C’è più di un buon motivo per sacrificare qualche ora di sonno nella notte delle semifinali femminili. Due sfide che si presentano con un copione differente, tali da appassionare gli amanti di più generi. Anastasija Sevastova, mai arrivata fino a una semifinale Slam (ma per tre volte ai quarti in stagione), dovrà valorizzare al massimo le sue caratteristiche per avere qualche chance contro Serena. Alla sciabola dovrà opporre il fioretto, puntando su quelle palle corte e variazioni di ritmo che hanno mandato in tilt la campionessa in carica Sloane Stephens (che da Serena, sotto tanti punti di vista, non si distanzia troppo). La lettone farà molto affidamento sulle sue capacità in risposta: allungando lo scambio potrà tessere la tela in cui far inciampare la favorita numero uno del torneo. “Conosco bene le sue caratteristiche – ha raccontato Serena alla vigilia della sfida inedita -, ha la capacità di rispedire qualsiasi pallina dall’altra parte del campo“.
L’unica strada per un match tendenzialmente equilibrato – al netto dell’incognita caldo – sarà per la numero 18 WTA provare a spostare il più possibile Serena lungo il campo. La super mamma, a quasi 37 anni, affronta così la 36esima semifinale Slam in carriera, 12esima su 18 partecipazioni agli US Open. Da queste parti detiene il primato di vittorie (sei, come Chris Evert), ma il suo nome in albo d’oro manca dal 2014. Superando Karolina Pliskova, Serena ha avuto la meglio per la prima volta su una top 10 da quando – un anno fa – ha dato alla luce la piccola Alexis Olympia.
ARMI PARI – Il sogno di una finale tutta a stelle e strisce dovrà fare i conti con la sfrontatezza e il gran bel tennis d’attacco di Naomi Osaka, un’altra debuttante in partite così importanti. La giapponese, di stanza comunque negli USA, è la più giovane delle contendenti ancora in corsa (20 anni) e se la vedrà con la finalista uscente Madison Keys. Nei tre precedenti ha avuto sempre la meglio la ventitreenne dell’Illinois, protagonista un anno fa di un’eccellente cammino prima di arrivare con le ruote sgonfie all’ultimo sprint, schiacciata dai muscoli di Stephens. Non ci sarà in questa sfida lo scontro tra opposti stilistici di Williams-Sevastova. Stati Uniti-Giappone si combatte con armi del medesimo taglio. Osaka, sfavorita (ma di poco) per i bookmaker, prova a spostare il peso della pressione dall’altra parte. In proiezione, il match potrebbe assomigliare per lei a quello vinto con Aryna Sabalenka.
“Abbiamo già giocato contro – spiega –, Madison è una giocatrice molto valida e potente. Se le lascio prendere campo, diventa complicato. Poi gioca in casa e il pubblico sarà tutto dalla sua parte“. In realtà la forza nei colpi non manca nemmeno alla simpatica Naomi, che però si smarca dal gioco delle somiglianze: “Chiaro, c’è qualcosa che ci accomuna: un buon servizio su tutto, ma di base lei è più potente di me. A volte impazzisco e inizio a spingere qualsiasi cosa, altre riesco a essere più regolare. Mi piace variare il mio stile di gioco“. Sascha Bajin, il coach che sta accompagnando per mano la sua crescita, non nega invece le analogie: “Dal servizio al dritto, hanno caratteristiche simili. La differenza è che Madison è già abituata a giocare questo tipo di partite“. E non è poco.