Lo si potrebbe definire un torneo a ritmo di jazz, questo Open di San Pietroburgo. La metà maschile dell’evento organizzato da Formula TX, che in febbraio ha ospitato sugli stessi campi della Sibur Arena un WTA Premier, ha dato un twist alla consuetudine della musica ai cambi di campo, affidando alla musica dal vivo l’intrattenimento del pubblico quando i tennisti siedono in panchina a prendere fiato. A un evento di categoria 250 può bastare anche una piccola, bella idea per distinguersi in positivo.
Cantanti e sassofonisti riempiono i momenti di pausa, ma a contare è ovviamente ciò che accade sul campo da tennis. L’unica settimana indoor tra US Open e swing asiatico sembrava quella buona per Stan Wawrinka per tornare a sorridere, dopo l’operazione al ginocchio sinistro e un ritorno sulle scene affrettato come tempistiche ma lento a fruttare punti. Il campo di partecipazione non irresistibile, alleggeritosi di qualche nome insidioso, faceva pregustare allo svizzero il ritorno tra i campioni a sedici mesi di distanza dall’ultima volta.
Invece San Pietroburgo gli è stata di nuovo fatale. Nella città che nel 2016 interruppe la sua striscia consecutiva di undici finali vinte, Wawrinka si è fatto beffare da Martin Klizan proprio alla fine di un incontro lungo due ore. Partito con un break nel primo game, difeso senza problemi fino alla fine del set, l’ex numero tre ATP (oggi alla posizione numero 88) ha avuto la possibilità di strappare il servizio anche in avvio di secondo parziale. Fallito quell’assalto, Klizan ha iniziato piano piano a rosicchiare la sua rimonta.
Ottenuto il set decisivo, lo slovacco si è fatto rimontare un break di vantaggio ma ormai l’inerzia era dalla sua parte: tutti gli ultimi punti importanti sono girati attorno all’aggressività del suo dritto mancino, finché un Wawrinka ancora imperfetto negli spostamenti non ha ceduto. La brutta caduta di Klizan nell’incontro precedente e la sua solita piccola recita hanno indotto l’intervistatore a domandargli quali fossero le sue condizioni fisiche, ma lui si è limitato a rispondere che va tutto bene.
Finora gli avversari di Klizan hanno tutti masticato amaro, inclusi Shapovalov e il nostro Fognini. Ma chi deve preoccuparsi di più dovrebbe paradossalmente essere Dominic Thiem, la prima testa di serie. L’austriaco, numero 8 del ranking mondiale, è emerso con solidità ma senza brillare dal suo lato di tabellone e adesso, dopo aver sconfitto anche Roberto Bautista Agut in due set dal punteggio netto, nei quali ha salvato l’unica palla break concessa, dovrà vedersela con un ostacolo di tipo… statistico.
Già, perché un conto è affrontare lo slovacco ai primi turni, tutt’altro è trovarselo davanti all’atto decisivo. Solitamente ben poco continuo, quando raggiunge il match che vale la coppa Klizan diventa infallibile: 6 titoli su altrettante finali nel circuito ATP, 10 su 10 includendo il doppio. Indietro 1-3 anche negli scontri diretti, Thiem dovrà sperare che al suo tennis si aggiunga la la legge dei grandi numeri se vuole volare verso Oriente con in bacheca il primo successo indoor della carriera (ha già vinto su erba, cemento e otto volte su terra).
Risultati:
M. Klizan b. [WC] S. Wawrinka 4-6 6-3 7-5
[1] D. Thiem b. [5/WC] R. Bautista Agut 6-4 6-3