Nella seconda settimana di Wimbledon il venerdì è il giorno delle semifinali junior. Quest’anno gli organizzatori le hanno “declassate”: invece che sugli Show Court (nelle ultime edizioni il 12 e il 18), cioè stadi veri e propri, sono programmate su un normale ground, il campo 8. Significa che non c’è il falco per le chiamate dubbie e che il pubblico sarà in ogni caso molto inferiore.
Fra le ragazze ci sono due cinesi in semifinale. In più fra i ragazzi c’è un semifinalista cinese (Tao) e un sicuro finalista, Tseng, che viene da Taiwan. Il tennis di oriente comincia a dare segni significativi di crescita: più il suo livello si alza, più la base si allarga, maggiore è la possibilità che emerga un grande nome, che possa ripercorrere la carriera di Zheng Jie (semifinalista a Wimbledon 2008 e Australian Open 2010) e soprattutto di Li Na, vincitrice di due Slam (Roland Garros 2011 e Australian Open 2014). Le due cinesi si chiamano Wang Xiyu e Wang Xinyu: in pratica una enne nel nome fa la differenza.
Prima semifinale: Leonie Kung (Q) def. Wang Xiyu [10] 6-4, 6-7(6), 6-3
Il primo match vede in campo Wang Xiyu (nata nel marzo 2001) contro Leonie Kung (ottobre 2000). Xiyu è testa di serie numero 10 del torneo, mentre Kung proviene dalle qualificazioni. Wang nel turno precedente ha sconfitto Cori Gauff (di cui ho parlato QUI).
Alta, potente, mancina, Wang è una giocatrice che ama spingere la palla e tenere l’iniziativa il più possibile. Non offre (almeno oggi) grandi variazioni, ma anzi sembra che la sua idea di tennis sia provare a tenere la velocità più alta possibile: spingere e ancora spingere. Non si preoccupa nemmeno molto di angolare la palla, punta più sulla profondità. Il fatto che provi a spingere con entrambi i colpi non significa che non ne abbia uno prediletto: è al dritto che si affida quando vuole provare a ricavare qualcosa in più. Il suo è un tennis di grande energia, ma non si può dire che vari gran che: i due fondamentali in top spin (rovescio bimane) sono quasi tutto quello che le occorre per produrre gioco.
La sua avversaria è la svizzera Leonie Kung, che da qualificata ha già sconfitto tre teste di serie nel tabellone principale: la numero 6 Serrano, la 9 Naito e la 13 McNally. Fisicamente è un po’ più bassa e meno “grossa” di Wang, con una struttura longilinea e spalle non tanto pronunciate. Come corporatura ricorda Azarenka, ma con alcuni centimetri in meno.
“Azarenkina” inizialmente sembra in difficoltà ad arginare la potenza della sua avversaria, dà l’idea di essere in affanno. Ma poi progressivamente le prende le misure: dopo i primi game sembra avere introiettato il ritmo di Wang e man mano che la partita si sviluppa fa sempre meno fatica a leggerne il gioco. Inizialmente dava l’impressione di inseguire il copione di Wang, invece nel finale di set set trova il tempo per preparare le scelte di gioco e aggiungere un aspetto “riflessivo” alla partita, che si rivela decisivo. Ora è lei che spesso manovra la palla. E infatti dal 4-4 Kung si stacca e vince il primo set: 6-4.
Leonie mixa di più le soluzioni al servizio, alternando palle più tese ad altre slice, che spesso si rivelano redditizie. La cosa che mi colpisce è l’elasticità di piedi, che le permette di muoversi quasi sfiorando il prato. Sicuramente è quel tipo di giocatrice che fa la gioia dei giardinieri di Wimbledon, perché non ha bisogno di “mordere” l’erba per correre in campo. Anche lei dà l’impressione di affidarsi di più al dritto per mettere in difficoltà l’avversaria, modulando la profondità a seconda delle esigenze.
Secondo set. Nella parte centrale entrambe rischiano di perdere il servizio, ma la svolta arriva ancora nel nono game. Sul 4-4 Wang deve fronteggiare di nuovo due palle break. La prima la salva colpendo due volte il net lungo lo scambio. Kung non manca di sottolinearlo: si piega sulle gambe, fa segno con le dita un bel 2 e grida: “Zwei!”. Ma il break è solo rimandato, con un brutto dritto largo Wang cede la battuta e Kung serve sul 6-4, 5-4. Ancora un game e da qualificata si ritroverebbe in finale a Wimbledon. Kung apre con un ace, ma poi nel resto del game un paio di gratuiti la spingono sotto. E sul 30-40 arriva un doppio fallo a rinviare tutto. Nemmeno due match point nel tiebreak le bastano per chiudere. Wang vince il secondo set.
Terzo set. Dal 3-3 la partita dovrebbe vivere i momenti più intensi, invece la sensazione è che entrambe siano in riserva, soprattutto sul piano mentale: hanno speso molto e probabilmente vincerà che sbaglierà di meno. E infatti con due gratuiti di dritto e uno di rovescio Wang cede la battuta; a questi punti bisogna però aggiungere un grande scambio vinto da Kung con un rovescio quasi in tuffo, che fa la differenza.
Di nuovo Leonie sul 5-3 serve per la finale di Wimbledon: circa tre quarti d’ora dopo la prima occasione. E questa volta riesce a chiudere il match, in due ore e 4 minuti. Il suo torneo da qualificata non è ancora finito.
Statistiche:
Ace/doppi falli: Kung 7/5, Wang 2/6
Saldo vincenti/errori non forzati: Kung +10 (41/31), Wang -8 (31/39)
Punti a rete giocati/vinti: Kung 20/15, Wang 16/13
a pagine 2: seconda semifinale Swiatek vs Wang