Coppa Davis: passa la riforma Kosmos, rivoluzione dopo 118 anni
L’editoriale di Ubaldo Scanagatta
“La Davis è morta.” Si leva a gran voce il grido di giocatori ed ex-giocatori dopo la storica votazione di Orlando. Con il 71,43% dei voti favorevoli, le federazioni hanno scelto la via della riforma radicale, voluta dal presidente dell’ITF Dave Haggerty e finanziata dal potente gruppo Kosmos, rappresentato dal calciatore del Barcellona Gerard Pique. La drastica metamorfosi dell’evento sportivo più coinvolgente del calendario tennistico non ha lasciato indifferenti gli atleti, che hanno percepito la contaminazione dei veri valori sportivi che la Coppa Davis sino a qualche ora fa poteva ancora vantare. Il mondo del tennis sembra condividere lo stesso pensiero: i caratteri fondanti della nuova Davis non saranno più né l’orgoglio nazionale né la passione per lo sport, bensì il denaro e gli introiti delle federazioni.
Emblematica la situazione dei campioni in carica della Francia. La Federtennis francese, data la rilevanza dell’associazione a livello internazionale, aveva a disposizione 12 voti, risultati tutti favorevoli alla riforma, di cui il presidente FFT Bernard Giudicelli è stato da sempre tra i principali sostenitori. Tuttavia molti atleti ed ex-tennisti hanno accolto con forte pessimismo l’idea di modificare il format della Davis, mostrando il disappunto su Twitter subito dopo l’annuncio.
Il messaggio più recente è quello del capitano della squadra Amelie Mauresmo, rimasta sconvolta dalla decisione presa e che difficilmente riuscirà ad accettare quanto accaduto.
— AmelieMauresmo (@AmeMauresmo) August 17, 2018
Anche il capitano della stagione 2017 Yannick Noah, portato in trionfo dopo la vittoria sul Belgio, ha usato parole forti: “Vergogna per tutti i giocatori, i leader, i media che hanno appena venduto l’anima della Coppa Davis. È un giorno triste per il tennis.“
Honte à tous ceux joueurs, dirigeants et médias qui viennent de vendre l’âme de la Coupe Davis @DavisCup . Triste jour pour le tennis. #CoupeDavis
— Yannick Noah (@NoahYannick) August 16, 2018
Un altro storico giocatore della squadra francese, Fabrice Santoro, ha espresso il suo disappunto: “Non ho parole per descrivere quanto sono triste. È la fine di un’istituzione che ha regalato così tante emozioni a giocatori e tifosi di tutto il mondo. Il guadagno ha avuto di nuovo il sopravvento sulla storia e sui valori dello sport. Grazie Coppa Davis per ciò che mi hai dato!”
No words to describe how sad I am. This is the end of an institution that has driven so much emotions to tennis players and tennis fans around the world. Business once again takes over the history and the values of sport. Thank you @daviscup for all what you gave me! #tennis 😓
— Fabrice Santoro (@fabsantoro72) August 16, 2018
😢😢
— Julien Benneteau (@julienbenneteau) August 16, 2018
Anche Paesi Bassi e Belgio si sono aggiunti all’ultimo momento ai fautori del sì, mettendo la parola fine sulla votazione. Robin Haase non condivide affatto la scelta della sua Federazione: “Ho sempre giocato a tennis per passione. Certo, molti giocatori possono vivere di tennis. Anche io. In ogni caso non è la ragione per cui ho iniziato a giocare. È stato un onore rappresentare il mio paese, ma ora un bellissimo evento è diventato un affare di soldi.” Dello stesso avviso è Steve Darcis che nei match per l’Insalatiera ha raccolto le migliori gioie della sua carriera: “Centodiciotto anni di storia della Coppa Davis spazzati via per qualche banconota. Soldi, soldi, soldi. Viva lo sport!”
I always played tennis because it is my passion. Yes many players can make a good living from it. So do I. However it is not the reason why I started. It has always been an honour to represent my country but now a beautiful event only became about money.
— Robin Haase (@robin_haase) August 16, 2018
118 années d histoire @DavisCup balayées grâce à quelques billets !!! #triste#moneymoneymoney#vivelesport!
— steve darcis (@stevedarcishark) August 16, 2018
A differenza di Francia, Belgio, Olanda e dei paesi dell’Africa e del continente americano, Gran Bretagna, Germania e Australia si sono espresse a sfavore della riforma. Lleyton Hewitt, che già a marzo andò a muso duro contro l’idea dei riformisti, ha “salutato” il vecchio format con un profondo messaggio: “Spesso è più di un gioco. Più dei soldi. Le mie più belle vittorie e le più dure sconfitte sono arrivate in match di Davis di cinque set di fronte a tifosi impazziti, in casa o in trasferta. È una disgrazia che l’ITF abbia portato via tutto ciò alla prossima generazione.“
Sometimes it’s more than a game. More than money. Most of my biggest highs and toughest loses came in 5 set epic Davis Cup matches in front of screaming home or away fans. For the ITF to take that away from the next generation of future stars is a disgrace. #SorryDwightDavis pic.twitter.com/7Bx7Zdilcn
— Lleyton Hewitt (@lleytonhewitt) August 17, 2018
A proposito di nuove generazioni, uno dei giovani più chiacchierati del circuito, il canadese Felix Auger-Aliassime, ha appreso con rammarico la notizia. A differenza della nostalgia dei suoi colleghi (ed ex colleghi) più adulti, dal tweet del ragazzo si evince una profonda delusione, come l’effetto di un sogno svanito: “Da bambino uno dei miei più grandi sogni era quello di giocare la finale di Davis di fronte al pubblico di casa. Sfortunatamente non avrò mai occasione di sperimentare la Davis come l’ho conosciuta, guardandola da ragazzo. Ho sempre sperato che la storia e la tradizione vincessero sui soldi, ma credo che ora siamo a questo punto…”
One of my biggest dream as a kid was to one day play a Davis Cup final in front of my home crowd. Sadly I’ll never have the chance to experience Davis cup like I grew up watching it😢 I still hoped tradition and history would win over money, but I guess that’s where we are now..
— Félix AugerAliassime (@felixtennis) August 16, 2018
Purtroppo, dopo tante belle parole, tutto il mondo del tennis dovrà presto accettare la nuova realtà e imparare a conviverci, come si è sempre fatto di fronte alle innovazioni storiche, sportive e non. E allora chi meglio di Nick Kyrgios può esprimere al meglio l’impotenza di giocatori e addetti ai lavori di fronte agli esiti della di votazione di Orlando? “Fratello, che importa, è andata” ha risposto al suo connazionale John Millman.
Bro, who cares, it’s done https://t.co/8QkCV3A48M
— Nicholas Kyrgios (@NickKyrgios) August 17, 2018