Da Umago, il nostro inviato Ilvio Vidovich
Quaranta giorni. Sono passati quaranta giorni da quel pomeriggio a Bouis de Bologne quando Marco Cecchinato scrisse una nuova pagina della storia del tennis italiano, battendo Novak Djokovic e riportando il nome di un tennista azzurro in una semifinale Slam quarant’anni dopo Corrado Barazzutti. Ma non solo. Da quel giorno Cecchinato ha anche iniziato a scrivere un nuovo capitolo della sua carriera, perché, come spesso accade, un risultato di quel livello porta ad un atleta consapevolezze diverse. Di sé e delle proprie possibilità. “Sono un giocatore diverso. Quando vado in campo ho migliorato tantissimi aspetti, soprattutto mentali. Non butto più via i match quando gioco male. Il match di oggi contro Vesely ne è la dimostrazione. Mesi fa questa partita l’avrei persa, invece sono stato lì, nonostante stessi giocando veramente una delle peggiori partite della mia carriera. Lotto, in qualche modo cerco comunque di vincere il match e non butto via nemmeno un punto”.
La cavalcata parigina del 25enne tennista siciliano ha avuto grande eco in Italia. Ma l’improvvisa popolarità non lo ha distratto dai suoi obiettivi. Il focus è sempre lì, sul campo da tennis. “No, nessun problema, sono riuscito ad allenarmi comunque bene. Certo, c’è stata l’erba di mezzo che ovviamente ti toglie un po’ di ritmo. Dopo l’erba non ho belle sensazioni, ma dopo questi due tornei sulla terra avrò tempo per potermi allenare prima di passare al cemento. Sicuramente rispetto a quanto avrei voluto ho avuto poco tempo per allenarmi per arrivare preparato qui, perché ho avuto solo pochi giorni dopo Wimbledon. Non è stato facile in allenamento, se paragonato a come ero arrivato a Parigi con tantissime ore di allenamento, tanti match, tanta fiducia. Ora bisogna ricominciare la propria routine e andrà sicuramente meglio”.
Tra le consapevolezze acquisite da Cecchinato c’è anche quella che per rimanere in quella élite del tennis mondiale in cui lo ha proiettato la semifinale di Parigi non è sufficiente essere il giocatore che è appena diventato. Ma serve già di più. Quel di più si chiama cemento. Superficie che, dopo il breve blitz sull’amata terra rossa (“Dopo Umago andrò ad Amburgo”), si prepara ad affrontare con l’approccio che la sua nuova dimensione gli impone. “Dopo Amburgo mi allenerò qualche giorno in Italia. E poi inizierò con Toronto, e a seguire Cincinnati, Winston-Salem e Us Open. Per finire la stagione nei tornei in Cina e poi in Europa, che comunque saranno indoor. Sarà comunque una fase importante della mia carriera. È la prima volta che gioco quattro tornei di fila in America, con un ranking importante, sarò testa di serie in tanti tornei. Spero di giocare tante partite, avere buone sensazioni e comunque secondo me il cemento aiuterà anche per il prossimo anno sulla terra”.
Marco Cecchinato è dunque pronto a crescere ancora. Guardandolo negli occhi mentre nella rispondeva alle nostre domande nella sala stampa di Umago, si notava come ancora si illuminavano a ripensare all’impresa di Parigi. Ma non era quella luce di gioia mista a stupore che gli fece dire “it’s a dream” in un’altra sala stampa, quella del Roland Garros, subito dopo la vittoria contro l’ex n. 1 del mondo. È piuttosto la luce della soddisfazione per aver raggiunto quel risultato che si mescola alla determinazione di voler vivere ancora esperienze come quella francese. La luce di chi vuole scrivere subito nuove pagine di quel nuovo capitolo della sua carriera iniziato quaranta giorni fa. Noi saremo ben lieti di raccontarle. E guarda caso, ma che rimanga tra noi, esattamente tra altri quaranta giorni inizia lo US Open…