alla potenza di servizio e dritto per applicare, inizialmente con grande successo, la tattica studiata a tavolino. La grande occasione per del Potro si materializzava nel nono gioco dove riuscita a conquistare altre tre palle break. Ma nel momento decisivo era proprio la sua arma migliore, il dritto, che lo tradiva: uno lo mandava in tribuna ed un altro lo steccava e Nadal – che comunque già da un paio di game era entrato nella sua classica modalità “devi tirare almeno tre vincenti per farmi un punto” – si salvava. Mai non sfruttare le occasioni, rare, che Rafael Nadal concede sulla terra (“Forse sono stato anche un po’ fortunato sulle palle break, ma comunque sia le ho annullate“) te lo fa pagare subito. Ed infatti, complice un improvviso calo nel servizio dell’argentino e la conseguente maggiore aggressività alla risposta (è incredibile la capacità di Nadal di leggere immediatamente in campo i cambiamenti che avvengono nello sviluppo del gioco), Rafa, che non era mai stato in vantaggio nei game di servizio di del Potro ed era arrivato solo una volta a fare un paio di punti, saliva 0-30 e poi si procurava due palle break. La seconda era quella buona e il primo set era appannaggio dello spagnolo per 6-4.
POI SOLO DOMINIO MAIORCHINO – La partita di fatto finiva qui (“Probabilmente sarebbe andata diversamente se avessi vinto il primo set” ha detto l’argentino in conferenza stampa). All’inizio del secondo set Del Potro provava a cancellare il ricordo di quelle due palle break malamente sprecate con il dritto ed iniziava tirando a tutta anche con il rovescio. Ma la potenza non era più quella della prima ora di gioco – e forse aveva ragione il Direttore che nel suo editoriale di ieri aveva ipotizzato che del Potro avrebbe potuto pagare dal punto di vita fisico e mentale le fatiche del tre intensi set giocati ieri contro Marin Cilic, non avendo un giorno in più per recuperare – e soprattutto Nadal era “on fire”. Era infatti lui a comandare il gioco con le sue rotazioni mancine (“Nel primo set non ho giocato bene, poi sono salito di livello“), ormai quasi infallibili ed adesso anche vincenti (saranno 13 winners e solo 4 unforced alla fine del secondo parziale). Del Potro cominciava a non saper più che pesci pigliare (“Rafa è salito di intensità con il suo gioco, ha cominciato a farmi muovere tanto.”). Sintomatico in tal senso un suo serve and volley nel quarto game: tattica che la Torre di Tandil usa veramente quando è sull’orlo della disperazione. Ed infatti lo era: in un attimo Nadal saliva 5-0 ed il boato con cui il pubblico dello Chatrier salutava il game dell’1 a 5 di del Potro era sintomatico del fatto che non c’era più partita e il pubblico sperava qualcosa cambiasse. Ma a Nadal la cosa ovviamente non interessava e chiudeva subito dopo 6-1.
Il terzo set iniziava con il break di Nadal e si capiva che si era ormai ai titoli di coda. JMDP cercava di opporsi con orgoglio ed aveva un ultimo sussulto quando riusciva ad arrivare 40 pari sul servizio del maiorchino nel quarto gioco. Ma era inutile, come il “del Po del Po” urlato dal pubblico dopo un tracciante vincente di dritto dell’argentino, colpo che era diventato sempre più raro con il passare dei minuti. Era invece il passante vincente di Nadal sul nuovo disperato ed inutile serve and volley del tandilese sulla palla che dava a Rafa il break del 4-1 il colpo che sigillava il match. Pochi minuti era 6-2 Nadal, che portava così a casa il match dopo due ore e quattordici minuti di gioco. Ora tra Rafa e un ulteriore tassello di leggenda – che solo a dirlo vengono i brividi: l’undicesima vittoria all’Open di Francia – c’è l’unico giocatore ad averlo sconfitto negli ultimi due anni sulla terra rossa, quello che molti considerano il principe ereditario del Re della terra: l’austriaco Dominic Thiem (“La chiave per battere Dominic? Lo so che voi vorreste scrivere molto su questo e ci sarebbero cose da dire. Ma la realtà è che, semplicemente, dovrò giocare bene. Se non giocherò bene contro un grande giocatore come lui sarà dura“). Insomma, domenica sul Philippe Chatrier ci sarà probabilmente la finale più degna.