Duro colpo per gli appassionati di tennis ecuadoregni e, in particolar modo, per i numerosissimi sostenitori di Victor Estrella-Burgos. Il torneo di Quito, inaugurato nel 2015 in sostituzione di quello di Vina del Mar, in Cile, non avrà una quinta edizione. Gli organizzatori del torneo hanno dovuto arrendersi “alla mancanza di appoggio economico che, collegata alla situazione economica attuale del Paese, fanno sì che diventi impossibile la realizzazione di un evento che aveva attirato risalto nazionale ed internazionale”.
Il 250 di Quito, con i suoi 2.850 metri sopra il livello del mare, è stato il torneo più in altura della storia del circuito maggiore, sia maschile che femminile, sorpassando quello di Bogotà (defunto nell’ATP, ma ancora in vita nella WTA), fermo a 2.625 metri di altitudine. Per la posizione in calendario (inizio febbraio), la superficie (terra rossa), il montepremi (sui $480k) e, come detto, l’altitudine, il torneo di Quito è riuscito ad attirare un solo top 10 nei quattro anni di competizioni: Pablo Carrena-Busta quest’anno, peraltro eliminato al primo turno da Andrej Martin.
Quito è stata negli anni terra di soddisfazioni per il nostro Paolino Lorenzi, fermato nei quarti nel 2015, semifinalista nel 2016, e finalista, sconfitto solo al tie-break del terzo set, nel 2017. Il vero mattatore del torneo è stato però Victor Estrella-Burgos, vincitore delle prime tre edizioni. Il dominicano (classe ’80), entrato tra i primi 100 alle soglie dei 34 anni, ha costruito buona parte dei suoi successi recenti ad alta quota, nelle città dell’eterne primavere. Quattro dei suoi cinque successi Challenger sono oltre i millecinquecento metri: nel 2011 a Medellin (1.495 metri), nel 2013 a Quito e Bogotà, nel 2015 a Cuernavacas, Messico (1.510 metri). Nel circuito maggiore, l’unica semifinale fuori da Quito l’ha raggiunta proprio a Bogotà nel 2014, dove si spinse fino ai quarti anche nel 2015, ultimo anno del torneo.
Quito fungeva da apertura ad uno dei tre mini-circuiti contemporanei di febbraio (indoor europeo – Montpellier/Sofia, Rotterdam, Marsiglia; cemento nordamericano – New York, Delray Beach e Acapulco; e terra rossa sudamericana – Quito, Buenos Aires, Rio, e San Paolo). Marco Cecchinato ci aveva anticipato a Toronto, in conferenza stampa, che la sede sostitutiva dovrebbe essere Cordoba, in Argentina, in passato già sede di un Challenger sul rosso. Nel circuito Challenger ci sarebbero comunque una serie di altri tornei sudamericani sul rosso potenzialmente in grado di prendere il posto di Quito: i candidati più plausibili, guardando al montepremi, sarebbero Città del Messico, che organizza già un $100k ad aprile, Guadalupa, con un $85k a marzo, e Montevideo, che ha un $75k a novembre.