Dopo l’assoluzione in sede di giustizia sportiva – datata aprile 2016 – e l’assoluzione con formula piena per quanto attiene alla giustizia penale, firmata a gennaio dal Tribunale di Cremona (dove era contestata l’associazione per delinquere per aver alterato l’esito di alcuni incontri al fine di realizzare guadagni illeciti tramite scommesse), la vicenza giudiziaria di Daniele Bracciali e Potito Starace si arricchisce di un nuovo, pesantissimo, capitolo. La Tennis Integrity Unit – che a settembre aveva comunicato la sua intenzione di processare i due giocatori italiani relativamente all’accusa di match-fixing durante il torneo di Barcellona 2011, ha diramato la sua sentenza. Starace è stato squalificato per 10 anni con una multa di 100.000 dollari, per Bracciali invece c’è la sospensione a vita – con proibizione di assistere a tornei professionistici – e una multa di 250.000 dollari, pari a circa il 15% dei premi guadagnati in carriera.
COME SIAMO ARRIVATI QUI – Come dichiarato dallo stesso Bracciali – 41 anni a gennaio – in un’intervista rilasciata a Tennisitaliano, Tennis Integrity Unit – l’organo investigativo attivo dal 2008 per volere di Atp, Wta, Itf e tornei dello Slam – lo aveva già interrogato nel 2016, nel pieno sviluppo della vicenda penale. L’organo anti-corruzione aveva comunicato allo stesso tennista di voler attendere l’esito del processo di Cremona per avviare un procedimento autonomo; una settimana dopo la pronuncia di assoluzione arrivata a gennaio, TIU ha informato Bracciali (con una mail) dell’intenzione di cominciare l’indagine – a carico suo e di Starace – che avrebbe raggiunto il suo culmine con il processo del 18-20 settembre. Secondo le parole di Bracciali, che ha proseguito a ribadire la sua estraneità ai fatti – ‘mi sembra accanimento‘ disse a settembre -, il sistema accusatorio di TIU si reggerebbe sulla convinzione che una delle due utenze telefoniche coinvolte nell’intercettazione tramite cui sarebbe stata organizzata la combine (“Braccio2” dalla rubrica del telefono del commercialista Manlio Bruni che lo avrebbe contattato proprio per invitarlo a fare da tramite per organizzare la combine) appartenesse proprio a lui.
Sul punto in verità proprio la giustizia penale italiana aveva escluso la riconducibilità all’aretino dell’utenza telefonica incriminata.
L’incontro in questione è l’ormai celeberrimo Starace-Gimeno Traver, primo turno dell’edizione 2011 del torneo di Barcellona durante il quale il giocatore italiano si ritirò sul punteggio di 6-4 1-6 0-2. Bracciali era presente a Barcellona per disputare il torneo di doppio, dal quale venne eliminato al primo turno. L’aretino avrebbe quindi organizzato esternamente la combine, assicurandosi che Starace ‘accomodasse’ l’incontro secondo i patti. Tanto in sede sportiva quanto in sede penale, però, questa ricostruzione ha vacillato conducendo alla doppia assoluzione.
LA PRONUNCIA DI TIU -Nel comunicato ufficiale relativo a Bracciali si legge che “in seguito all’udienza disciplinare tenutasi a Londra il 18-19 settembre il professor Richard McLaren ha riconosciuto l’italiano colpevole di aver truccato incontri del torneo di Barcellona nel 2011 ed è stato riconosciuto responsabile di aver facilitato scommesse su incontri dello stesso torneo”.
In merito alla squalifica di Starace, il giocatore nato a Benevento viene riconosciuto colpevole di match-fixing e di aver facilitato le scommesse relative all’incontro in esame. Il passaggio normativo del programma anti-corruzione violato è il seguente: “Nessuno dovrà, direttamente o indirettamente, alterare o tentare di alterare il risultato o qualsiasi altro aspetto di un evento tennistico. Nessuno dovrà, direttamente o indirettamente, sollecitare o indurre qualsiasi altra persona a scommettere sul risultato o su un qualsiasi altro aspetto di un evento di una qualsiasi competizione tennistica“. La posizione di Bracciali, in quanto responsabile di aver orchestrato la combine secondo TIU, è ritenuta dunque più grave rispetto a quella di Starace nonostante a scendere in campo sia stato il beneventano.
La distanza tra le due squalifiche si è allargata rispetto alle iniziali decisioni della giustizia sportiva italiana: in primo grado erano stati addirittura radiati entrambi, prima che la Corte d’Appello assolvesse Starace lasciando a carico di Bracciali la sola inibizione di 12 mesi. Nei fatti, considerando l’età di Starace – 37 anni -, la sua squalifica di dieci anni sortirà gli stessi effetti della radiazione di Bracciali qualora entrambe dovessero essere confermate. Bracciali aveva già comunicato la sua intenzione di rivolgersi al TAS di Losanna in caso di sentenza negativa.
LE DICHIARAZIONI DI BRACCIALI – Abbiamo raggiunto telefonicamente Daniele, che ha voluto esprimere la sua amarezza per la sentenza. “Dopo quindici giudici mi sembra assurdo che arrivi un giudice a ribaltare tutto senza considerare neanche il ne bis in idem. Il giudice dovrebbe essere al di sopra delle parti. Il 90% delle cause che coinvolgono la TIU hanno McLaren come giudice con il 100% di condanne”.
L’aretino non si arrende e annuncia ricorso al TTas: “Come ho già detto più volte nè io nè Potito abbiamo fatto nulla, il nostro rapporto è buono, ci siamo sentiti di recente anche se non ci siamo visti. Ma se questa è la ricostruzione fatta dal Tiu le squalifiche sarebbero dovute essere invertite perché io avrei fatto da tramite ma in campo non sono sceso. E in ogni caso visti anche i precedenti anche l’ammenda è sproporzionata”.
Un particolare che stona nell’intera vicenda processuale è il ruolo del commercialista bolognese Manlio Bruni che avrebbe dapprima incolpato Bracciali e successivamente cambiato versione scagionando l’aretino e addirittura scusandosi con lui. Il Tiu però ha rigettato la richiesta di Bracciali di sentire come testimone proprio Bruni.
Se Starace ha da tempo appeso la racchetta al chiodo, Bracciali è da poco rientrato trai primi cento giocatori del mondo in doppio (è numero 95), in una stagione che lo ha visto tornare a vincere un torneo del circuito maggiore a Gstaad (con Berrettini) e raggiungere gli ottavi al Roland Garros (con Seppi) e proprio oggi avrebbe dovuto giocare i quarti di finale del torneo Challenger di Andria. Prima della mazzata che, salvo ulteriori colpi di scena, ha posto fine alla sua carriera.