TENNIS – Il New York Times ha fatto testare a 50 persone la Babolat Play Pure Drive, la racchetta intelligente. L’ITF ha approvato il suo utilizzo per il 2014, ma non durante le partite. Il settore è in fermento. Head ha introdotto un nuovo materiale, il grafene.
“Il mercato del tennis sta cambiando”, ha sentenziato Roger Petersman, business manager di Head per gli Stati Uniti. “E’ sempre più competitivo e i consumatori sono più intelligenti, quindi è necessario fare qualcosa di nuovo per catturare la loro attenzione.”
E’interessante l’inchiesta del New York Times condotta da Stuart Miller e volta ad analizzare l’introduzione sul mercato di una nuova tipologia di racchette; le Babolat Play Pure Drive di ultima generazione sono dotate di sensori che misurano la potenza dei colpi e le rotazioni impresse, così come pure il punto di contatto con la pallina. I giocatori possono poi scaricare i dati sullo smartphone o sul pc tramite Bluetooth o una porta USB.
Tra i 50 candidati scelti questo autunno per testare le racchette in questione, c’è Paolo Palmero che si racconta così : “ Sin da quando ho iniziato a giocare a tennis, ho sempre saputo che la racchetta giusta avrebbe potuto migliorare il mio gioco. Si tratta di raggiungere livelli di potenza più elevati e di aumentare il numero delle rotazioni impresse alla pallina, non è nulla di naturale ovvio ma è l’evoluzione del nostro sport che va in questa direzione. Grazie ai sensori ho potuto avere indicazioni precise ed avere maggior controllo sulle dinamiche di gioco “.
Per quello che conta però, cioè niente di più che un hobby. Infatti Palmero ha 40 anni e vive a Manhattan, lavorando per le Nazioni Unite, ma la sua valutazione è di 3.5 e in una scala che va da 1 a 7 è certamente ancora un grande risultato.
“I numeri forniscono una traccia dei miei difetti e la motivazione per interrompere le mie cattive abitudini. Dovrei essere più veloce e colpire meglio in topspin ma riuscirci non è semplice”, ha concluso.
Questo mese la Head ha introdotto un test su misura che permette ai consumatori di scegliere le caratteristiche della propria racchetta: la lunghezza, il peso, l’equilibrio, la forma, il materiale e il piatto corde. Tutto personalizzabile grazie al proprio sofisticato laboratorio austriaco.
Il prezzo è alto: € 399. Ma Petersman non fa drammi: “Sappiamo quello che l’economia ha fatto alla vendita al dettaglio”, ha detto .”Le persone hanno bisogno di un motivo per cambiare le racchette. Pretendono sempre il meglio e di continuo, non avranno dunque paura a spendere soldi”.
Le nuove Babolat presentano innovazioni più significative rispetto alle irrisorie modifiche operate negli anni passati; Head ha introdotto un nuovo materiale, il grafene, proprio con lo scopo di generare maggiore potenza mentre invece Wilson e Prince hanno puntato maggiormente su nuovi modelli d’incordatura per conseguire più spin.
Eric Babolat, presidente e amministratore delegato di Babolat, ha detto che le nuove racchette high-tech della sua azienda vedono finalmente la luce dopo 10 anni di lavoro e il risultato è sorprendentemente particolareggiato e davvero al di là della semplice individualizzazione.
“Questa non è una nuova pagina, si tratta di un libro nuovo”, ha detto Babolat, paragonando il cambiamento al modo in cui è cambiata la diffusione del suono nei film . Inoltre ha riconosciuto alcune debolezze della nuove racchette, tra cui “la difficoltà nel discernere un primo servizio da un secondo”, ma ha chiaramente aggiunto che “i vantaggi superano di gran lunga i piccoli scompensi” e ha previsto che nel giro di poco tempo “ogni racchetta sarà collegabile al mondo dell’informatica per fornire dati e statistiche”.
La disamina di Miller è ricca di dettagli e si fa notare che una nuova regola dell’International Tennis Federation consentirà di qui a poco l’utilizzo della nuova racchetta durante ogni torneo ufficiale, anche se ci sarà il divieto di guardare i dati durante le partite. Almeno per i giocatori impegnati sul campo.
