[LL] O. Danilovic b. [WC] A. Potapova 7-5 6-7(1) 6-4
Finale tra teenager nella prima edizione della Moscow River Cup, neonato torneo di categoria International che si disputa sui campi in terra battuta del National Tennis Center della capitale russa. A contendersi il trofeo, trentaquattro primavere in due, l’enfant du pays Anastasia Potapova da Seratov e Olga Danilovic, figlia (d’arte) dell’immenso Predrag “Sasha”, campionissimo della pallacanestro mondiale degli anni ’90. Nessun precedente tra le due giocatrici giunte a questa finale contro pronostico e avendo beneficiato la russa – numero 204 nelle ultime classifiche mondiali – di una wild card e la serba – diciassette posizioni più avanti nel ranking – di un ripescaggio dopo aver ceduto nell’ultimo turno delle qualificazioni alla spagnola Badosa Gibert. Prima testa di serie del seeding era la tedesca Goerges, fermata senza appello nei quarti proprio da una scatenata Danilovic. Nella parte bassa, invece, la corsa della Kasaktina, seconda favorita per il computer, è stata interrotta anzitempo dalla Zidansek, a sua volta sconfitta in semifinale dalla Potapova. Per entrambe le protagoniste odierne si è trattata della prima finale della carriera in un torneo del circuito maggiore. Ha finito per vincere Olga Danilovic al termine di un match lungo e che più volte ha cambiato padrona fino a premiare il talento della predestinata serba.
LA CRONACA – Si parte con Potapova al servizio. Olga, mancina, e Anastasia, destra, si fanno preferire entrambe sul lato del rovescio con il dritto ancora da affinare ma tempo per lavorare ne avranno in abbondanza. Non si può certo dire che le due amiche e oggi contendenti si risparmino, spesso colpiscono la palla come fosse l’ultima, privilegiando costantemente la fase propositiva a quella di sbarramento. È comunque la russa ad uscire meglio dai blocchi. Dopo un turno di battuta agevole è subito break, immediatamente confermato per il 3 a 0 che in avvio pare indirizzare il parziale. Nel quarto game finalmente la serba muove il punteggio e si scuote. Potapova in una fase di match in cui appare in totale controllo perde però malamente due game consecutivi sciupando prima due opportunità per il 5 a 1 e poi ben tre per il 5 a 2 col risultato che la sua avversaria in men che non si dica la riagganci sul punteggio di 4 giochi per parte. Potapova accusa il colpo e, messa a ripetizione sotto pressione dall’aggressività in risposta della serba, cede per la seconda volta consecutiva la battuta, concedendo alla sua avversaria la possibilità di servire per un parziale che solo pochi minuti prima sembrava in ghiaccio. Danilovic, tuttavia, sul più bello combina un mezzo pasticcio di gioventù. Due doppi falli – sempre da destra – e una palla corta scellerata rimettono infatti in carreggiata Potapova. L’allieva di coach Doronina, però, non ne vuole più sapere di far proprio un turno di battuta e per la serba è un gioco da ragazzi capitalizzare il terzo break di fila subito da un’Anastasia a cui si è spenta la luce nel 7 a 5 che chiude un set dai due volti.
Alla ripresa delle ostilità il copione non cambia. La partita non è di grande qualità, complice anche un pizzico di comprensibile tensione, e gli errori da ambo le parti eccedono i vincenti, ma ha almeno il pregio di mantenersi in equilibrio con Potapova a far da lepre. Se Danilovic è sicura al servizio, concede invece qualcosa di troppo in ribattuta dove non sempre l’aggressività esasperata paga. Di fatto per 8 giochi interlocutori non accade nulla di rilevante con il punteggio che segue senza soluzione di continuità l’alternanza dei servizi. Potapova, plateale in qualche atteggiamento tra un punto e l’altro, a più riprese chiede il sostegno di un pubblico di casa schierato ma corretto. Nel corso del nono game il livello improvvisamente si alza e un dritto in corsa in lungolinea di pregevole fattura porta Danilovic alla prima palla break del parziale. Potapova ne cancella due in successione ma alla terza occasione è costretta a capitolare concedendo alla figlia di Sasha, Re di Bologna che fu, l’opportunità ghiotta di servire per il trofeo. Olga al cambio di campo sale fino a match point ma un doppio fallo chilometrico – con tutta la paura dei diciassette anni ad accorciarle il braccio – consente alla russa carica come una molla di restare nel game che in un amen finisce anche per incamerare. Da lì a poco si va al tie-break. Danilovic, con l’occasione sciupata che le rimbalza nella mente, litiga a più riprese con le righe e quattro errori in fila rendono inevitabile il 7 a 1 che spedisce la contesa alla terza e decisiva partita.
Di ritorno dal toilet break, la serba si prende subito un vantaggio ma la russa si dimostra coriacea una volta di più e ricuce lo strappo. Non solo, allo scoccare delle due ore di gioco mette la freccia e controsorpassa. La partita – bruttina, bisogna essere onesti – premia ora con regolarità la giocatrice in risposta, al punto che parlare di break perde quasi di significato. Il punto di svolta si materializza nel corso del nono game quando Danilovic torna a mettere a referto un turno di battuta che le vale il 5 a 4. Nel corso del game successivo, sembra finita ancora una volta per una Potapova dalle mille vite che invece cancella, con la complicità dell’avversaria, i match point numero due e tre di giornata. Ce n’è però immediatamente un quarto ed è quello buono per la tennista cresciuta a Zagabria. L’ultimo punto del match è uno spot per ciò che potrà essere tra qualche tempo Olga Danilovic: cross di rovescio, variazione con lo slice, attacco e smash vincente. Il torneo di Mosca è dunque suo. Complimenti vivissimi anche ad Anastasia Potapova per una settimana positiva oltre ogni aspettativa e che avrà sicuramente l’occasione per rifarsi in futuro.
Va dunque in archivio la prima finale WTA tra atlete nate negli anni 2000. Per entrambe da domani sarà quindi best ranking con l’ingresso nella Top 100 distante solo qualche piccolo passo. Ed è solo l’inizio.