Le ostilità della seconda giornata della finale di Coppa Davis sono cominciate sul terreno di gioco del Pierre Mauroy e si sono concluse nella sala conferenze dell’impianto di Lille. La Francia ha provvidenzialmente accorciato le distanze, portandosi sull’1-2 grazie alla vittoria di Herbert e Mahut in doppio, e domani proverà una storica rimonta che in finale è riuscita una sola volta, all’Australia nel 1939.
L’ORGOGLIO DI MAHUT – Sul terreno di gioco il francese più appariscente è stato Herbert, tanto che la prima domanda gli è stata direttamente rivolta e recitava così: “Sei pronto per giocare anche domani?“. I doppisti tengono la conferenza assieme, così Mahut, che sedeva al suo fianco, ha deciso di intromettersi e specificare “Io, sono pronto anche io“. Dovesse concretizzarsi il miracolo di Pouille, probabilissimo avversario di Cilic nel primo singolare di domani, non sembra infatti probabile che Noah sceglierebbe di affidarsi ancora a Chardy, aprendo quindi la porta ai due doppisti di professione, ma ancora dignitosi singolaristi. Per la verità Mahut è sulla via del ritiro dalla disciplina più nobile del tennis, forse proprio per questo ci tiene a considerarsi in lizza per eventuale un posto da quinto singolarista. Lui, così viscerale e affezionato alla squadra. “Non ricordo se ho pianto lo scorso anno (per l’esclusione dal doppio in finale, ndr), ma ho pianto ieri. Piango per tutte le finali. Ieri è stato speciale, oggi ero più concentrato sulla partita. Questa è la Coppa Davis ed è qualcosa che non vedremo mai più“.
“È stato uno dei giorni migliori della nostra carriera“, ha proseguito Herbert, “il pubblico è stato incredibile e lo stadio era incredibile. Perché salto dopo ogni punto? È così che sono abituato a fare in doppio, mi piace portare in campo questa energia. Fa parte di me e anche oggi ha funzionato. Quanto alla fatica nelle gambe vedremo oggi e domani, ma sono ottimista”. Pierre-Hugues non nega la pressione con la quale i due hanno dovuto convivere in campo: “Sì, è stata la prima volta che siamo scesi in campo sotto 2-0 e ovviamente se avessimo perso sarebbe finita. Non potevamo commettere errori. Sappiamo che il doppio è un punto cruciale, il nostro compito era dare una speranza ai ragazzi per domenica. Non volevamo che finisse oggi“. Mahut conferma l’affinità con il suo partner anche fuori dal campo, parlando di questa come della “partita che ha richiesto la preparazione più difficile, non dal punto di vista tennistico ma emotivo. Abbiamo lavorato con lo staff“. In modo proficuo, visti i risultati.
NOAH, SOLITO SHOW – Ieri il capitano francese si era parecchio indispettito per la domanda sull’esclusione di Simon, alla quale ritiene di aver già risposto troppe volte: non l’ha ribadito, ma non l’ha convocato perché crede sia troppo difficile lavorare con lui. Oggi è stato comprensibilmente più mansueto e vicino al suo abituale istrionismo. “Non vedo una buona ragione per svelarti le mie scelte di domani, anche se ti voglio bene” ha detto al nostro direttore, promettendogli poi di accontentarlo solo a condizione che lui non l’avrebbe detto a nessuno. No, ovviamente Yannick stava solo scherzando e non ci ha riferito alcun segreto, mentre è apparso molto più serio quando è tornato sul tema degli esclusi. “Tutti i giocatori erano invitati alla cerimonia (Paire, pur non convocato, è a Lille, ndr), non era mio compito chiamarli per chiedere loro di venire. Chi voleva esserci è venuto“.
Dopo una battuta sul fatto che tutti i grossi accadimenti tennistici che lo riguardano succedono ‘quarant’anni dopo qualcos’altro’ – “Ogni volta che vinco qualcosa sono passati 40 anni. Quando ho vinto il Roland Garros erano passati 37 anni dall’ultima vittoria francese” – Noah ha superato anche la tagliola delle domande della stampa francese senza rivelare nulla sulla formazione di domani, a parte la prevedibile cautela riguardo a Tsonga che fa apparire sempre meno probabile il suo utilizzo.
LE VOCI DI CASA CROAZIA – C’è poca amarezza in casa croata, perché la prestazione di Pavic e Dodig è stata positiva e i favori del pronostico non si sono spostati troppo dopo la prevedibile vittoria del doppio francese. “L’atmosfera oggi era fantastica, soprattutto quando abbiamo salvato i match point” ha spiegato Mate Pavic, che durante l’incontro si è però lamentato con l’arbitro Keothavong per le continue interruzioni del gioco atte a calmare i bollori del pubblico. Per la verità, i tifosi croati hanno disturbato il gioco tanto quanto quelli francesi. “Sul 5-4 il pubblico ha un po’ esagerato. Abbiamo giocato in casa la finale del 2016 e le regole erano diverse, non abbiamo fermato il gioco sul 5-4 per aspettare che il pubblico si calmasse. Non credo sia giusto. Due anni fa quando Mate era al servizio con la folla urlante si giocava lo stesso, con la minaccia di subire un punto di penalità. Non si può aspettare due minuti perché il pubblico si calmi ed è successo per tre punti di seguito. Spero che domani sia diverso“.
Al capitano l’onere di alzare un po’ la voce, i giocatori scelgono una linea più morbida. Anche Dodig è rimasto impressionato dall’atmosfera del Pierre Mauroy: “Sappiamo che questo stadio è il più grande palcoscenico in cui giocheremo, non succederà più. È bello essere qui e vedere gli spalti pieni e siamo felici di far parte di questo spettacolo. Dovessimo vincere, ovviamente sarebbe perfetto“. In casa biancorossa, ovviamente nessun dubbio: Cilic sarà il primo a scendere in campo, e Coric eventualmente il secondo. Per amore di squadra deve augurarsi che non sarà necessario.
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