Per Miller sarà possibile cambiare e sostituire le racchette facendo in modo che ogni nuova racchetta sia già collegata alla banca dati , “senza dover costantemente aggiornare l’applicazione ogni volta . Questo sarà possibile grazie a particolari meccanismi e svariati algoritmi che consentiranno di installare una sola e unica volta il software che regolerà il sistema permettendo i vari aggiornamenti”.
“Fino ad ora i giocatori non hanno avuto informazioni concrete circa il loro gioco”, ha detto Babolat. “ Il tipo e il numero dei movimenti, il livello di rotazione, la posizione dell’impatto con la palla, il tempo totale in cui il gioco è stato più efficace, la resistenza , la tecnica, la costanza, l’energia sono tutte informazioni che non sono mai state disponibili per un tennista. Babolat Play consentirà di fotografare il proprio gioco e capire come e dove apportare i miglioramenti-chiave”.
Diversi sono stati i test effettuati da Babolat e si è potuto constatare che i giocatori amano molto il confronto tra differenti livelli di stile e potenza e soprattutto l’uso combinato della tecnologia e dell’interazione sociale. Testimonianza in linea con quanto detto è quella di Fo Tien, tra i tester della racchetta.
“Non mi sono sentito come chi sta per inaugurare una rivoluzione, è sicuramente una novità per me ma ho 43 anni e ormai non mi stupisco più. Piuttosto ho fatto alcuni paragoni tra i miei colpi degli anni 50 e quelli di Nadal oggi e i risultati sono stati sorprendenti tenendo conto della diversità dei materiali ovviamente. La maggior parte dei dati ha confermato quello che già sapevo e mi piace molto condividere i dettagli in tempo reale magari sui social anche se chiaramente non è vita vera”.
Oggi Tien lavora nella finanza e vive a Diamond Bar in California ma ci tiene ancora particolarmente a giocare a tennis ed è molto attento ai dati che riguardano la tempistica e il punto d’impatto della pallina sul piatto corde; la sua valutazione è tra 4 e 4.5 in una scala da 1,5 a 7,0 secondo la United States Tennis Association.
Ha poi aggiunto che “la nuova racchetta potrebbe essere buona per i principianti ma perché lo sia anche per i professionisti, dovrebbe fornire dati ancora più diversificati ma c’è tempo perché ci sono ampi margini di miglioramento”.
I test sono stati effettuati anche da Goran Draskovic, 36 anni e consulente di software a Orlando in Florida; il suo livello si attesta sul 4.5 e si è detto contento di “aver scoperto che colpisco quasi sempre con la parte superiore della racchetta” e molto di più di quanto avesse sempre pensato.
“Non ne avevo idea ma la tecnologia mi sta aiutando perché ora mi sforzo di colpire meglio e sto riducendo la percentuale dei colpi fuori dal centro”.
L’inchiesta di Miller è proseguita prendendo in considerazione l’esperienza di Luvie Sak, professionista tra gli insegnanti di tennis ma dotato di un background di ingegneria e di Sergey Feingold esperto nei settori della statistica. Si è parlato di progettare un dispositivo che fornisse un feedback immediato sulla velocità e le rotazioni della racchetta e dei colpi minuto per minuto; il dispositivo sarebbe abbastanza piccolo e potrebbe anche attenuare le vibrazioni delle corde delle racchette. Si spera di renderlo disponibile per la prossima estate.
“Sarà più accurato rispetto a Play Babolat perché è più vicino al punto di contatto, e si potranno ottenere i dati istantanei”, ha detto Sak. Se la tecnologia sembra ormai inarrestabile, Tien riflette con amarezza: “La qualità del gioco dipende dal movimento delle gambe e dal talento nel colpire la palla. Questi sono solo dati”.
Infine c’è spazio anche per una curiosa richiesta: “Qualcuno dovrebbe inventare una sneaker con al centro un impulso elettronico che fornisce un piccolo shock per tenere sempre alta la concentrazione e permettere di essere veloci con i piedi”. Come dire: la tecnologia non farà ancora diventare tutti fenomeni, ma un aiuto consistente potrebbe sempre darlo.
Andrea Pagnozzi