Dopo la galoppata di Denis Shapovalov a Montreal nel 2017, qualcuno pensava che il suo amicone Felix Auger Aliassime (n.120 ATP), di un anno più giovane, potesse ripetere l’impresa a Toronto e raggiungere la semifinale dell’ultima Rogers Cup. Ma qui siamo nel mondo vero, non a Hollywood, e dopo una prestigiosa vittoria al primo turno contro il Top 20 (un po’ in disarmo per la verità) Lucas Pouille, la corsa del ragazzo canadese classe 2000 che condivide il compleanno con Roger Federer (8 agosto) si è arrestata al secondo turno contro Daniil Medvedev, che lo ha sconfitto per 7-6 al terzo set.
Durante la settimana siamo riusciti a parlare con uno dei due allenatori di Felix Auger Aliassime, Guillaume Marx, coach di Tennis Canada che insieme con il francese Frederic Fontang si occupa a tempo pieno dell’astro nascente del tennis canadese.
Per Felix questa è stata la prima Rogers Cup, con la bella vittoria su Pouille e poi la sfortunata partita con Medvedev. Come ha vissuto questa sua esperienza nel torneo di casa, con tutte le extra pressioni e richieste che vi si accompagnano?
Non ha fatto nulla di drastico, come spegnere il suo telefono o non guardare i giornali. Ha gestito la situazione al meglio delle sue abilità, era già parecchio tempo che si preparava mentalmente a questa situazione. Credo si sia abituato progressivamente alla pressione, non era la sua prima esperienza su un palcoscenico così importante, e non mi sembrava eccessivamente nervoso in occasione della sua prima partita. Poi quando si gioca bene diventa tutto più facile, ma era sicuramente più eccitato che stressato.
È riuscito a celebrare il suo diciottesimo compleanno?
Ha celebrato la sera prima, perché il giorno del suo compleanno doveva giocare, per cui ha mangiato la torta la sera precedente.
Dal punto di vista tecnico come sono i suoi progressi finora rispetto a quelle che erano le aspettative?
Credo che tecnicamente sia al livello che ci aspettavamo. Qualcuno naturalmente pensa che ci stia mettendo troppo tempo per arrivare nei primi 100, ma per noi le cose stanno andando davvero bene. Come allenatori, noi siamo più propensi a guardare il livello di gioco piuttosto che il ranking: negli ultimi mesi è migliorato parecchio, perché all’inizio dell’anno non aveva giocato bene, in parte a causa dell’infortunio [al ginocchio n.d.r], mentre ora sta esprimendo un buon livello di gioco.
Se Felix avesse vinto la partita con Medvedev, nella quale è stato a due punti dalla vittoria, avrebbe probabilmente raggiunto una posizione in classifica intorno al 105-106esimo posto, il che avrebbe significato la potenziale ammissione diretta nel tabellone principale agli Australian Open. Tuttavia non è successo: quali sono i suoi programmi nel medio periodo quindi?
La settimana prossima saremo al Challenger di Vancouver, dopodiché ci sposteremo a New York per giocare le qualificazioni degli US Open. Quindi dobbiamo vedere se sarà convocato per giocare la Coppa Davis [il Canada gioca lo spareggio per non retrocedere a Toronto contro l’Olanda n.d.r.] ed in seguito vedremo dove giocare in base alla classifica.
Ha causato parecchia sorpresa la decisione di saltare completamente la stagione sull’erba per rimanere a giocare Challenger sulla terra in Europa. Come è nata questa decisione?
A seguire Felix siamo in due, Federic Fontang ed io, e ovviamente ci consultiamo molto spesso sul da farsi. Prima del Roland Garros abbiamo fatto un tour piuttosto lungo sulla terra, che è andato abbastanza bene dal punto di vista tecnico con risultati così così. Stavamo facendo un buon lavoro, recuperando quello che non avevamo fatto all’inizio dell’anno a causa dell’infortunio. Quindi abbiamo pensato di poter guadagnare un po’ di tempo saltando un cambio di superficie, che richiede abbastanza tempo, evitando quindi li cambio da terra a erba e passare direttamente dalla terra al cemento. Inoltre l’erba è una superficie abbastanza anomala, dalla quale è difficile sapere cosa aspettarsi, quindi abbiamo pensato di agire in questo modo.
