Nel corso di un’intervista a Source Podcast, il coach di Edmund Fredrik Rosengren ha parlato di un’email ricevuta dal suo giocatore in cui Novak Djokovic lo invita a boicottare la regola sull’ammissibilità ai Giochi Olimpici subordinata alla partecipazione alla Coppa Davis. Considerando che Nole ricopre anche la carica di Presidente del Consiglio giocatori dell’ATP, il contenuto del messaggio, già di per sé tutt’altro che trascurabile, assume una rilevanza ancora maggiore per la sua possibile veste di “ufficialità”. Insomma, non una battuta tra colleghi dopo qualche birretta, ma una lettera da parte del primo rappresentante dei tennisti professionisti.
LE PAROLE DI ROSENGREN – Pur mettendo le mani avanti con un improbabile “forse non ha nulla a che fare con la Coppa Davis”, il coach svedese che ha lavorato anche con Norman, Soderling e Ancic afferma che “Kyle ha ricevuto un’email da Djokovic la settimana scorsa”. Dopo una premessa per ricordare la regola dell’ITF e un’azzeccata pausa a effetto, rivela che “ lui [Djokovic] vuole che i giocatori boicottino quella regola. Ciò dimostra che non vuole giocare la Davis per poter rappresentare la sua nazione alle Olimpiadi. Allora, è tutta una questione di soldi”.
Fin da subito, Rosengren non ha fatto mistero del suo pensiero riguardo alla riforma votata a Orlando lo scorso agosto: “Non ho sentito un giocatore felice del nuovo formato della Coppa Davis. Qualcuno può dirmi cosa c’è di positivo? E l’ITF dice che Federer e Djokovic giocheranno. Questo non accadrà mai, mai”. Con l’intervistatore che ricorda l’infelice collocazione a fine Novembre per cui Zverev ha già detto che non parteciperà, Fredrik non trattiene un sarcastico “buona fortuna per avere quei giocatori”.
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LA REGOLA DELLA DISCORDIA – La norma dispone che, per poter competere al torneo dei Giochi di Tokyo 2020, il giocatore debba essere parte della squadra e presente al tie in almeno tre occasioni nel quadriennio olimpico precedente, una delle quali nel 2019 o nel 2020. Una disposizione della quale non è difficile immaginarne una ratio etica: se un giocatore non difende mai i propri colori in Davis, quanto può essere credibile che il suo desiderio di partecipare alle Olimpiadi sia motivato dal rappresentare la propria nazione e non, piuttosto, da un interesse egoistico (nel senso di prettamente individuale) in un trofeo che manca al suo palmares? D’altronde, dopo la riforma non certo amata anche per il modo in cui è stata fatta passare, ora la norma può essere letta quasi come un ricatto. Sono comunque previste eccezioni per casi particolari (infortuni, troppi giocatori di alto livello in un determinato Paese…) o inviti, peraltro in numero limitato (a Rio 2016, al massimo due posti erano disponibili per un campione Slam e/o precedente medaglia d’oro in singolare).
BOYKOTT DAVIS? – Se la proposta di Djokovic così come riportata da Rosengren venisse accolta, quali sarebbero le azioni da mettere in atto? Il boicottaggio non può che risolversi in un semplice rifiuto a partecipare alla nuova Davis, perdendo così i requisiti di ammissibilità alle Olimpiadi – una conseguenza che certo nessun tennista si augura. L’idea potrebbe essere quella di un’astensione per tutto il 2019 da parte dei top player (in un’accezione ben più allargata rispetto ai primi 5 o 10 del ranking) che metterebbe a repentaglio il torneo olimpico abbassandone drasticamente il livello; a quel punto, l’unico modo di correre ai ripari e scongiurare un “challenger” sarebbe appunto l’abrogazione della regola. In sostanza, vista anche e soprattutto la coincidenza con il nuovo formato della manifestazione, l’invito di Djokovic sembrerebbe più che altro un’ellissi, o una perifrasi, per “boicottiamo la nuova Davis”. Tutto ciò si tradurrebbe in un ulteriore indebolimento della manifestazione finanziata dal gruppo Kosmos e, quindi, della posizione di Gerard Piqué e del presidente Haggerty in un eventuale, futuro confronto con l’ATP finalizzato alla ricerca di un evento comune.
A tal proposito, non va neppure dimenticato che il numero uno del mondo, oltre che Presidente del Player Council, è anche il primo sostenitore dell’ATP Cup, l’evento a squadre in partenza dal 2020 e in aperta concorrenza con la Coppa Davis. In più, per quanto in molti casi non ci sia stata uniformità di vedute tra giocatori e dirigenti delle rispettive federazioni, non può sfuggire che la Serbia di Nole non compaia nell’elenco divulgato da Dirk Hordorff, ex membro del comitato europeo della Coppa Davis: una vera e propria “lista dei colpevoli” – nazioni e relativi delegati – che hanno votato “per la morte della Coppa Davis come la conosciamo”. Anche la Croazia non è presente: se davvero non avesse dato il proprio voto a favore, sarebbe un caso inverso rispetto, per esempio, a quello francese con i giocatori – per tacere del capitano Noah – schierati apertamente contro la scelta del presidente Giudicelli; Marin Cilic, proprio in occasione della conferenza stampa finale a Lille, ha infatti dichiarato: “Vedremo il prossimo anno con il nuovo formato. Per i piccoli Paesi, con la formula attuale non è facile. Non ricevono grandi contributi finanziari, soprattutto i giovani. Vorremmo che i nostri successi aiutassero i giovani e penso che con il nuovo formato le federazioni avranno più soldi per sostenersi”.
Viceversa, tra i “cattivi” spunta l’Italia, rappresentata da Luisanna Fodde, attuale vicepresidente di Tennis Europe e, in passato, compagna di doppio di Angelo Binaghi agli Assoluti Universitari.
Coach @dirkhordorff pointing out the culprits. Those people, one of them a friend of mine from the old times in junior tournaments, were responsible (per voting) for the death of @DavisCup as we know it. It saddens me to no end what happened to a unique competition. #ripdaviscup pic.twitter.com/kcLka9Lumx
— Miguel Seabra (@MiguelSeabra) November 26, 2018