ATP Finals: Zverev mette KO Federer ma è subissato di fischi
[1] N. Djokovic b. [4] K. Anderson 6-2 6-2 (da Londra, il nostro inviato)
La sfida tra Kevin Anderson e Novak Djokovic ha un paio di aspetti molto interessanti. Il primo, è che stiamo assistendo alla “rivincita” di una finale Slam, quella di Wimbledon (cosa già avvenuta due mesi fa nei quarti di finale a Shanghai, ma l’importanza del match è evidentemente diversa), il secondo è tecnico, e riguarda il rendimento al servizio. Anderson è uno dei migliori battitori del circuito, ricordiamo le sue eccezionali performance proprio ai Championships, contro Federer e Isner nei due terribili match andati a oltranza. Ma Djokovic, di cui tutti conoscono le straordinarie qualità nella tenuta e nel contrattacco da fondo, in questa edizione delle ATP Finals ha realizzato numeri fuori dal comune proprio con la battuta. Mai breakkato in 28 turni di servizio, ha affrontato e annullato solo due palle break finora. Quando uno che è un muro di gomma inattaccabile sullo scambio (e se i suoi tifosi si insolentiscono per questa che è una semplice metafora, assolutamente non denigratoria, pazienza), e risponde come un diavolo, diventa pure ingiocabile quando batte, il problema per gli avversari rischia di diventare impossibile da risolvere. I precedenti sono 7-1 per il serbo. Rispetto alla partita tra Federer e Zverev, che attende il vincitore di stasera in finale, c’è qualche vuoto sugli spalti.
Tutta la consistenza di Djokovic si palesa fin dall’avvio, Kevin spinge ma gli ritorna qualsiasi cosa, e appena accorcia si trova lui a subire. Break Nole nel primo game, rischio di doppio break nel terzo, bravo il sudafricano ad annullare due opportunità che avrebbero potuto “ammazzare” il set già dopo meno di un quarto d’ora, e a rimanere almeno in scia, 2-1. Senza problemi per chi serve si arriva al 3-2, e qui il serbo va sotto 15-30, ma recupera e sale 4-2. Anderson tira senza paura, ed è ammirevole per questo, ma in realtà piuttosto che fare a pallate da fondo dovrebbe prendersi più spesso il rischio dell’anticipo e della eventuale discesa a rete, a botte da dietro Djokovic non lo sfondi mai. E nel settimo game, proprio gli errori in pressione da fondo di Kevin gli costano il secondo break, 5-2, il primo parziale è già in cassaforte per Nole, sono passati 35 minuti. Allo scoccare del quarantesimo minuto, 6-2 Djokovic, partita robusta da parte sua, in generale certamente né spettacolare né palpitante, considerando anche che Anderson, con tutte le sue belle qualità, non è che sia proprio un fantasioso in campo. 4 vincenti, 8 errori Nole, 10-17 Kevin, poco materiale da highlights onestamente. 5 soli punti persi alla battuta dal serbo, a conferma della straordinaria solidità della sua settimana londinese finora. Qualche fischio dalle tribune, più di preoccupazione per il rischio della stesa veloce che per altro.
Il secondo set si apre in modo orribile per Anderson, con due errori e un doppio fallo, ed è subito 0-40, tre palle per il terzo break in favore di Nole. L‘errore che manda il serbo in vantaggio 1-0 è tanto frustrante da costare al di solito correttissimo Kevin un code violation per una probabile parolaccia. Dall’altra parte, in controllo totale della situazione, Djokovic viaggia a braccio sciolto, e come si suol dire, piove sul bagnato. 6-2 3-1 per il serbo, 58 minuti, ora le grida di incitamento dagli spalti iniziano a diventare un brusìo di insoddisfazione. Che si tramuta subito in un mormorio ammirato, quando Nole piazza una sequenza di risposta in allungo di dritto a mille all’ora, più rovescio lungolinea chiuso sulla riga, che lascia basito Kevin. Altra palla break, annullata dal servizio di Anderson, ma veramente non c’è partita. Quasi a farsi perdonare per la rapidità e l’essenzialità con cui sta sbrigando la pratica, Nole tira a tutto braccio anche uno spettacolare dritto all’incrocio, seguito da un cross vincente, che lo manda 4-1 e servizio, il match è finito. Che fenomeno. Francamente esagerato, però, e sopra le righe (dato l’andamento del punteggio), l’urlaccio del serbo verso il suo angolo, il pubblico infatti non apprezza, e fischia apertamente. Djokovic non si scompone, un minuto dopo è 5-1, non si capisce il motivo di tanto nervosismo in effetti. Kevin, frastornato, tiene il servizio del 2-5, ma è ovvio che con la testa è già a fare la doccia. La volée aggiustata dal nastro che decreta il 6-2 e la settima finale al Masters di fine anno per Nole arriva dopo un’ora e un quarto giusta, contro Alexander Zverev è in vantaggio 2-1. I precedenti non sono incoraggianti però, considerato che nelle ultime due partite Sascha ha fatto 8 game.
Gran numeri anche stasera al servizio per Nole, 7 punti ceduti in tutto. In questa settimana, in 36 turni di battuta, Nole ha concesso 32 punti, 19 con la prima, 13 con la seconda, compresi 5 doppi falli. Roba da matti.
“Penso sia stata la miglior partita della settimana per me, è stato importante breakkarlo subito, poi ho cercato di pressare sulla sua seconda palla. Sì, probabilmente sto servendo meglio che mai, difficile fare meglio cone ace e statistiche rispetto a Kevin. Nel girone ho giocato bene contro Sascha, ma penso che domani sarà diverso, lui è cresciuto, ha battuto Roger. Sarà l’ultima partita dell’anno per tutti e due, daremo tutto entrambi”, conclude tranquillo e soddisfatto Djokovic.
Risultati:
[3] A. Zverev b. [2] R. Federer 7-5 7-6(5)
[1] N. Djokovic b. [4] K. Anderson 6-2 6-2