L’11 novembre 2017, Hyeon Chung vince la prima edizione delle Next Gen Finals. “Il ventunenne Chung” raccontava all’epoca il sito dell’Associazione Professionisti, “è diventato il primo sudcoreano ad alzare un trofeo di singolare dell’ATP World Tour dal 2003, quando Hyung-Taik Lee fece suo il titolo di Sydney”. Nonostante le perplessità legate all’evento, in primis un punteggio da fast food difficilmente digeribile per la maggior parte degli appassionati, e iniziato non proprio sotto i migliori auspici (il forfait del troppo forte Sascha Zverev, l’imbarazzante cerimonia di apertura…), Hyeon diventa un altro giocatore dopo la vittoria. “Come Milano ha catapultato Chung alle semifinali dell’Australian Open” apriva il sito dell’ATP poche settimane dopo. Era lo stesso coach del coreano a dare merito al torneo under 21 e in molti hanno sposato quella interpretazione, la cui bontà era supportata da tanti esempi nel passato e anche nel futuro: solo tre mesi dopo, a un altro giocatore sarebbe scattato un clic che lo avrebbe condotto dalla vittoria di un torneo non esattamente di primo piano alla semifinale del Roland Garros. Così, sospinto dalla (eb)brezza del suo primo titolo ATP, l’ormai navigato Hyeon procedeva a vele spiegate raggiungendo quattro quarti di finale consecutivi tra i quali i due del Sunshine Double, risultati che all’inizio di aprile lo hanno portato al n. 19, il suo best ranking.
ENTROPIA – Non annunciato, arriva l’infortunio alla caviglia a compromettere buona parte del 2018: dopo una fugace apparizione a Madrid sconfitto in 54 minuti da Robin Haase, Chung è rientrato sul cemento americano raccogliendo da allora un problema alla schiena, 6 vittorie e 8 sconfitte, l’ultima (che ha messo la parola fine sulla sua stagione) per ritiro all’inizio del secondo set contro Fabio Fognini a Stoccolma, di nuovo a causa delle vesciche di australiana memoria. Fermi restando i problemi fisici, non si può non notare che, se la vittoria alle Next Gen Finals era stata il trampolino di lancio, tutto ha iniziato ad andar male quando quel trofeo è scomparso dalla sua bacheca virtuale. Se il titolo aveva lanciato Hyeon, il fulmine a ciel sereno della la sua inopinata perdita si è rivelato foriero di un’oscurità viepiù incombente sul suo cammino attraverso la stagione.
LA MATERIA DEI SOGNI – In occasione della prima edizione, si era discusso anche piuttosto animatamente se quell’evento fosse “ufficiale” o non appartenesse affatto alla realtà degli altri tornei del Tour: è organizzato dall’ATP, osservava qualcuno, ma non dà punti, ribatteva un altro, però nella scheda di Chung è presente come titolo. No, era presente. Che non possa dare punti appare logico e corretto perché esclude altri professionisti, che gareggiano per scalare lo stesso ranking, sulla base dell’età, un criterio assolutamente arbitrario – come se la Federcalcio organizzasse un torneo riservato alle squadre di serie A che iniziano per S e i risultati lì ottenuti valessero per la classifica del campionato maggiore. Forse per questo motivo, quel numero, 1, che dava fiera mostra di sé nella scheda ATP dei titoli conquistati dal tennista di Suwon, è evaporato in un tiepido giorno di primavera lasciando il posto a un freddo 0. È vero, la maggior parte delle versioni di Wikipedia riporta ancora quel titolo, ma non è la stessa cosa.
IPOTESI E DELUSIONI – Chissà in che modo i vertici dell’ATP gli hanno comunicato la decisione, sempre che lo abbiano fatto. Magari con un’email dal tono burlone: “Caro Hyeon, quanti tornei credi di aver vinto? Uno? Ritenta, sarai più fortunato. Saluti, Chris K”. No, probabilmente non è andata così. Ma, poi, come essere certi che si sia trattato di un’operazione trasparente? O se, ancora, il titolo fosse naturalmente svanito il giorno del 22° compleanno che cade appunto in maggio? Nel frattempo, l’unica verità è che da allora Chung continua inesorabilmente a perdere posizioni. Mentre proseguono le indagini per scoprire al di là di ogni ragionevole dubbio o insensata teoria chi e perché quel trofeo ha trafugato (una sottrazione virtuale eppure dalle conseguenze fin troppo reali), è stata archiviata anche la seconda edizione delle Next Gen Finals di Milano. In quella occasione, le disposizioni dell’ATP sono state chiare fin da subito, fugando aspettative e illusioni: pur essendo gli incontri validi per gli head-to-head e per il conteggio vittorie-sconfitte, il vincitore non si sarebbe potuto ufficialmente fregiare di quel titolo né, soprattutto, avrebbe approfittato delle sue qualità magiche, nemmeno per pochi mesi, e si sarebbe dovuto suo malgrado accontentare delle proprietà banalmente mondane dei 407.000 dollari di premio.
UN NUOVO GIORNO – A quasi 9.000 chilometri di distanza, attorno alle sette del mattino, la cerimonia di premiazione in onda sul televisore rimasto acceso desta Chung, assopitosi in sala nel (di)vano tentativo di seguire in diretta la finale dell’evento da cui è ormai escluso per limiti di età – un’età che sente triplicata dopo un paio d’ore di sonno rattrappito. Se dapprima, mezzo addormentato, riesce solo a notare come Stefanos Tsitsipas sia bravissimo a celare la propria delusione per quel titolo che non c’è mentre riceve il cospicuo assegno, Hyeon torna presto a rendersi conto che i tre quarti del suo monte punti sono in scadenza nel primo spicchio della prossima stagione. Uno sguardo alle piante dei piedi per controllarne l’integrità della pelle e non resta che rimettersi al lavoro per riportare nell’impaziente casella il numero 1, ben sapendo che non potrà che aumentare perché i valorosi assaporano la morte di un titolo solo una volta.