Altra giornata assurda e priva di logica nel girone rosso: girone, si interpreti il termine in senso dantesco, quello delle tenniste spaurite e terrorizzate, da cosa non si capisce bene, vista la mole di punti in palio per ogni singola debacle (125) che fa tornare alla mente le vantaggiose sconfitte a biliardo del geometra Calboni contro il direttore Catellani nella saga del ragionier Ugo Fantozzi: uno scatto nella gerarchia aziendale per ogni sfida persa. Si può cascare peggio, eppure. Gli ammanchi motivazionali probabilmente dovuti a tanta grazia – parliamo solo di punti e non di denari, perché siamo signori – in parte spiegano il modestissimo spettacolo in scena, ma dall’altra non possono non esacerbare i dubbi sullo stato fisico delle giocatrici e l’interesse che le medesime mostrano per le cosiddette Finals: se, come si è detto, dopotutto si precipita sul morbido, tanto varrebbe rilassarsi: niente da fare.
In fondo a un pomeriggio altalenante, per usare un eufemismo temerario, e a oltre cinque ore complessive di terrore agonistico, il suddetto girone rosso (che forse sarebbe più opportuno colorare di blu come la fifa delle giocatrici ivi raggruppate) non ha ancora emesso alcun verdetto, in particolare per meriti ascrivibili a Sloane Stephens. La statunitense ha vinto un match lungo e incerto contro Kiki Bertens e quindi rinviato qualsiasi decisione all’ultima giornata di gara, lanciando una scialuppa di salvataggio a Naomi Osaka, che aveva nel frattempo perso contro Angelique Kerber la prima sfida del pomeriggio. Stephens, due partite vinte, anche se sarebbe meglio dire “non perse”, se solo i successi sportivi potessero cristallizzarsi in un processo di sottrazione, e Kerber, una vittoria e una sconfitta sinora, hanno tagliato i rispettivi traguardi per prime nonostante due partite orrende, e la mancina di Brema, in particolar modo, dopo aver fatto di tutto per perdere, proprio come le era riuscito nel match degli ambigui parziali nel debutto contro la biondissima olandese.
Conquistato il set inaugurale marciando sulle sventatezze di un’Osaka inguardabile, Angie è andata a servire per il match sul cinque a quattro del secondo, quando la giapponese, improvvisamente destatasi, si è messa a giocare dieci minuti di tennis formato US Open, vincendo i tre giochi consecutivi utili a spingere la contesa al terzo; terzo set che l’ha vista tornare a sbagliare lo sbagliabile (alla fine i suoi errori non forzati saranno addirittura cinquanta) e a cedere sul decisivo break nel fatidico settimo gioco.
Virtualmente eliminata, Naomi ha investito Sascha Bajin del ruolo di amuleto spedendolo in tribuna per Bertens-Stephens, e la scelta le ha dato ragione, sebbene tra mille e più tremori. Partita alla grande (avanti per tre a zero prima, per quattro a due poi), Stephens si è afflosciata sempre più, facendosi trascinare in un tie break del primo set vinto solo grazie alle malefatte della sua avversaria (due dritti a campo aperto e uno al volo da censura) e perdendo malissimo il secondo, condito da una quantità industriale di errori sopra la rete difficili da ritenere reali. Sotto di un break anche all’inizio del terzo e parsa prossima al KO, la campionessa dello US Open 2017 ha semplicemente osservato la povera Kiki non mettere più una palla in campo e inabissarsi tra errori e stanchezza infinita, producendo il parziale di sei giochi a uno che ha chiuso la contesa e riaperto la porta a tutte. Nella speranza che almeno qualcuna fra loro sfrutti l’ultima giornata per meritarsi il passaggio del turno.
Risultati (Gruppo Rosso):
[1] A. Kerber b. [3] N. Osaka 6-4 5-7 6-4
[5] S. Stephens b. [8] K. Bertens 7-6(4) 2-6 6-3
La classifica dei gironi e il calendario
Gruppo Rosso: cosa è successo nella prima giornata
Gruppo Bianco: le cronache della prima e della seconda giornata