Dai nostri inviati a Parigi, Laura Guidobaldi e Ilvio Vidovich
Non è più l’allenatore di Rafa, ma Toni Nadal era ugualmente in tribuna a soffrire con suo nipote durante la finale contro Thiem. Del resto aveva lasciato intendere che non avrebbe smesso di essere il primo sostenitore del tennista maiorchino, capace appena poche ore fa di confezionare una delle più grandi imprese sportive di sempre: vincere l’undicesimo Roland Garros.
(in francese)
Toni, è incredibile, cosa si prova?
Incredibile vincere qui per l’undicesima volta. Ricordo che quando pensavo a Borg che ha vinto sei volte, credevo che Rafael avrebbe potuto arrivare a sei, e forse sette, forse otto volte… ma undici. Non è facile vincere qui e lui ha sempre avuto grande rispetto per l’avversario. Per Rafael è sempre importante vincere qui, è il migliore al mondo sulla terra battuta. Roland Garros è il suo giardino? Non lo so, ma è certo che qui ha sempre giocato benissimo.
(in inglese)
Toni, un commento sulla vittoria di Rafa e sulla sua stagione sulla terra.
Rafa ha giocato alla grande a Montecarlo, molto bene a Barcellona e invece non ha giocato bene a Madrid contro Thiem. Poi è tornato ad un livello alto a Roma e qui.
Il Nadal che ha vinto l’undicesimo Roland Garros è forte come non mai?
Ha giocato veramente bene (ride, ndr). Quella che ha fatto Rafa a Parigi è incredibile, vincere undici volte questo torneo.
Rafa può vincere ancora Wimbledon?
Secondo me sì. L’avevo detto anche lo scorso anno, quando stava giocando benissimo. Poi Muller giocò meglio di lui. Ma per me, ripeto, può vincerlo di nuovo.
Com’è essere qui a vedere vincere Rafa non nelle vesti di coach?
Diverso, ma sempre bello. Quando ero il suo allenatore le vivevo in quanto tale. Adesso le vivo da zio.
Possono sembrare parole di circostanza e di parte, ma quelle di Toni si inquadrano invece perfettamente in quello che ci si attende da Nadal nelle prossime settimane. Salvo sorprese lo rivedremo in campo sull’erba del Queen’s, appuntamento programmato anche nel 2017 e poi disertato, e quindi certamente a Wimbledon. Dello Slam londinese si sa, per Nadal non è semplice evitare le insidie dei primi quattro incontri, poi il suo livello sale inevitabilmente e i campi più ‘terbosi‘ lo aiutano: delle dieci sconfitte rimediate a Wimbledon tre sono arrivate in finale e cinque in uno dei primi tre turni. Solo due volte eliminato agli ottavi (2014 e 2017), mai ai quarti o in semifinale. Quindi sì, il favorito è Federer ma occhio a Rafa, anche sul’erba.