Sono 350 i punti di Jack Sock nella Race to London di singolare, la classifica che tiene conto dei risultati ‘puri’ ottenuti nella stagione in corso. Punti che non gli permettono di andare oltre la 155esima posizione: per intenderci, appena due posizioni più avanti di Salvatore Caruso e una ventina in ritardo rispetto a Gianluigi Quinzi. Non esattamente l’habitat naturale di chi neanche un anno fa ha vinto un Masters 1000, è entrato in top 10 e si è ritrovato a giocare il torneo dei migliori a Londra. Se la classifica in singolare langue, e a stretto giro l’ancora dignitoso 17esimo posto nel ranking ATP dovrebbe evaporare assieme ai 1400 punti di Bercy e Finals, in doppio per Jack Sock è praticamente il paradiso.
Quando alla vigilia della stagione su erba ha già sollevato due trofei in stagione (Indian Wells con Isner e Lione con Kyrgios) riceve la chiamata alle armi di Mike Bryan, rimasto orfano del gemello Bob infortunato, e ovviamente ci si fionda. Al secondo torneo – Wimbledon – è già titolo ed è soprattutto Slam, il secondo delle carriera di Sock che aveva già trionfato a Church Road nel 2014 in coppia con Pospisil. Dopo le sgambate nordamericane non felicissime in quel di Toronto e Cincinnati, Sock e Bryan si ritrovano a New York per disputare il secondo Slam in coppia e il risultato è lo stesso di Londra: raggiungono ancora la finale e battono i ben più rodati Kubot e Melo, che giocano assieme da tre anni eppure di Slam in team ne hanno vinto soltanto uno. È il sesto US Open per Mike Bryan e soprattutto il 18esimo Major, ovviamente come nessun altro in questa specialità; si tratta anche della prima volta dal 2003 che una coppia centra la doppietta Wimbledon-US Open, quando a riuscirci furono Bjorkman e Woodbridge.
La finale è durata appena 74 minuti e non ha mai avuto storia. Il netto 6-3 6-1 ha condotto gli spettatori rapidi verso la premiazione e i ringraziamenti, durante i quali Mike ha elogiato il suo compagno per aver ‘messo in campo l’artiglieria pesante’ e Jack si è quasi schernito per i complimenti ricevuti. A 40 anni suonati Bryan consolida la prima piazza del ranking di doppio e vede accomodarsi sul gradino immediatamente più basso proprio Jack Sock, che in un sol colpo scavalca dieci avversari e diventa il n.2 di specialità, suo miglior piazzamento in carriera. Sock è ormai lanciatissimo verso le Finals di Londra sebbene in linea puramente teorica, dovesse Bob riuscire in un improbabile recupero lampo, Mike potrebbe decidere di parteciparvi con suo fratello. È infatti praticamente certo che maturerà i requisiti per giocare il torneo con entrambi i partner.
Per Sock, come detto, il doppio si sta rivelando una concreta ancora di salvataggio. Anche dal punto di vista economico – se di salvataggio si può parlare – considerando che con i 350.000 dollari dello US Open il suo montepremi stagionale di specialità supererà il milione; in singolare ha vinto meno della metà. Potrebbero addirittura essere elementi sufficienti per ripensare le sue priorità di tennista, poiché se al momento è uno dei doppisti più vincenti, aiutato da un compagno formidabile, non può considerarsi un singolarista altrettanto valido. E da gennaio sarà quasi certamente costretto a disputare qualificazioni su qualificazioni: quest’anno ha avuto modo di cimentarvisi una volta, a Eastbourne, e contro il n.316 del mondo non è riuscito a vincere neanche un set.