da Parigi
Niente dolcetto, soltanto un terribile scherzetto. Poche ore fa il Rolex Paris Masters di Bercy aveva un tabellone di lusso, un duello serrato per il numero 1 e un programma di gioco per Halloween da far girare la testa. Poi, nel giro di mezz’ora, ha perso tutto. Anzi, tutti: prima Milos Raonic, che al fastidio al gomito destro sperimentato nel triplo tie-break contro Tsonga della sera prima ha aggiunto una lesione ai tricipiti, poi Marton Fucsovics, e infine, clamorosamente, Rafael Nadal.
Se i primi due ritiri tutto sommato non guastano molto più della giornata, regalando anzi a Roger Federer e Fabio Fognini un turno di riposo in più e una sfida agli ottavi di finale molto interessante, il terzo toglie tantissimo appeal al torneo. Intanto riconsegna a Novak Djokovic la prima posizione nel circuito, che il serbo aveva perso per l’ultima volta proprio all’AccorHotels Arena di Bercy nel 2016, col servizio in camera. A Nole non servirà giocare altro, per arrivare alle Finals di Londra da re del ranking: il successo di ieri è ora infatti sufficiente a farlo tornare in vetta già da lunedì (anche se con un vantaggio che potrebbe essere di soli 55 punti in caso di sconfitta al prossimo incontro).
“Negli ultimi due giorni ho iniziato a sentire un po’ di tensione ai muscoli addominali, soprattutto quando servivo” ha spiegato il maiorchino, al posto del quale è stato ripescato all’ultimo momento come lucky loser Malek Jaziri. “Ho chiesto un consulto al mio medico, e lui mi ha raccomandato di non giocare perché altrimenti avrei rischiato un infortunio molto più grave. Oggi potrei prendere anche un rischio, andare in fondo al torneo per provare a vincerlo provocherebbe la rottura certa del muscolo e dei tempi di recupero molto più lunghi“.
Non si tratta di un infortunio, ci ha tenuto a specificare Rafa, ma di un “dolore”. Lo può chiamare come vuole, rimane l’ennesimo acciacco di una stagione sfortunatissima, specialmente sul cemento: ritiro agli Australian Open, ritiro agli US Open, assenza dai Masters 1000 di Indian Wells, Miami, Cincinnati e Shanghai e forfait preventivo anche da numerosi altri eventi inizialmente nella sua programmazione come Brisbane, Acapulco e Pechino. E adesso, ovviamente, anche le ATP Finals sono in serio dubbio. “Mi dispiace molto ma non so dire se giocherò o meno. Dovrò proseguire facendo come ho fatto finora, valutando giorno per giorno e compiendo scelte logiche. E la scelta logica, al momento, è attendere”.
Dovesse saltare anche il master di fine anno, Nadal chiuderebbe la seconda stagione dal 2004 a oggi senza aver mai affrontato Roger Federer (era già accaduto due anni fa). Quest’anno i loro nomi non sono infatti comparsi insieme su nessun tabellone della regular season ATP, mentre negli Slam non si è mai arrivati al “Fedal”. Djokovic otterrebbe inoltre la certezza di chiudere il 2018 da numero uno, primo nella storia dell’ATP tra chi nella stessa stagione si era trovato fuori dai primi 20. A quel punto la lotta sarebbe rimandata all’Australia.
E pensare che la preoccupazione principale del torneo, fino al martedì, era stata proprio la partecipazione dello svizzero. Poi, proprio quando aveva tirato un sospiro di sollievo, la povera Bercy è tornata a fare i conti con il suo nemico di sempre: il calendario. Purtroppo, nonostante sia uno degli eventi mandatory, il “mille” che fa da fanalino di coda all’anno di tennis maschile è spesso quello meno popolato. Tra chi non è più in cerca di punti, chi vuole riposarsi, chi è già tornato a casa, non è raro che si contino più assenze nobili che presenze. Nelle giornate più sfortunate, come quella di oggi, può capitare che piovano tutte insieme. Di certo tra le tante sorprese che Bercy sa regalare questa la avrebbero evitata tutti.