E Felix come ha preso la proposta? Perché alla fine lui deve essere d’accordo: c’è stato bisogno di convincerlo?
Quello che suggerivamo Frederic ed io alla fine aveva molto senso, per cui ha pensato ‘Perché non pensare fuori dagli schemi tradizionali?’ e si è convinto molto velocemente. Con una sola discussione abbiamo risolto tutto.
Ogni volta che lo vedo sembra che sia cresciuto. Viene monitorato da questo punto di vista? Sapete se sta ancora crescendo o meno?
Di sicuro è cresciuto di statura lo scorso anno. L’ultima volta che lo abbiamo misurato è stato in gennaio, non mi sembra che sia cresciuto negli ultimi mesi.
Quando lo misurate, lo fate con o senza capelli?
Senza… altrimenti sarebbe davvero troppo alto.
Che tipo di programma segue Felix dal punto di vista fisico per prevenire infortuni?
Ogni giorno Felix esegue una serie di esercizi che hanno il preciso scopo di evitare gli infortuni. Quando abbiamo più tempo per allenarci facciamo più attività di questo tipo, ma anche nelle giornate in cui deve giocare una partita si segue questo programma.
Qualche anno fa Felix disse di avere una malattia cardiaca [tachicardia n.d.r.] che lo limita nella sua attività? C’è qualche precauzione particolare che deve prendere a causa di questa condizione? Qualche terapia che deve seguire?
Non ci sono particolari precauzioni da prendere, anche perché si tratta di una condizione che solitamente scompare alla fine del periodo della crescita. Gli episodi sono stati rarissimi negli ultimi due anni, per cui non è necessario fare nulla di particolare. Ovviamente cerchiamo di agire con prudenza, soprattutto quando vediamo un affaticamento, ma non c’è altro da fare.
Si tratta di una condizione congenita?
Sì, esattamente.
C’è molta pressione intorno a Felix da parte dell’ambiente perché si ottengano risultati in fretta?
Il fatto che lui abbia grandi aspettative da se stesso aiuta molto da questo punto di vista. La pressione che viene dall’esterno non è maggiore di quella che lui stesso si mette addosso. Però Felix è molto dedicato alla sua carriera, è pronto a fare ciò che è necessario per raggiungere i risultati che lui si aspetta da se stesso e che l’ambiente del tennis si aspetta, per cui dal nostro punto di vista non c’è molto da fare in quest’ambito.
L’amicizia che c’è tra Denis e Felix è un fatto positivo per le loro carriere?
Credo di sì, sono ottimi amici, si stimolano a vicenda ed il fatto che le loro carriere abbiano seguito percorsi diversi ha sicuramente aiutato. Dallo scorso anno l’attenzione è stata concentrata su Denis, visti i successi ottenuti dalla Rogers Cup in poi, e questo ha tolto un po’ di pressione da Felix che nei due anni precedenti era stato più al centro dell’attenzione. La situazione attuale è ideale: due ragazzi che possono condividere il peso delle aspettative e stimolarsi a vicenda.
Prima hai detto che la programmazione di Felix dipenderà anche dalla sua convocazione o meno in Coppa Davis. Credi che far parte della squadra, a questo punto della sua carriera, sia un’esperienza positiva oppure è una settimana che potrebbe utilizzare più proficuamente in altro modo?
No, è sicuramente positivo. Adesso che la squadra di Davis è composta da cinque persone è sicuramente utile partecipare allo spareggio. Certo, se dovesse andare come sesto, solo per fare da sparring, la valutazione sarebbe diversa: ormai il suo livello è troppo alto per essere relegato a fare da sparring partner e potrebbe andare a giocare un torneo da un’altra parte.
Come viene diviso il lavoro tra te e Frederic Fontang?
Tutte le decisioni vengono prese insieme, e ci dividiamo quando si tratta di viaggiare. Io sono basato qui a Montreal mentre Frederic è basato in Europa, per cui quando Felix è in Nord America lo seguo io, quando è in Europa lo segue lui. Cerchiamo di fare anche delle settimane di allenamento tutti insieme, quando possibile, ma la suddivisione dei viaggi è la cosa più importante, perché una persona sola fatica a viaggiare sempre con lui.
Qual è la base di allenamenti di Felix?
Per il momento è qui, il National Training Centre di Montreal. Poi vedremo se sarà il caso di spostarsi in un luogo con un clima diverso.