Non è di certo la più grande rivoluzione del tour per il 2019, ma intanto l’Argentina raddoppia la sua presenza nel calendario maschile. Alla tappa di Buenos Aires, fondata oltre un secolo fa e che il prossimo anno festeggerà la quarantesima edizione, nella “Gira sudamericana” su terra rossa di febbraio si aggiungerà quella tutta nuova di Cordoba. Collocato una settimana prima del torneo della capitale, l’Open ancora senza un nome ufficiale prenderà il posto di quello di Quito. Avrà sede al Cordoba Lawn Tenis Club, un circolo storico fondato nel 1915. Sarà necessario qualche ampliamento per adeguarsi agli standard richiesti dall’ATP, ma le strutture di base ci sono tutte: dodici campi in terra battuta, con tanto di centrale in grado di ospitare fino a 1500 spettatori.
Il rischio maggiore al momento è che i due tornei possano farsi concorrenza a vicenda, anche se la distanza relativamente breve – 650 chilometri – potrebbe invogliare i migliori partecipanti del primo a iscriversi anche al secondo. Due eventi di categoria 250 non sembrano comunque così tanti, per quello che è l’unico paese del Sud America con una tradizione tennistica davvero solida e che attualmente conta due tennisti in top 15, Diego Schwartzman e il numero tre del mondo Juan Martin del Potro. Tuttavia una frase pronunciata lo scorso inverno dal direttore del torneo di Rio de Janeiro ricorda che sarà difficile vedere il campione albiceleste o calcare i campi di Cordoba: “In quel periodo dell’anno lui preferisce giocare sul cemento: ha detto che qualora la nostra superficie dovesse cambiare, sarebbe disposto a partecipare”.
Difficilmente Del Potro farà una eccezione, anche per il pubblico di casa. E quasi tutti i big la pensano come lui, ragion per cui trovare un offerente per la licenza rimessa in vendita da Quito dopo appena quattro edizioni sembrava un’impresa durissima. Lo scarso appeal della terra battuta in quella fase di stagione, incastrata tra Australian Open e Sunshine Double, la resistenza degli specialisti del mattone tritato a rinunciare a un serbatoio di punti facili, la necessità di mantenere il torneo in un continente nel quale spesso le infelici condizioni economiche della popolazione si appaiano al suo maggiore interesse per gli sport di squadra, avevano generato un mix letale per il “torneo a latitudine zero”. Che sembrava in grado di scoraggiare qualsiasi nuovo investitore.
Invece in poche ore sono arrivati gli organizzatori del solido Challenger di Buenos Aires, già da tempo dichiaratamente intenzionati a trovare spazio nel giro maggiore. Con l’aiuto delle società Torneos ed Exxia Sports Management, dalla quale proviene il nuovo direttore Mariano Ink, hanno capitalizzato un’occasione da saldi alla quale stavano lavorando già da qualche tempo. Così dopo Ecuador e Cile – lo slot era stato occupato fino al 2014 dal torneo di Viña del Mar – nel circuito ATP è arrivata Cordoba, la città di Nalbandian e del presidente della Federtennis argentina Agustin Calleri, che già qualche anno fa aveva ospitato un evento del secondo circuito del tennis maschile. Le carte per puntare sulla sopravvivenza sembrano esserci tutte, in attesa della prova del nove.