Chi credeva che le uscite colorite di Marcelo Rios si sarebbero fermate con il suo ritiro, arrivato nel 2004, era stato smentito già in passato. L’esperienza del “Chino” da vice-capitano del team cileno di Coppa Davis, ad esempio, è stata scossa lo scorso marzo da una multa salata comminatagli dalla ITF per gli insulti rivolti alla stampa (categoria da lui mai troppo amata, tanto che nel 2007 finì sui giornali per aver mostrato il fondoschiena ad alcuni cronisti). Proprio quel ritiro però, arrivato ormai quasi quindici anni fa, potrebbe essere “annullato” per una settimana, perché la nuova idea di Rios per far parlare di sé prevede un rientro, seppur one-shot, nel tennis professionistico.
Nel corso di una intervista sorprendentemente aperta rilasciata a “La Tercera”, che anticipa l’esibizione di venerdì 21 tra lui e l’ecuadoriano Nicolas Lapentti alla Gran Arena Monticello, a 42 anni suonati (ne farà 43 il 26 dicembre) Rios ha annunciato di voler tentare di diventare il più anziano giocatore di sempre a vincere un titolo professionistico (al momento il record è di Ivo Karlovic che in ottobre, a 39 anni, si è imposto al Challenger di Calgary). Non sarebbe la prima pietra miliare posata dal mancino di Vitacura: nel 1998 diventò il primo numero uno ATP della storia del Sud America, seppur per poche settimane e senza titoli Slam, ma in gioventù era anche stato in cima alla classifica junior e di recente ha fatto tris nell’ATP Champions Tour.
L’obiettivo, ci ha tenuto a chiarire Rios, non è in alcun modo tornare a giocare con continuità. “Muster ci provò e non gli riuscì” ha detto, prendendo ad esempio il triste comeback del campione austriaco. Lui si accontenterebbe di un torneo Challenger, e ha già puntato quello di Columbus, in Ohio, dal 7 al 13 gennaio (montepremi di 50.000$). L’obiettivo iniziale era Orlando, nella prima settimana dell’anno – “perché non voglio allenarmi a vuoto troppo a lungo, potrei infortunarmi” – ma essendo un torneo organizzato dalla USTA le wild card saranno tutte riservate a tennisti statunitensi. Per questo ha ripiegato su Columbus, dove potrà chiedere al suo amico Patricio Apey di intercedere per lui.
Apey ha addirittura suggerito, in caso di titolo, di chiedere wild card per un ATP 250, ma l’idea è stata subito scartata. In attesa di una risposta da parte dell’organizzazione, intanto, Rios continua a tenersi in forma alla IMG Academy di Nick Bollettieri in Florida, dove qualche giorno fa ha palleggiato con Victoria Azarenka. Il cileno è rimasto stupito dallo staff che quest’ultima porta con sé, soprattutto confrontato a quello che aveva lui, nemmeno troppi anni fa. “Lei aveva qualcuno per incordare, qualcuno per il grip, un nutrizionista... Io giravo col solo Manuel Astorga e non c’è paragone: di certo mi ha aiutato, ma non credo fosse in grado di allenare ad alto livello”.
A stimolare la voglia di ritorno di Rios, per sua stessa ammissione, sono stati la vita negli Stati Uniti e la presenza sui social network. Ciononostante, al termine dell’intervista la stoccata agli yankee – o “gringos”, come li chiama lui – è arrivata. Gli è stato domandato se gli pesi non essere stato ancora inserito nella Hall of Fame, nonostante grandi successi nel circuito in una carriera breve ma memorabile. Lui ha risposto: “non ci perdo il sonno”, poi ha lasciato intendere che la ATP non ha grande considerazione dei tennisti sudamericani, e che a lui bastano le parole di Federer. “Secondo lui ci dovrei essere”. Chissà che alla fine non possa essere un Challenger a sbloccare la situazione…